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Il Governo riscrive la manovra e trova 1 miliardo
Dagli affitti brevi ai dividendi, dalle banche alla tassa sui pacchi: quando mancano venti giorni al termine ultimo per l’approvazione, il Governo riscrive la manovra varata tre mesi fa e lo fa con una sorta di maxiemendamento che riformula numerose parti dell’articolato, una serie d’interventi che varrebbero complessivamente un miliardo di euro. Il Governo aveva promesso le modifiche per la giornata di ieri e la scadenza è stata rispettata. In serata, mentre in Senato la Commissione Bilancio è riunita per l’ufficio di presidenza, arrivano i fascicoli con le modifiche. Hanno già le sembianze del maxiemendamento che poi verrà messo a punto per l’Aula: una riformulazione degli emendamenti che recepiscono l’intesa raggiunta nella maggioranza sui temi da ritoccare. Ora i presentatori dovranno far sapere se accettano la modifica e la Commissione per questo tornerà a riunirsi oggi in almeno tre differenti sedute. Domenica invece sono previsti degli incontri bilaterali e la Commissione si riunirà poi in serata, ma difficilmente l’avvio del voto potrà avvenire prima di lunedì.
Cambiano, come preannunciato, gli affitti brevi: viene cancellato l’aumento della cedolare secca e viene ripristinata la legge attuale che prevede il 21% per la prima casa affittata e poi il 26% dalla seconda; il nuovo testo riduce però a due case affittate quelle oltre le quali scatta l’attività imprenditoriale. Cambia anche la norma sui dividendi, con la stretta che viene limitata alle partecipazioni sotto il 5% o di valore fino a 500 mila euro: l’effetto finanziario è una forte riduzione del gettito che passa da circa 1 miliardo a regime a circa 33 milioni; tutto deve però trovare copertura mantenendo l’equilibrio finanziario. Per le banche arriva quindi la riduzione della deducibilità sulle perdite pregresse (le percentuali vengono ridotte dal 43% al 35% per il 2026 e dal 54% al 42% per il 2027), che garantirà risorse per circa 600 milioni in due anni. Per le assicurazioni sale al 12,5% dal 2026 (senza quindi retroattività) l’aliquota sulla polizza rc auto per gli infortuni al conducente, garantendo poco più di 100 milioni l’anno. C’è poi il raddoppio immediato della Tobin tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie, che sale allo 0,4% dal 2026. Arriva anche la cosiddetta tassa sui pacchi: un “contributo” di 2 euro per quelli provenienti da Paesi extra Ue e di valore dichiarato fino a 150 euro, con effetti finanziari stimati in 112 milioni il primo anno e 245 dal 2027.
Una boccata d’ossigeno arriva per il cinema, con un taglio ridotto (da 150 a 90 milioni) al Fondo per il settore. Ad anticipare il pacchetto più corposo di modifiche un’altra decina di emendamenti del Governo che hanno però un impatto decisamente minore, dai 6 milioni per i 2.500 della città di Napoli alle nomine nell’Autorità garante per i diritti dell’infanzia. L’arrivo degli emendamenti non rasserena tuttavia gli animi. “Per un mese la Commissione Bilancio è stata completamente ferma” e ora “l’esecutivo è costretto a riscrivere un testo che non stava in piedi a causa delle guerre intestine della maggioranza”, attacca il Pd, che chiede ora più tempo per il confronto. Il M5S critica l’iter “confuso” tenuto fin qui dalla maggioranza. Avs sarà oggi in piazza con la Cgil contro la manovra. Il rischio è di tempi più lunghi per il voto. Ma la maggioranza resta fiduciosa: il presidente del Senato Ignazio La Russa, pur riconoscendo come i lavori siano “un po’ in ritardo”, confida nel disco verde del Senato “prima del 21 dicembre”. E il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani parla del via libera definitivo “entro Natale”. Anche perché in Parlamento è in arrivo anche il decreto Milleproroghe, appena approvato dal Cdm, con una serie di slittamenti che vanno dallo scudo penale per i medici ai bonus giovani e donne, fino al congelamento degli aumenti delle multe. (Segui la Legge di Bilancio 2026 con Nomos)
L’Ue supera la questione del veto sugli asset russi
Ieri il ministro Guido Crosetto ha partecipato a una riunione degli omologhi europei con focus sul rafforzamento della Difesa europea e sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina attraverso il quale passa il negoziato di pace che comprende le concessioni territoriali di Kiev, ma sul tavolo c’è anche l’utilizzo degli asset russi congelati, un punto che sarà al centro del dibattito al prossimo Consiglio europeo (il 18 dicembre a Bruxelles) e probabilmente anche della discussione che ci sarà in Parlamento per le comunicazioni della premier Giorgia Meloni. L’Europa sta lavorando per evitare l’ostacolo dell’unanimità all’uso degli asset russi: il nodo politico e giuridico è ora l’applicazione dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, lo strumento di emergenza che consentirebbe al Consiglio di agire a maggioranza qualificata per adottare la decisione che renda permanente l’immobilizzazione dei circa 200 miliardi di euro di beni della Banca centrale russa custoditi nell’Ue e cui gli ambasciatori Ue hanno già dato un primo via libera, con i voti contrari di Ungheria e Slovacchia.
