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La Giornata Parlamentare. Riforma della giustizia e referendum 

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Sprint della maggioranza sulla giustizia. Verso la sfida referendum. È duello Meloni Schlein nel rush finale nelle Marche. Tensione per l'abbraccio di Salvini all'ambasciatore russo.

La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.

Sprint della maggioranza sulla giustizia. Verso la sfida referendum

La maggioranza intende chiudere le quattro letture parlamentari della riforma della giustizia entro fine anno. Così, accelera alla Camera e, nella notte tra martedì e ieri, ottiene una seduta fiume che porterà al voto finale oggi. I deputati fanno le ore piccole, discutono in Aula fino ad ora di pranzo ma, poi, mancano gli iscritti a parlare e i lavori vengono sospesi. Le opposizioni, che già durante la riunione dei capigruppo avevano contestato la fiume sostenendo che non c’erano i presupposti, attaccano a testa bassa parlando di “una forzatura che mai si era verificata finora su una riforma costituzionale”. A loro avviso l’unico obiettivo del centrodestra era ottenere un orario certo di voto in modo da non dover garantire la presenza in Aula nel giorno del comizio elettorale di Giorgia Meloni nelle Marche

Data quasi per certa l’impossibilità di arrivare ai 2/3 dei voti favorevoli alla separazione delle carriere nelle ultime due votazioni (PdM5S e Avs si schiereranno per il no, Iv si asterrà, Azione voterà sì, mentre Più Europa si dividerà tra chi voterà a favore e chi non voterà), la partita si sposterà invitabilmente sul referendum. La consultazione popolare presumibilmente avverrà nella primavera del 2026, ma il centrosinistra già affila le armi: “Chi ha scritto la Costituzione ha previsto” questo iter rafforzato “per ascoltare, riflettere e favorire il dialogo tra maggioranza e opposizione, mentre ci troviamo oggi a discutere da soli” dice Elly Schlein “Continueremo a batterci perché al referendum prevalgano i no alla vostra arroganza e ad una giustizia dei potenti”. “Dovrete andare al referendum confermativo costituzionale e lì troverete noi nelle piazze, con la gente, nelle università, nei convegni, per spiegare le ragioni del no alla separazione delle carriere”, le fa eco dal M5S Alfonso Colucci. Per Giuseppe Conte quella della maggioranza “è una guerra santa perché è una vendetta contro un potere autonomo e indipendente”. 

Sul fronte opposto Forza Italia, il partito che ha più a cuore la riforma, accoglie la sfida: “Creeremo i comitati del Sì per sostenerlo al referendum confermativo”, preannuncia il senatore Pierantonio Zanettin. Il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha auspicato che il provvedimento sia approvato in via definitiva dal Senato prima della sessione di bilancio. Dove però non si potrà votare prima del 22 ottobre (la Costituzione prevede un intervallo non minore di tre mesi dall’ultima deliberazione). A quel punto, si potrà procedere al referendum se, entro altri tre mesi dalla pubblicazione della legge, ne faranno domanda un quinto dei membri di una Camera, cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. 

È duello Meloni Schlein nel rush finale nelle Marche

Giorgia Meloni torna ad Ancona insieme ai suoi alleati di governo. Tutti insieme dopo quasi un anno sullo stesso palco. I leader del centrodestra si schierano al completo per Francesco Acquaroli, il governatore marchigiano che punta al bis il 28 e 29 settembre, primo test elettorale delle sette regioni al voto autunnale. E da lì strappano applausi sulla giustizia, che rivendicano alla vigilia del terzo voto sulla riforma costituzionale. Ma è soprattutto l’odio politico che scalda la premier. Certa di parlare a ragion veduta, dice: “Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola”. E alla leader del Pd che le aveva chiesto di andare in Aula per elencare gli attacchi subiti dal centrodestra, ribatte chiamandola per nome: “Guarda Elly, se vuoi che te li faccio ci mettiamo mezza giornata”. 

