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La Giornata Parlamentare. Manovra, si vota dopo l’8 dicembre

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Si allungano tempi per la manovra. Si vota dopo l’8 dicembre. Dall’Ue arriva ok definitivo alla revisione del Pnrr. Sul Ponte di Messina il Governo è pronto a ribattere sulle contestazioni. Meloni rilancia l’ok a confronto ma con Schlein e Conte. È sfida fra correnti nel Pd tra Montepulciano e Prato.

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Si allungano tempi per la manovra. Si vota dopo l’8 dicembre

All’indomani del vertice di maggioranza, il Governo stringe sulla manovra convocando banche, assicurazioni e imprese. L’incontro era stato preannunciato alla luce delle modifiche su cui concordano i gruppi di maggioranza, che riguardano l’articolo 18 sui dividendi della società e la possibilità di compensazione anche per i crediti previdenziali, che rendono  necessario rintracciare ulteriori coperture anche con l’ipotesi di un nuovo aumento di mezzo punto di Irap per banche e assicurazioni, oltre al 2% in più già previsto. “Non lo leggeranno sui giornali”, era stata la rassicurazione del Governo. 

Ecco allora, a stretto giro, la convocazione a Palazzo Chigi di Ania, Abi e Confindustria, in incontri separati andati avanti per tutto il pomeriggio. Sul punto è intervenuto il numero uno di Intesa Sanpaolo Carlo Messina: “Le banche da subito si sono dette disponibili a dare una mano”, ha spiegato, “grazie all’ottimo lavoro di Giorgia Meloni sui conti pubblici, l’uscita dalla procedura d’infrazione comporterà un miglioramento delle condizioni strutturali del Paese di cui beneficia anche il settore bancario. Ma questo non significa essere messi sotto scacco come sta accadendo da almeno un paio di mesi, accusati di pensare soltanto agli utili immediati”. Ecco quindi, che chiede per le banche “più rispetto e gioco di squadra, non vedo perché dobbiamo finire ogni giorno sui giornali come imputati”. 

Il lavoro parlamentare prosegue a rilento, intanto, in attesa che si sciolgano i nodi politici. I voti in Commissione Bilancio del Senato sulla manovra dovrebbero iniziare dopo l’8 dicembre, secondo la previsione del presidente Nicola Calandrini (FdI). Martedì si terranno una serie d’incontri tra il Governo e i senatori della Commissione, come quello tenuto già su Enti locali e calamità. Si punta a garantire fondi certi per la Capitale tenendo fuori, a partire dal prossimo anno, il Campidoglio dal meccanismo di riparto del Fondo di solidarietà comunale (Fsc); un emendamento in tal senso è stato presentato da FdI, Pd, Forza Italia, M5s e Avs: Roma avrebbe una quota fissa e non calcolata in base a capacità fiscali e fabbisogni standard, come è previsto attualmente, il cui costo stimato è 15 milioni per l’anno prossimo e 5 per il 2027. Ieri, ha annunciato la sottosegretaria al Mef Sandra Savino, è stato raggiunto con i Comuni un accordo per “un modello finanziario più coerente con le sue funzioni” che “porta benefici all’intero sistema dei Comuni”. 

Arriva poi il pressing delle Regioni per il trasporto pubblico locale. Intanto rientrano nel fascicolo delle modifiche da mettere ai voti in Commissione una serie di emendamenti dichiarati inammissibili. La Lega, ad esempio, ci riprova con l’emendamento sulla cessione di quote del Mes, dichiarato inammissibile per motivi di copertura; nella riformulazione non indica più la cifra-obiettivo (15 miliardi in tre anni), ma semplicemente autorizza “la cessione delle quote di contribuzione al capitale per la partecipazione del Mes” e attribuisce “i proventi” al “rifinanziamento del Fondo per la riduzione della pressione fiscale”. Il presidente della Commissione Nicola Calandrini (FdI) esclude che si possa votare a partire dal 3 dicembre, come inizialmente previsto, quindi si andrà “dopo l’Immacolata”. “La prossima settimana è decisiva per sfoltire tutto il lavoro fatto”, ha spiegato, “poi in una giornata si può votare. Il problema è arrivarci”.