La Lega, lo ha ribadito, tra gli altri, il senatore Claudio Borghi, è contraria ma l’Italia al tavolo del Consiglio europeo, se si andasse in questa direzione, non dovrebbe sottrarsi. La proposta della Commissione basata sull’art. 122 non riguarderebbe il finanziamento futuro dell’Ucraina, ma l’attuazione della decisione già presa dal Consiglio europeo di ottobre 2024, approvata all’unanimità, che stabiliva che i beni russi “devono rimanere immobilizzati finché la Russia non avrà pagato i danni di guerra”. In questo senso, l’Atto è stato descritto come un mero strumento tecnico per dare base giuridica duratura all’obbligo d’immobilizzazione, evitando il rinnovo semestrale delle sanzioni.
“Abbiamo valutato con molta attenzione questa proposta dal punto di vista giuridico e, considerando i danni economici diretti e indiretti molto significativi che la Russia ha inflitto all’Unione con la sua guerra di aggressione, riteniamo appropriata una misura di questo tipo e siamo fiduciosi che la giustificazione relativa ai danni economici necessaria per attivare questa disposizione del Trattato sia stata soddisfatta ben oltre quanto richiesto, alla luce dei considerevoli costi per l’Unione legati alla guerra di aggressione della Russia, ai prezzi dell’energia più elevati, alla crescita mancata, alle minacce ibride e così via”, ha spiegato il Commissario all’Economia Valdis Dombrovskis, secondo cui questa passaggio aiuterà la discussione sull’uso degli asset “poiché mette l’immobilizzazione degli asset russi su basi solide, così da non doversi affidare a un regime sanzionatorio che prevede il rinnovo di questa immobilizzazione ogni sei mesi”. Il messaggio politico è che Bruxelles vuole separare anche formalmente la questione dell’immobilizzazione stabile da quella, molto più divisiva, del finanziamento pluriennale a Kiev.
Il decreto Ucraina agita la maggioranza. Meloni interverrà in Parlamento
Ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato a una videoconferenza con la coalizione dei Volenterosi e il leader di Kiev Volodymyr Zelensky. Ed è possibile che lunedì voli a Berlino per prendere parte a un vertice al quale però, come ha spiegato il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, non si sa ancora se parteciperà anche Donald Trump. E proprio il ruolo degli americani in questo processo di pace resta il passaggio più delicato per l’Unione che vuole scongiurare un loro disimpegno. “Stiamo lavorando affinché le garanzie di sicurezza includano serie componenti di deterrenza europea e siano realmente affidabili”, ha dichiarato Zelensky, rimarcando che la presenza e il sostegno degli Stati Unitirestano essenziali per questo obiettivo strategico. Ulteriori colloqui di pace tra americani e ucraini con gli europei dovrebbero proseguire sabato a Parigi, dove è prevista anche la presenza dell’Italia con il consigliere diplomatico della premier Fabrizio Saggio.
Durante la videoconferenza di ieri la presidente del Consiglio avrebbe ribadito i concetti già espressi nell’incontro di martedì scorso con il leader di Kiev. L’intenzione di Palazzo Chigi resta sempre quella di avere un ruolo attivo, di ponte, tra le due sponde, nel nome, come spiegato appunto due giorni fa, della “importanza dell’unità di vedute tra partner europei e americani”. Meloni ha sempre rimarcato questa esigenza sullo scenario internazionale ma anche sul fronte interno, dove la Lega continua a chiedere di “scommettere sul processo di pace” e sulle capacità di Trump mostrandosi dubbiosa sulla possibilità di votare quel decreto-legge, che dovrebbe approdare nell’ultimo Cdm il 29 dicembre, che consente di prorogare di altri dodici mesi l’autorizzazione a cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari a Kiev.