Elly Schlein quasi in contemporanea è a 80 km di distanza, anche lei nelle Marche. Venuta a Pesaro per tirare la volata a Matteo Ricci, lo sfidante di Acquaroli per il “campo largo”. E replica all’avversaria attaccandola sul salario minimo, glissando sul resto. Andiamo a vincere nelle Marche uniti, evviva l’Italia antifascista”. “Ci vuole del coraggio a non fare il salario minimo con 4 milioni di persone in difficoltà. Meloni si vergogni”. Dunque, garantisce: “La batteremo alle prossime elezioni e la prima cosa che faremo sarà il salario minimo perché sotto i 9 euro è sfruttamento”. E al vicepremier Antonio Tajani che la considera “una misura stalinista”, contrattacca: “Bisogna dirgli che in Germania lo ha approvato la Merkel che è nel suo partito” in Europa. Botta e risposta anche tra Meloni e Giuseppe Conte. Per la premier il “Conte Mascetti sarebbe fiero” del leader dei 5 stelle, che le risponde a tono: “Giorgia, di te sarebbe fiera Vanna Marchi”. Di certo a destra nessuno spiraglio di apertura sul salario minimo: “Ci vuole un salario giusto”, ribadisce secco Maurizio Lupi dei Moderati che sale sul palco preceduto dall’altro civico, Antonio De Poli dell’Udc. E tanto meno sul reddito di cittadinanza: qui l’impegno è a non ripristinarlo. La battaglia è invece per la difesa del ceto medio cavalcata da sempre da FI e ribadita al microfono da Antonio Tajani: il segretario azzurro assicura che “è la priorità di tutti noi”. 

Matteo Salvini che, con la Lega, invece scommette di più sulle tasse sugli extraprofitti delle banche, non si espone troppo. Preferisce tornare col pensiero a Charlie Kirk: per l’influencer conservatore chiede alla gente di Ancona un minuto di silenzio. E chiosa: “Voglio chiudere con un applauso per tutte le vittime del sangue, della rabbia, dell’odio e della cattiveria nel mondo”. Meloni non cita Kirk ma sull’odio non si sottrae. Parte citando l’ultimo caso di violenza politica della giornata: “Oggi un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, ha detto alla capogruppo di FdI: Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta’“. Quindi ammonisce: “Calmiamoci, riportiamo un dibattito dove deve stare”. Toni altrettanto netti anche sul Medioriente, forse più di quelli che si sono sentiti dal governo nelle assemblee internazionali. In particolare, è sull’occupazione di Gaza city: “La reazione di Israele è decisamente sproporzionata, un quadro che non può che peggiorare con l’occupazione di Gaza City, una scelta che l’Italia non può condividere”. “Noi non c’entriamo niente con il genocidio e con quello che sta succedendo a Gaza, non abbiamo alcuna responsabilità”, le parole di Tajani. 

Tensione per l’abbraccio di Salvini all’ambasciatore russo

Non è ancora scemata la tensione  per l’abbraccio con cui Matteo Salvini, al ricevimento dell’ambasciata cinese, ha salutato l’ambasciatore russo Alexei Paramonov, che qualche ora prima aveva espresso “sconcerto” per la reazione del governo italiano “all’incidente della presunta incursione di droni nello spazio aereo polacco, immediatamente e infondatamente attribuita alla Russia”, sostenendo che “la campagna mediatica aggressiva e antirussa non contribuisce ad una soluzione del conflitto in Ucraina”. Fra la freddezza degli alleati (non ci sono commenti da FI) e i duri attacchi delle opposizioni, Salvini difende il suo comportamento. “Ho incontrato l’ambasciatore russo come decine di altri ambasciatori. Ero invitato come altri ministri, c’erano amici parlamentari del Pd e di FdI”, ha spiegato all’indomani dell’evento a cui hanno partecipato fra gli altri anche l’ex premier Massimo D’Alema e il presidente della commissione Esteri della Camera Giulio Tremonti

“Se vai ospite a casa di qualcuno e qualcuno ti saluta, lo saluti, come è giusto che sia se vuoi avere buone relazioni e se ci tieni ricostruire un dialogo. Preferisco una stretta di mano a uno sguardo rabbioso”. “Forse l’abbraccio è stato esagerato”, il ragionamento che si fa in ambienti di FdI, accompagnato dalla considerazione che “comunque la politica estera la dettano Palazzo Chigi e Farnesina, e la Lega quando c’è da votare vota quello che stabilisce la maggioranza”. Non ingigantire il caso”, è la linea del partito di Giorgia Meloni, in una giornata focalizzata sul comizio dei leader di centrodestra ad Ancona, mentre ai piani alti dell’esecutivo si lavora a due delicati dossier: il sostegno all’operazione Nato Sentinella Est, con i dubbi sull’ipotesi di mettere a disposizione altri due Eurofighter; e le sanzioni a Israele presentate dalla Commissione Ue. Le opposizioni continuano a chiedere che Meloni riferisca in Parlamento, e intanto stigmatizzano l’abbraccio di Salvini a Paramonov. 

