Key4biz

La Giornata Parlamentare. Legge di Bilancio: oggi scade il termine per gli emendamenti

Senato

Legge di bilancio: oggi scade il termine per gli emendamenti

Maggioranza e opposizioni lavorano per completare gli emendamenti alla manovra da presentare questa mattina in Commissione Bilancio in Senato; entro martedì 18 novembre dovranno indicare le 414 proposte di modifica segnalate, due giorni dopo è in calendario un nuovo vertice tra i leader della coalizione per fare il punto della situazione. L’impianto base del testo, incentrato sulla riduzione della seconda aliquota Irpef per il ceto medio finanziato anche con un prelievo aggiuntivo agli Istituti di credito, non verrà stravolto. Le risorse sono limitate e i correttivi si annunciano altrettanto ridotti. Il Mef ha chiarito che verranno prese in considerazione solo le ipotesi di modifica che non comportino variazione dei saldi di finanza

Il focus principale verterà su casafamigliafisco e imprese. Partiti e tecnici studiano le possibili fonti di finanziamento per le modifiche della legge di bilancio; alcune risorse, viene riferito, sarebbero state individuate. Nelle ultime giornate si sono fatte largo due ipotesi: una tassazione agevolata (al 12,5%, attualmente è al 26%) per chi scelga di rivalutare l’oro da investimento in proprio possesso, per favorire l’emersione dal sommerso; la misura secondo alcune stime potrebbe fruttare fino a 2 miliardi di euro. L’esecutivo, su input di FdI, sta studiando la fattibilità della norma sulla tassazione aggiuntiva per i pacchi sotto i 150 euro provenienti da Extra Ue, come tentativo di regolamentare il fast fashion, soprattutto quello proveniente dai produttori cinesi. Una delle proposte di revisione più attesa tra i partiti della maggioranza riguarderà la riduzione della cedolare secca sugli affitti a vocazione turistica

Se la intesterà FI, mentre FdI fa filtrare di restare più tiepida su questa ipotesi di modifica; un compromesso potrebbe essere la revisione dell’aliquota al 23%. Attesa anche la variazione della norma sulla tassazione dei dividendi delle holding, per evitare un doppio prelievo con conseguente fuga dei capitali all’estero: un compromesso potrebbe essere quello di mantenere l’aliquota invariata per coloro che investono almeno 1 milione di euro l’anno. La Lega spinge per ampliare la platea della rottamazione, 54 rate bimestrali lungo 9 anni con cartelle da minimo 100 euro, anche a coloro che hanno accertamenti fiscali in corso. Nei vertici di maggioranza e Governo, nei giorni scorsi, sarebbe stato fatto presente che la misura sarebbe giudicata onerosa per le risorse disponibili. Il partito di via Bellerio proporrà anche dei testi in materia di sicurezza urbana

Tra le proposte di FI ce ne sarebbero alcune sull’Irap per le imprese industriali e sul cumulo delle compensazioni fiscali. Tra le proposte emendative dovrebbe figurarne una per sostenere la detassazione dei prodotti per gli animali domestici a vantaggio dei redditi bassi. FdI ha messo al centro dei suoi emendamenti casa, famiglia e fisco. Si starebbe lavorando su dei testi in materia di cumulo delle detrazioni. Probabile anche il rifinanziamento del fondo compreso nella legge sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese. Nei giorni scorsi il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha auspicato emendamenti per rendere pluriennali le norme sugli iperammortamenti, una proposta su cui gli industriali hanno espresso apprezzamento. Il responsabile del Mef oggi vedrà Confindustria anche su questo tema. 

Le opposizioni intanto ribadiscono il giudizio negativo sulla legge di bilancio. La segretaria Pd Elly Schlein incalza: “Meloni ha detto che questa è la prima manovra che non taglia gli Enti locali. Ma dimentica i tagli già fatti. Secondo i tagli dell’anno scorso quest’anno i comuni perdono trecento milioni tra spesa corrente e investimenti. Non potranno pagare la pulizia comunale, i trasporti pubblici locali”. L’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi osserva che davanti alla manovra meno ambiziosa e più mediocre degli ultimi 30 anni il centrosinistra ha un calcio di rigore davanti e lo  sta battendo nella direzione opposta, “trasformando un rigore in autogol”. Una sponda della maggioranza potrebbe arrivare anche per gli emendamenti di Azione, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari del centrodestra. 

