Alla Camere Tajani apre alle sanzioni a Israele. Duro scontro con il M5S
L’Italia rivendica l’intenzione di tenere aperto “il dialogo” con Israele ma, davanti a “una carneficina che non finisce”, ammette che “le scelte del governo Netanyahu sono andate ben oltre una reazione proporzionata, violando i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario” e causando “una situazione sempre più inaccettabile”. Per questo il ministro degli esteri Antonio Tajani nell’informativa alle Camere apre alle nuove sanzioni contro lo Stato ebraico proposte da Ursula Von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, un passo che, però, non basta all’opposizione, in pressing per il riconoscimento della Palestina e per la rottura dei rapporti con Israele.
Se Nicola Fratoianni riconosce “toni diversi” chiedendo ora azioni, il M5S attacca a testa bassa: “Ministro Tajani, perché è venuto a raccontarci la propaganda israeliana? Lei si comporta come gli influencer prezzolati dalla propaganda Israeliana”, accusa la senatrice Alessandra Maiorino alzando a tal punto la tensione tra maggioranza e opposizione che viene convocata una Capigruppo a Palazzo Madama. Accusa “gravissima e vergognosa” per il vicepremier che, nel passaggio della sua informativa a Montecitorio, si difende in prima persona: “Prezzolato in italiano vuol dire corrotto da uno Stato estero per compiere gli atti di ministro, è gravissimo, difendo il mio nome e il mio onore. Spero che il M5S prenda le distanze da questa affermazione”, s’infuria in aula Tajani. A meno di 10 giorni dall‘assemblea generale dell’Onu, quando alcuni paesi, come la Francia, riconosceranno lo Stato di Palestina, il vicepremier conferma la cautela italiana: “Lo voglio ribadire con chiarezza. Riconoscere uno Stato senza prima creare le condizioni per la sua nascita non produrrebbe alcun effetto, se non quello di allontanare la pace”.
I pentastellati evidenziano una “contraddizione”: “Mentre in aula Tajani ribadiva di considerare inutile il riconoscimento della Palestina, gli europarlamentari del suo partito stavano votando a favore della risoluzione del Parlamento Ue che invita i Governi a valutare la possibilità di un riconoscimento”. Più condivisa la posizione del governo sull’Ucraina all’indomani della violazione dello spazio aereo della Nato: “L’attacco di ieri al territorio polacco è un fatto gravissimo e inaccettabile, un’offesa alla sicurezza dell’intera area euro-atlantica”, osserva il vicepremier impegnando l’Italia nel 19/mo pacchetto di sanzioni contro Mosca e nel sostegno anche nella difesa di Kiev. Resta immutata la posizione sul dopo guerra: l’Italia “ha messo sul tavolo un meccanismo di sicurezza basato sul mutuo soccorso sul modello art. 5 del Trattato Nato” ma non seguirà le scelte della Francia e di altri paesi, “Non è all’ordine del giorno l’ipotesi di inviare militari italiani in Ucraina”, ribadisce il ministro.
La Lega spinge per le sue Regioni. Tajani: ci sono altre urgenze
Tutti assicurano che “non ci sono problemi” e “la quadra si troverà”. Ma la diversa urgenza con cui nel centrodestra si guarda al dossier Regionali conferma che l’intesa sui candidati non è dietro l’angolo, soprattutto per quanto riguarda il Veneto. La Lega lo rivendica apertamente, senza contemplare uno scambio che garantirebbe a FdI la scelta del front runner in Lombardia fra tre anni. “Noi vogliamo mantenere le Regioni che governiamo, anche senza il terzo mandato” afferma il segretario lombardo Massimiliano Romeo. Nel partito di Giorgia Meloni c’è molta più prudenza e su una linea simile si sta muovendo FI. “Vedete quello che succede nel mondo? Ci sono cose più urgenti” ha tagliato corto Antonio Tajani, “Il dovere istituzionale prevale sull’attività di partito. Visto che non si vota domani mattina… Ci sono ora le elezioni in Marche e Val d’Aosta, poi Calabria, Toscana, e poi le altre tre. Si vedrà. Si vota a fine novembre”.