Salis in campo per il progetto progressista. Andrà alla Leopolda

“È il progetto del campo progressista che deve essere diverso, per costruire qualcosa di nuovo serve iniziare a costruire dalle fondamenta, non dal quarto piano: fare i nomi dei papabili candidati premier oggi è inutile e divisivo”. Così la sindaca di Genova Silvia Salis a margine di Repubblica Insieme, la tappa genovese del compleanno diffuso di Repubblica, in corso al Palazzo della Borsa di Genova replica a una domanda dei cronisti sulle indiscrezioni che la dipingono come possibile concorrente di Giorgia Meloni nella prossima corsa per la guida di Palazzo Chigi. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi stravede per lei e l’ha già invitata a partecipare alla prossima Leopolda esortandola in più occasioni a seguire il suo stesso percorso: da primo cittadino a presidente del Consiglio saltando tappe e rivali. D’altronde l’ex martellista azzurra, diventata poi vicepresidente nazionale del Coni, non ha avuto paura di correre e il 26 maggio scorso vincendo le elezioni comunali al primo turno è riuscita a riportare in mano al centrosinistra la città di Genova dopo otto anni di dominio incontrastato del centrodestra. 

“Parteciperò ma non aprirò la Leopolda” precisa la Salis, “vado a Firenze come sono andata in tutte le feste dell’Unità del Pd, i civici è giusto facciano così. Il gioco dei nomi non funziona, io dico solo che per il futuro serve trovare il modo per tenere unito il campo progressista: per farlo prima serve lavorare sulle fondamenta, poi sopra ci si metterà il tetto”. Per Matteo Renzi “Bisogna dare atto a Schlein, che non è mai stata la mia best friend, di essersi fatta un mazzo tanto per tenere tutti insieme e sta iniziando a funzionare”. “Io sto cercando con Silvia Salis, Onorato, Manfredi di costruire una quarta gamba della coalizione: la casa riformista”. Salis candidata premier per il centrosinistra? “Facciamole fare la sindaca di Genova”, poi “che il mondo riformista possa avere un suo candidato ci sta, ma prima bisogna vedere se si fanno le primarie di coalizione. Io credo che se cambia la legge elettorale saranno probabili, altrimenti ad esprimere il premier sarà “il capo del principale partito”. 

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 12.00 per proseguire la seduta fiume per l’approvazione in terza lettura del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2026-2028. La Giustizia si confronterà sul decreto giustizia. La Esteri dibatterà sul ddl per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero. La Bilancio si confronterà sulla risoluzione sul Documento programmatico di finanza pubblica 2025. 

La Cultura esaminerà il ddl in materia di consenso informato in ambito scolastico, la pdl in materia di utilizzazione degli impianti sportivi scolastici da parte delle associazioni o società sportive e lo schema di decreto ministeriale per il riparto dello stanziamento relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi. La Affari Sociali esaminerà il decreto-legge per il commissariamento dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali e per il finanziamento dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. La Politiche dell’Ue esaminerà la Legge di delegazione europea 2025. 

Al Senato

Dopo che ieri ha approvato in prima lettura il ddl di delega per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di procedure di autorizzazione paesaggistica e definitivamente il ddl in materia di intelligenza artificiale, nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per la discussione delle interrogazioni e alle 15.00 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sul ddl per la semplificazione delle attività economiche e sul ddl per l’elezione del sindaco nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti. 

La Giustizia esaminerà il decreto per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, bonifica della Terra dei fuochi e assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi, il ddl sulle disposizioni sanzionatorie a tutela dei prodotti alimentari italiani, il ddl sul procedimento sommario per la realizzazione del credito, il ddl sulle indagini informatiche, il ddl sul processo telematico, il ddl sulla comunicazione delle variazioni di reddito rilevanti ai fini dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, il ddl in materia di furto d’auto, il ddl per l’introduzione della figura dello psicologo forense e altre risorse per il contrasto alla violenza contro le donne e il ddl in materia di successioni. 

La Politiche dell’Ue esaminerà l’Atto Ue sugli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell’Unione europea. La Cultura svolgerà delle audizioni sul decreto-legge per la riforma dell’esame di Stato.

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