Meloni difende il modello Albania: persi 2 anni ma funzionerà

“Quando entrerà in vigore” il nuovo Patto Ue su migrazione e asilo “i centri” in Albania “funzioneranno come dovevano funzionare dall’inizio”. Giorgia Meloni conta in un nuovo scenario comunitario per portare a pieno regime il meccanismo nato due anni fa dall’accordo con Edi Rama, rivendicato da entrambi nel primo vertice intergovernativo. Il premier albanese lo rifarebbe “cento volte” ma solo con l’Italia. E la presidente del Consiglio imputa i ritardi ai “tanti” che “hanno lavorato per frenarlo o bloccarlo. Ma noi siamo determinati ad andare avanti, è un meccanismo che può cambiare il paradigma sulla gestione dell’immigrazione”. Se si sono persi due anni, “ciascuno si assumerà le sue responsabilità” e “la responsabilità non è mia”. Nel mirino ci sono anche gli stop ai rimpatri da parte dei Tribunali che non hanno considerato sicuri “Paesi come Bangladesh e Tunisia, che sono invece nella lista europea” proposta dalla Commissione. Dal punto di vista della premier, deve ricredersi chi “non ha compreso la validità” di “un’iniziativa rivoluzionaria per la gestione dei flussi migratori”. L’hanno capito invece “alcune nazioni europee”, afferma chiamando a testimone proprio Rama, “che da tempo cercano di inserirsi” nel Protocollo. 

Per le opposizioni è comunque “un fallimento”. Sono “800 milioni buttati per fare delle prigioni vuote”, attacca Elly Schlein e “la colpa è della presidente del Consiglio”. “Per la prima volta Meloni ammette che abbiamo perso due anni in Albania”, afferma Giuseppe Conte. “Anche se verrà approvato il nuovo patto” è sicuro Riccardo Magi “non sarà possibile fare centri come quelli in Albania gestiti dall’Italia”. Intanto il Protocollo due anni fa ha aperto una nuova fase di relazioni fra Roma e Tirana, e Meloni rende merito alla sua controparte di “comportarsi già come una nazione Ue”. Il percorso di adesione partito nel 2009 dovrebbe concludersi nel 2030, entrando nella fase finale nel 2028, quando l’Italia avrà per i primi sei mesi la presidenza di turno dell’Unione. Rama è sicuro che a Palazzo Chigi ci sarà ancora la sua “sorella d’Italia” e la premier garantisce che “quando si aprirà il dialogo politico noi sosterremo la chiusura in positivo”, superando le frizioni fra Tirana e Atene per la minoranza greca in Albania. 

Tra Albania e Italia l’Adriatico punta a essere sempre più stretto con l’accordo intergovernativo siglato a Villa Doria Pamphilj con altri 15 tra accordi istituzionali e intese: si tratta di cooperazione sulla cybersicurezza e contro il narcotraffico e sulla difesa, c’è la cessione a Tirana di due motovedette della Guardia costiera, un’intesa sulla protezione civile, un’altra tra Fondazione Maxxi e Galleria nazionale d’arte dell’Albania, un memorandum fra Cdp e Ministero delle Finanze di Tirana, un accordo per il supporto alle Pmi albanesi tra Simest e l’Albanian Investment Development Agency, un memorandum d’intenti tra Fincantieri e Kayo (con una joint venture costruiranno sette navi a Pashaliman) e un altro tra Kayo e Leonardo sulla cooperazione nel settore della difesa. Quanto basta a Meloni per parlare di una “giornata storica”.

Patto Meloni-Schlein sul consenso. Il Pd rilancia: ora obbligo educazione sessuale

Centrodestra e centrosinistra plaudono allo sforzo comune in Commissione Giustizia alla Camera dove ha preso forma l’emendamento bipartisan in materia di violenza sessuale. Rischierà la reclusione dai 6 ai 12 anni chiunque “fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona” senza “il consenso libero e attuale”. Insomma, il sesso senza consenso è stupro. Il consenso deve essere sempre liberamente espresso e revocabile, altrimenti si cade nella violenza sessuale. Dopo i frequenti contatti tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein sul tema, a firmare le modifica del testo sono le relatrici Michela Di Biase del Pd e Carolina Varchi di FdI. Il plauso arriva da quasi tutti i partiti dell’emiciclo, con il Pd in testa a rivendicare il risultato: “È un passo avanti importantissimo” insiste la segretaria che “dimostra come su questo maggioranza e opposizione possono trovare un terreno comune. Proseguiremo il lavoro anche su altre cose”. 

E incalza con un riferimento alla polemica sul ddl Valditara. “Vogliamo poter arrivare a votare insieme anche delle norme necessarie sulla prevenzione, a partire dall’educazione alle differenze e alla sessualità che per noi deve essere obbligatoria in tutti i cicli scolastici”, parole che aprono al confronto, ma sottolineano al tempo stesso le rigidità delle posizioni espresse anche ieri alla Camera sul ddl che riguarda il consenso informato dei genitori sui corsi di eduzione sessuo-affettiva a scuola. Dopo la bagarre di martedì con il Ministro, ci sono state nuove tensioni tra maggioranza e opposizioni: dopo una mattinata di ostruzionismo del centrosinistra, con una raffica d’interventi dei deputati volti a ritardare l’esame del provvedimento, la votazione degli emendamenti comincia ma viene poi rimandata a data da destinarsi. Dai banchi delle opposizioni molti lamentano l’assenza di Valditara. 