Dall’Ue arriva ok definitivo alla revisione del Pnrr. Il Governo esulta

Il Consiglio europeo dà il via libera definitivo alla revisione del Pnrr italiano, per consentire di conseguire tutti gli obiettivi previsti entro la scadenza del 31 agosto 2026. Tra le principali novità, ci sono i nuovi strumenti finanziari sugli investimenti e la crescita, interventi a favore del tessuto produttivo, delle infrastrutture e del diritto allo studio. La revisione introduce, inoltre, una nuova riforma che, tramite una pianificazione triennale, garantirà una maggiore prevedibilità e stabilità ai finanziamenti della ricerca universitaria, così come il finanziamento del comparto nazionale di InvestEu per sostenere gli investimenti strategici delle imprese e il potenziamento del materiale rotabile per il trasporto pubblico locale. “L’approvazione conferma ancora una volta il lavoro solido e credibile del Governo nell’attuazione del Piano”, rivendica Giorgia Meloni, ricordando che la revisione mantiene invariata la dotazione finanziaria di 194,4 miliardi di euro, un risultato che per la premier rafforza la posizione dell’Italia in Europa e “dimostra come l’Italia sappia tradurre le ambizioni in risultati concreti, garantendo il pieno utilizzo delle risorse europee a beneficio dei cittadini e dell’economia”. 

Nei prossimi giorni, fa sapere la presidente del Consiglio, il Governo si aspetta dalla Commissione Ue il via libera al pagamento dell’ottava rata di 12,8 miliardi di euro, che porterà a oltre 153 miliardi le risorse ricevute complessivamente dall’Italia. “Contiamo, inoltre, di presentare entro fine anno la richiesta di pagamento della nona e penultima rata del Piano”, aggiunge Meloni. Il passaggio è “importante”, spiega Raffaele Fitto, che lo considera il risultato di un confronto “costruttivo” tra Commissione e autorità italiane. Tutte le 173 misure interessate dalle ultime tre rate sono state riesaminate: 83 di queste sono state semplificate per rendere il percorso più lineare; le altre modifiche prevedono adeguamenti più mirati, per, osserva il vicepresidente della Commissione europea, “garantire risultati più solidi e pienamente realizzabili nei tempi previsti”. Per Tommaso Foti, la revisione consegna un Pnrr “più coerente con le esigenze della Nazione e focalizzato sulla competitività del sistema-Italia, rafforzando l’efficacia operativa degli interventi e il loro allineamento con gli obiettivi europei”. 

Con il primato dell’Italia nell’attuazione del Piano è stato avviato un processo di “rinnovamento e semplificazione amministrativa con ricadute strutturali sulle politiche pubbliche e sugli investimenti per la crescita della nazione, a partire dal Mezzogiorno”, scandisce il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione. La revisione introduce interventi a sostegno di imprese, agricoltura e filiera agroalimentare, connettività digitale, infrastrutture idriche ed economia circolare. Insomma, insiste Foti, il Pnrr si conferma “motore della crescita italiana e fattore di innovazione che, grazie alla revisione del Piano, continuerà a produrre effetti positivi anche oltre il 2026 attraverso l’istituzione di nuovi strumenti finanziari, in coerenza con le indicazioni della Commissione Ue”. In particolare, per l’agricoltura arrivano altri 2,3 miliardi di euro: “All’inizio del mandato le risorse erano 3,6 miliardi. Oggi siamo a 8,9 miliardi”, sottolinea Francesco Lollobrigida, una differenza che parla da sola per il ministro dell’Agricoltura: “Il Governo Meloni ha riportato il settore al centro delle scelte strategiche con i fatti. Avanti così”. 