Se la Lega non lo votasse “sarebbe certamente un serio problema politico, non ci sono dubbi”, dice l’azzurro Raffaele Nevi rimarcando l’ovvio, ossia che una tale spaccatura su un tema così importante di politica estera non potrebbe non avere conseguenze sul Governo. Una delle ipotesi è quella di inserire una dicitura che contempli l’impegno a prendere in considerazioni eventuali sviluppi positivi verso la fine del conflitto. Ancora prima che si arrivi al varo del decreto, d’altra parte, la premier sarà in Parlamento per le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo che affronterà proprio la questione delle misure per utilizzare gli asset russi, altro tema delicato sul fronte interno visto che nel partito di Matteo Salvini si auspica addirittura che tornino presto a Mosca. Mercoledì la premier riferirà, prima alla Camera e poi al Senato, e anche in quell’occasione sarà necessario presentare una risoluzione su cui la maggioranza possa concordare tutta.
Pier Silvio Berlusconi rilancia la necessità di rinnovamento in Forza Italia
Volti nuovi per Forza Italia, non solo profili che devono emergere dentro il partito, ma anche altri da cercare in mondi esterni. Va in questa direzione l’input rilanciato da Pier Silvio Berlusconi, in linea con l’indicazione strategica che lui e la sorella Marina in questi mesi hanno più volte trasmesso al partito fondato dal padre. “Ho vera gratitudine per Antonio Tajani e tutta la squadra di FI”, che “hanno tenuto in piedi il partito dopo la scomparsa di mio padre, cosa tutt’altro che facile”, spiega il vicepresidente e ad di Mfe, aggiungendo che il suo pensiero “non cambia” rispetto a quanto detto a luglio: “Ritengo, guardando al futuro, che siano inevitabilmente necessarie facce nuove, idee nuove e un programma rinnovato”. Gli auguri di fine anno negli studi Mediaset sono anche l’occasione per ribadire i complimenti a Giorgia Meloni (“Il miglior primo Ministro in circolazione in Europa”) e che una sua discesa in campo “non è un tema che oggi esiste”. Ma ogni volta che Pier Silvio Berlusconi parla di politica la politica va in fibrillazione.
Così le parole pronunciate dal secondogenito del Cavaliere rimbalzano rapidamente da Cologno Monzese e raggiungono Tajani in India. “Tutti i consigli sono utili e preziosi”, osserva il vicepremier e Ministro degli Esteri dicendosi “assolutamente a favore del rinnovamento costante di FI”, parlando di “perfetta sintonia sulla necessità del rinnovamento e di guardare al futuro”. “Stiamo lavorando proprio anche per rinnovarci sempre nelle argomentazioni, nell’azione politica, nell’attualizzazione del pensiero liberale che era il pensiero di Silvio Berlusconi e far emergere sempre una nuova classe dirigente giovane”. Sullo sfondo c’è un partito in cui qualcosa si muove. Quando i figli del fondatore si ritrovano ad Arcore almeno un martedì al mese, le discussioni non si limitano alle aziende di famiglia, si parla anche di FI e non sempre i giudizi che emergono sono positivi. Rinnovamento è la parola chiave degli input arrivati da Marina e Pier Silvio in questi mesi.
Vuol dire, da una parte, crescita di figure all’interno di FI, e per questo molti guardano con curiosità le mosse di due vicesegretari, il governatore del Piemonte Alberto Cirio e quello della Calabria Roberto Occhiuto, che spinge sui temi liberali e mercoledì prossimo sarà protagonista di un evento a Palazzo Grazioli. Ma dall’altra l’indicazione strategica che viene da Arcore è di cercare profili in mondi esterni, giovani e in grado di interpretare le istanze attuali. Per un partito che deve portare i suoi valori fondanti “alla realtà del 2025”, precisa Pier Silvio Berlusconi, chiarendo che il discorso dei volti nuovi “vale per Fi, vale per la politica in generale, per l’industria e l’economia”. La famiglia, si racconta in ambienti di FI, ha la consapevolezza che il processo richiede tempo, ma va avviato e spetta farlo alla dirigenza del partito, in tempi compatibili con l’orizzonte delle elezioni politiche. E già si ragiona sul fatto che potrebbe avere voce in capitolo sulle liste. Non ci sono svolte in vista, neanche quelle suggerite dal fatto che nel 2027 Pier Silvio Berlusconi avrà 57 anni, come quando il padre scese in politica.