Per Veneto, Campania e Puglia si profila il voto nell’ultima finestra possibile, il 23 novembre, quindi ci sarebbe tempo fino al 25 ottobre per presentare le liste. La Lega spinge perché sia Alberto Stefani a correre per prendere l’eredità di Luca Zaia in Veneto, mentre le soluzioni alternative valutate per ora sono due meloniani come Raffaele Speranzon e Luca De Carlo. Da FdI, Francesco Filini e Giovanni Donzelli assicurano che “si troverà la quadra”; “Non ci sono problemi politici di coalizione”, garantisce Tajani, spiegando che i colloqui internazionali di Meloni dopo l’attacco in Polonia dei droni russi ha reso “più breve del previsto” l’ultimo vertice a Palazzo Chigi, convocato in primis sull’Autonomia differenziata. Da quella riunione è emerso che le pre-intese con le Regioni si faranno ma non prima del 21 settembre, il giorno di Pontida, dove la Lega avrebbe volentieri sbandierato gli accordi con Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria su protezione civile, previdenza complementare e integrativa, professioni e sanità.
A Pontida la Lega lombarda presenterà la Carta per il Nord, frutto di una due giorni in corso in Valtellina con Salvini, il governatore Attilio Fontana, i consiglieri regionali, gli assessori e i cinque ministri, tutti lombardi. Si annuncia una sintesi di temi identitari, dall’autonomia al federalismo fiscale, e strettamente regionali, come la richiesta che “la Lombardia possa spendere liberamente, in base alle proprie necessità, le risorse di cui dispone dal fondo sanitario senza vincoli dello Stato”, o il bilanciamento degli stipendi in base al costo della vita, troppo alto soprattutto in alcune città come Milano, per cui il Carroccio chiede gli stessi poteri speciali che il governo vuole per Roma Capitale. L’obiettivo è riaccendere un faro sulla questione settentrionale e c’è chi la legge anche come una risposta alle intenzioni di Roberto Vannacci (atteso anche lui a Pontida) di “vannaccizzare” il partito di cui è diventato in un anno vicesegretario.
Al centrodestra restano da definire anche i candidati in Puglia e in Campania. Nel primo caso si parla di Mauro D’Attis, di FI, ma non si esclude l’ipotesi di un profilo civico. Ragionamenti simili a quelli che si fanno per la Campania: sul tavolo ci sono i nomi di Edmondo Cirielli (FdI) e Mara Carfagna (Nm) mentre pescando fuori dal perimetro politico si pensa a Giosy Romano, a due rettori, quello della Federico II Matteo Lorito e quello della Vanvitelli Gianfranco Nicoletti, nonché al presidente dell’Unione industriali di Napoli Costanzo Jannotti Pecci, che però in questi mesi ha più volte smentito di essere disponibile.
Schlein in Calabria rilancia il campo largo: centrodestra ottimista
Rilanciare il campo largo, partendo dalla Calabria. Elly Schlein arriva nella regione dove si voterà il 5 e 6 ottobre, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale dopo la decisione del governatore forzista Roberto Occhiuto di dimettersi per sottrarsi al logoramento dopo essere stato indagato per corruzione dalla Procura di Catanzaro. E proprio in Calabria il campo schierato a sostegno di Pasquale Tridico non è solo largo, ma larghissimo, visto che coinvolge tutte le forze del centrosinistra a esclusione di Azione.