I big scendono in Campania per tirare la volata di Fico e Cirielli

Il centrodestra tenta la volata per Edmondo Cirielli in Campania e Giorgia Meloni potrebbe pure tornare, a ridosso del voto se si troverà una finestra compatibile in agenda, per sostenere il “suo” candidato, che magari non riuscirà a ribaltare l’esito di una competizione che partiva parecchio in salita ma di sicuro “non perderà male”, sono convinti i FdI. Certo si dovranno fare i conti con l’astensione, come continua a predicare Matteo Salvini e certo non aiuta il dibattito sugli “impresentabili” che continua a tenere banco mentre si registra un nuovo, piccolo, colpo di scena: prima aveva annunciato il ritiro e ora ritorna in campo Maria Rosaria Boccia, protagonista delle dimissioni da ministro della Cultura di Gennaro Sangiuliano, oggi capolista alle regionali per FdI. La Campania, insomma, si presenta come la più “nazionale” delle sfide del mini election day che il 23 e il 24 novembre chiuderà la tornata di regionali d’autunno. 

E se l’esito pare scontato in Puglia e Veneto e servirà al massimo a misurare i pesi interni alle coalizioni, la corsa campana sarà quella dove invece si potrebbe registrare una rimonta degli sfidanti, che partono da poco più del 19% di cinque anni fa, misurando, è uno dei ragionamenti che si fa nel centrodestra, anche l’appeal della proposta del campo largo che starebbe peraltro valutando l’idea di un palco unitario a sostegno di Roberto Fico. Lo dice in chiaro, di fatto, Ignazio La Russa a Napoli proprio a un incontro di Sangiuliano, quando parla di un risultato che sarà letto come un “dato nazionale”, sottolineando che certo, se si battesse il centrosinistra servirebbe la “respirazione bocca a bocca a chi sviene” ma “non c’è bisogno di arrivare a tanto per parlare di vittoria”. Comunque andrà, dicono nelle file della maggioranza di governo, in Campania sarà un successo perché la distanza con il pentastellato ex presidente della Camera sarà di gran lunga inferiore a quella del 2020 con Vincenzo De Luca

Il candidato del centrosinistra peraltro è nel mirino da giorni, in particolare di FdI che ha confezionato pure un dossier ad hoc, per via delle vicende legate alla sua barca. Oltre ai leader (oggi sul palco insieme alla premier ci saranno Matteo SalviniAntonio TajaniMaurizio Lupi e Antonio De Poli), anche i Ministri sono stati chiamati a raccolta a sostegno di Cirielli e dovrebbero sbarcare in regione la prossima settimana. Non solo FdI, anche FI punta a migliorare decisamente il risultato del 2020: Tajani si fermerà anche sabato, per un evento sulla sanità a Napoli e poi per presentare i progetti finanziati con i fondi di coesione con Piantedosi ad Avellino. Mercoledì si prevede un evento delle donne di FI per Cirielli, mentre per tutta la settimana ci saranno a Napoli 100 micro manifestazioni. 

Vannacci attacca Diop: “Lì solo per tessera e pelle nera”. Polemiche

L’ultima “vannacciata” è per la vicepresidente della Regione Toscana Mia Diop, anche definita “una studentessa universitaria 23enne di origine senegalese”. Roberto Vannacci che nella regione è stato il regista delle ultime Regionali per la Lega (crollata al 4,3%), attacca la numero due della giunta bis di Eugenio Giani ed ex consigliera comunale di Livorno e ne contesta le capacità: “Nessuna esperienza e nessun curriculum”, denuncia. Per il vice di Matteo Savini, a Diop sono bastate “la sua tessera del partito (Pd) e la pelle nera”. A sua difesa si schiera Giani: “Da Vannacci espressioni non commentabili, provocatorie e assolutamente offensive” e le consiglia: “Non ti curar di loro ma guarda e passa”, riecheggiando Dante. Le parole del generale richiamano uno dei temi più sentiti dall’uomo del “Mondo al contrario”, quell’immigrazione per cui oggi invoca “l’assimilazione” riferita a tradizioni, lingua e doveri della patria che gli stranieri che vivono in Italia dovrebbero far propri. 

Non solo lavoro, tasse, specifica l’ex parà, perché “quello è il minimo indispensabile”. Chissà se a innescare il suo affondo abbia contribuito il messaggio che Diop, in un’intervista, manda ai vari “Vannacci, Salvini, Meloni” e cioè “Alzino il volume”, in stile Mamdani. Dalla maggioranza cala il silenzio. Tacciono anche i leghisti che nei giorni scorsi avevano preso le distanze dal vicesegretario, Luca Zaia in testa. A sinistra, oltre alla condanna per “la macchia di fango” (per Filippo Sensi) e “la provocazione becera” (secondo Laura Boldrini) contro la giovane amministratrice, l’affondo è sulle responsabilità di Vannacci nel tonfo della Lega in Toscana. Lo silura Matteo Renzi: “Ha fatto perdere 20 punti alla Lega. Ha fatto una figuraccia clamorosa e si permette pure di criticare le scelte di Eugenio Giani, che ha stravinto le elezioni. Dovrebbe abituarsi alla democrazia”.

Exit mobile version