Sul Ponte di Messina il Governo è pronto a ribattere sulle contestazioni

Ambiente, tariffe e contratto: i tre scogli su cui al momento appare arenato il progetto del Ponte sullo Stretto, dopo che la Corte dei Conti ha reso noto le motivazioni della bocciatura, il mese scorso, della delibera Cipess sull’opera tra Calabria e Sicilia. Da Palazzo Chigi si fa sapere che “le motivazioni” saranno oggetto di “attento approfondimento” mentre il Mit “è già al lavoro per superare i rilievi”. Nel dettaglio, i magistrati contabili spiegano che il Collegio nell’espletamento del “controllo preventivo di legittimità” ha ritenuto di assegnare “prioritario rilievo” alla “violazione” della direttiva Ue relativa “alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali”, a causa “della carenza di istruttoria e di motivazione” della cosiddetta delibera Iropi; quindi alla “violazione” della direttiva Ue, in considerazione “delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell’originario rapporto contrattuale”; infine alla “mancata acquisizione del parere” dell’Autorità di regolazione dei trasporti “in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario”. 

L’Esecutivo dal canto suo sottolinea che “le motivazioni saranno oggetto di attento approfondimento da parte del Governo, in particolare delle Amministrazioni coinvolte, che da subito sono state impegnate a verificare gli aspetti ancora dubbi”, afferma una nota di Palazzo Chigi, spiegando che il Governo “è convinto che si tratti di profili con un ampio margine di chiarimento davanti alla stessa Corte, in un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all’Italia un’infrastruttura strategica attesa da decenni”. Il Mit “prende atto” delle motivazioni della Corte dei Conti: “Continua l’iter per la realizzazione del collegamento tra Calabria e Sicilia, anche alla luce della positiva collaborazione con la Commissione Ue”, dice in una nota il ministero guidato dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, specificando che “tecnici e giuristi sono già al lavoro per superare tutti i rilievi e dare finalmente all’Italia un Ponte unico al mondo per sicurezza, sostenibilità, modernità e utilità”. Come era inevitabile, le opposizioni vanno all’attacco del Governo. 

Meloni rilancia l’ok a confronto ma con Schlein e Conte. Il Pd dice no

Da una parte Giorgia Meloni, dall’altra Elly Schlein e Giuseppe Conte: tutti insieme, tutti sullo stesso palco. Dopo il guanto di sfida lanciato dalla segretaria dem, che aveva fatto sapere di essere disposta ad accettare l’invito arrivato da FdI per Atreju solo per un confronto con la premier, ecco la contro-proposta da palazzo Chigi che rimanda il pallone nel campo del centrosinistra. Con un messaggio via social, infatti, la presidente del Consiglio dà l’ok alla possibilità di ospitare in occasione della kermesse che andrà in scena dal 6 al 14 dicembre a Castel Sant’Angelo, nel cuore di Roma, sia Schlein che il leader del M5S. Meloni di fatto si dice pronta a un duello 1 contro 2 da giocare però in casa, davanti ai militanti del partito di via della Scrofa. Il post della premier arriva dopo il messaggio spedito da Giuseppe Conte che, intercettato fuori dalla Camera, dichiara di essere aperto al confronto: “Certo, già l’anno scorso mi ero dichiarato disponibile e quindi lo sono anche quest’anno”. 

Un assist che la Meloni non si lascia scappare. Cogliendo la palla al balzo l’inquilina di palazzo Chigi invia quindi la sua proposta: “Leggo che Elly Schlein avrebbe finalmente accettato l’invito di FdI a partecipare ad Atreju, ma solo in caso di un confronto diretto con me. Atreju è sempre stata una casa aperta al dialogo, anche con chi la pensa diversamente. Sono quindi pronta a confrontarmi con l’opposizione”. Ed è qui che la leader di FdI mette in atto il contropiede perché, aggiunge, “ritengo che al confronto debba partecipare anche Giuseppe Conte. Per due ragioni: la prima è che Giuseppe Conte, a differenza di Elly Schlein, anche negli anni passati è venuto ad Atreju senza imporre alcun vincolo. Lo ha fatto anche da Presidente del Consiglio. La seconda è che non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno. Da parte mia, quindi, sono disponibile a un confronto unico con entrambi”. 