Questo schieramento, sottolinea Schlein a Polistena (RC) dopo avere visitato l’ospedale e incontrato medici, infermieri e il Comitato tutela della salute, già a livello nazionale si è schierato unito per proporre al Governo come individuare 5 miliardi di euro per le assunzioni in sanità, un precedente, evidenzia, che rappresenta una “base” per la competizione calabrese, dove la priorità delle priorità è proprio la sanità, una base, però, che si può ripetere in futuro anche altrove e a livello nazionale. Schlein incentra tutta la sua visita calabrese sulla sanità pubblica: “La sua difesa è la priorità numero 1” scandisce, per difendere il settore da una “destra che vuole una sanità a misura del portafoglio delle persone e che le liste d’attesa rimangano lunghe”. Anzi, rimarca, in Calabria “si sono allungate” e “non lo possiamo accettare perché si sta negando il diritto alla salute scritto nella nostra Costituzione”. La leader dem parla poi dei luoghi di cura “chiusi” dall’amministrazione Occhiuto e dei 300 milioni spesi in migrazione sanitaria dai calabresi: “Non sono cittadini di serie B e bisogna che ci sia un Governo regionale che metta questa come priorità assoluta. E noi, accanto a Pasquale Tridico sosteniamo convintamente questa sfida”.
Se da Polistena il campo largo attacca a testa bassa Occhiuto per la gestione della regione nei quattro anni di governo, tutt’altro clima si respira a Feroleto Antico, nel lametino (Catanzaro) dove Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di FdI, presenta le liste del partito insieme alla sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro e a Occhiuto: “Quello che ha fatto in questi anni in Calabria non si era visto nei 40 anni precedenti” dice riprendendo lo slogan lanciato dal governatore uscente. L’entusiasmo di Fdi, sottolineato dallo stesso Occhiuto, prevede un ottimo risultatoper il partito di Giorgia Meloni. La campagna elettorale calabrese, dunque, entra nel vivo e si scalda, in attesa dell’arrivo degli altri big nazionali.
Nuove intese tra Italia e Turchia su crimine, immigrazione irregolare e difesa
Un documento operativo per approfondire la cooperazione tra Italia e Turchia nel settore del contrasto all’immigrazione irregolare, al traffico di esseri umani e in generale al crimine organizzato transnazionale, incluso il terrorismo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani stringe ulteriormente i rapporti con la Turchia, dopo la firma del documento, ieri alla Farnesina, col Ministro degli Esteri della Repubblica di Turchia Hakan Fidan. L’obiettivo è rafforzare la collaborazione contro tutte le forme di criminalità organizzata e smantellare le reti di trafficanti nel Mediterraneo, attraverso una tempestiva gestione delle richieste di espulsione, estradizione e congelamento di beni e l’interdizione di ogni attività di finanziamento e reclutamento da parte di enti e soggetti coinvolti nelle attività criminali, ma anche una potenziata collaborazione tra forze di polizia e un migliorato scambio d’informazioni tra le rispettive Guardie Costiere per prevenire e contrastare le partenze irregolari e un più stretto raccordo per rafforzare il fianco sud della Nato.
Tra i due Paesi i rapporti sono solidi e continui e continueranno in più settori, come la difesa, “su cui intendiamo rafforzare il nostro sistema industriale con collaborazioni anche fuori dall’Ue, come Usa, Gran Bretagna e Turchia”, spiega Tajani. Si tratta infatti dell’ottavo incontro con l’omologo turco, l’ultimo ad Antalya si era svolto a margine del vertice Nato gli scorsi 14 e 15 maggio. Poco prima, a fine aprile, Italia e Turchia si erano incontrate a Roma per il quarto vertice intergovernativo in cui erano state firmate 10 intese politiche in settori chiave (commercio, industria, spazio, infrastrutture, cultura, sport, servizi sociali, disabilità) e un’intesa commerciale tra Leonardo e Baykar sui droni. “La Turchia”, conferma Tajani, “per l’Italia è un partner strategico, come dimostrato dal successo del vertice scorso di aprile, alla fine del quale i due Paesi avevano fissato l’obiettivo di raggiungere i 40 miliardi di dollari di interscambio nel medio termine. “L’interscambio tra i nostri due Paesi ha raggiunto un volume di affare di 32 miliardi” sottolinea Fidan “vogliamo superare i 40. Siamo molto soddisfatti specialmente degli investimenti fatti sulla Difesa”.