A stretto giro Conte fa sapere di essere della partita. Dell’entusiasmo espresso dal leader del M5S, però, non c’è traccia nelle parole con cui Elly Schlein a sera respinge l’offerta. “Mi dispiace che Meloni abbia rifiutato di fare il confronto con me, tanto più che l’anno scorso, prima delle Europee, aveva accettato di farlo. Mi viene da chiedere che cosa sia cambiato, forse oggi faccio più paura visti i risultati elettorali. Vuole fare il confronto anche con Conte, vuole fare il confronto di coalizione? Benissimo, portasse anche Matteo Salvini, così ci confrontiamo. E se vuole portare anche Antonio Tajani, noi possiamo portare anche Fratoianni e Bonelli. Se vuole estendiamo ancora, facciamo confronto di coalizione però a quel punto”. 

È sfida fra correnti nel Pd tra Montepulciano e Prato

La maggioranza a Montepulciano, i riformisti a Prato: due appuntamenti toscani nel fine settimana per quello che appare come un derby fra correnti Pd. Anche se i riformisti ci tengono a spiegare che “non c’è volontà di contrapposizione, sono due iniziative parallele” e la maggioranza sottolinea che “La sfida è solo al Governo”. Da venerdì a domenica si ritroveranno a Montepulciano le aree del partito che hanno sostenuto la corsa di Elly Schlein al Nazareno: i Dems di Andrea OrlandoAreadem di Dario Franceschini e gli ex Articolo Uno guidati da Roberto Speranza. Ci sarà anche la segretaria, con l’intervento di chiusura. 

Sabato appuntamento a Prato per i riformisti di Lorenzo GueriniGiorgio GoriPina PiciernoFilippo SensiSimona Malpezzi e Lia Quartapelle cioè “l’opposizione” interna del partito che non si riconosce nella linea dell’altra minoranza, la componente riformista Energia popolare guidata dall’eurodeputato Stefano Bonaccini. Insomma, andrà in scena il gran mosaico democratico. Sulla carta, ognuno darà il proprio contributo a quello che dovrà essere il programma Pd per la coalizione progressista ma l’immagine di un confronto a distanza sarà inevitabile. A Montepulciano gli organizzatori parlano di oltre 650 presenze, tema: “Costruire l’alternativa”. A parlare arriveranno anche il segretario della Cgil Maurizio Landini, quello della Uil Pierpaolo Bombardieri e quello confederale Cisl Andrea Cuccello, con il vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini e i presidenti di Arci Walter Massa e Acli Emiliano Manfredonia

A Prato, dove farà gli onori di casa il consigliere regionale Matteo Biffoni, interverrà anche la vicepresidente di Confindustria Lucia Aleotti per parlare delle “Nuove sfide della manifattura”. A Montepulciano gli interventi dei big andranno in direzione di un sostegno alla corsa di Schlein per la guida della coalizione, quando ci sarà da sfidare Giorgia Meloni nel 2027. “Lo dice lo Statuto, il segretario è il candidato premier”, ha ricordato nei giorni scorsi Dario Franceschini. Anche Andrea Orlando ripete da tempo: “Siamo convinti che Schlein e il Pd abbiano i titoli per guidare questa coalizione”. Il tema è anche come cambierà, se cambierà, la galassia delle correnti. L’impressione è che tutto resterà come prima; per esempio, a Montepulciano non ci sarà lo scioglimento delle correnti per dar vita a un correntone: “La differenza delle esperienze politiche non va rimossa” hanno subito chiarito i promotori nella nota di annuncio dell’evento “perché la pluralità dei contributi è una ricchezza”. Passato il week end, sarà Energia popolare di Stefano Bonaccini e Alessandro Alfieri a mettersi al lavoro per un’iniziativa sulla sfida del Governo, con sindaci e presidenti di Regione. Se ne parla ad anno nuovo.

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