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La Giornata Parlamentare. Incontro Trump-Meloni, Bruxelles vuole l’accordo sui dazi ma pronta a “no deal”

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Incontro Meloni-Trump alla Casa Bianca. L'Ue vuole l'intesa con gli Usa ma è pronta anche a no deal. Bruxelles accelera sulla lista dei Paesi sicuri. Milano divide il centrodestra, Tajani punta a un civico e ipotesi Lupi.

La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.

Questa sera Meloni incontrerà Trump alla Casa Bianca

Un incontro con “una posta in gioco molto alta”, così, alla vigilia, il New York Times definisce l’incontro previsto per oggi alla Casa Bianca tra Giorgia Meloni e Donald Trump. La premier è arrivata a Washington nel primo pomeriggio americano; dormirà alla Blair House, la residenza proprio di fronte al Palazzo presidenziale riservata agli ospiti stranieri illustri. Prima di lei già Silvio Berlusconi e Matteo Renzi avevano usufruito del palazzetto, che nelle scorse settimane ha aperto le porte, tra gli altri, per Emmanuel Macron e Keir Starmer. L’incontro alla Casa Bianca è previsto alle 12.00 (le 18.00 in Italia), e al termine dovrebbe tenersi il consueto “spray”, le dichiarazioni congiunte alla stampa nello Studio Ovale, che con il nuovo presidente sono per consuetudine diventate quasi una conferenza stampa. Non esclusa però anche una vera e propria conferenza stampa, anche se il programma non è ancora definito. E questo la dice lunga sull’imprevedibilità di Trump e sulla cautela di Palazzo Chigi che, in questa missione, ha anche evitato di inviare il consueto “background” informativo della vigilia. 

La missione, viene ribadito più volte da Palazzo Chigi, è un incontro bilaterale, le trattative sui dazi spettano all’Ue. Ma certo i contatti frequenti con Ursula von der Leyen mostrano che a Bruxelles si ripongono delle speranze sul colloquio di Meloni, che ha sempre rivendicato una “special relationship” con il Presidente americano. “Hanno coordinato questa visita. Come sapete abbiamo già detto più volte che qualsiasi azione di contatto con l’amministrazione statunitense è molto benvenuta. Certo, la Commissione Ue ha competenza negoziale, ma i contatti sono estremamente positivi”, ha precisato una portavoce della Commissione. Meloni ribadirà la proposta dei dazi “zero per zero” già avanzata dall’Ue ma soprattutto cercherà di comprendere se Trump ha un obiettivo chiaro da raggiungere nella sua politica sui dazi e se è disponibile a un contatto diretto con von der Leyen. Già questo sarebbe un gran risultato per lei, consapevole di agire in una fase “complessa e in rapida evoluzione”, come ha ammesso in un videomessaggio al Consorzio del Grana Padano. 

In un difficile equilibrio tra rapporti europei e bilaterali, sul tavolo ci sarà anche l’impegno a incrementare le spese militari: Trump chiede il 5% a tutti i paesi Nato, l’Italia, che è ben sotto il 2%, è disponibile a fare di più (e ha già presentato un piano in proposito). Roma è pronta anche ad aumentare ulteriormente l’acquisto di Gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Usa, ma con dei limiti dovuti alla capacità infrastrutturale di processarlo all’arrivo via nave. Il confronto si allargherà alle partnership industriali e agli investimenti (l’Italia può rivendicare l’impegno di aziende come Eni, Enel, Leonardo) e ai rapporti con la Cina. Da questo punto di vista Meloni può far valere lo stop deciso al Memorandum sulla Via della Seta, che testimonia, secondo lei, un preciso atteggiamento nei confronti di Pechino. E poi, naturalmente, si parlerà della questione ucraina, con l’Italia che resta al fianco di Kiev e si prepara a varare un nuovo pacchetto di aiuti militari. Questa sera la premier rientrerà a Roma dove domani, intorno all’ora di pranzo, incontrerà il vicepresidente Usa J.D. Vance

L’Ue vuole l’intesa con gli Usa ma è pronta anche a no deal

Alla vigilia della missione di Giorgia Meloni negli Usa, a Bruxelles restano su due punti fermi: l’Europa continua a essere fermamente convinta di un’intesa con gli Stati Uniti e, contemporaneamente, pienamente consapevole che quest’intesa potrebbe non esserci. In mezzo c’è una trattativa difficile, finora dai contorni poco chiari e spesso dalle caratteristiche poco usuali. “Faremo tutto il possibile per giungere a un esito positivo” nei negoziati con gli Usa sui dazi, “ma in parallelo dobbiamo prepararci allo scenario potenziale di un mancato accordo”, ha spiegato il commissario Ue alla Giustizia Michael McGrath aggiornando la linea di Palazzo Berlaymont. In questo quadro ci sono diversi aspetti sul tavolo di Ursula von der Leyen; il primo è legato al bilaterale tra Meloni e Trump e alle eventuali richieste che il secondo recapiterà alla prima di cui alcune non possono che riguardare tutta l’Ue, una, su tutte, l’impegno dell’Europa a tagliare ulteriormente i rapporti commerciali con Pechino

Una simile richiesta da parte dell’amministrazione Trump andrebbe a complicare non poco il faticoso tentativo di Ue e Cina di riaprire un canale commerciale che, da diversi mesi, è ormai ai minimi termini. I segnali, da entrambe le parti, sono stati tangibili e il vertice tra Ue e Cina previsto in Oriente nella seconda di metà di luglio è visto come una tappa cruciale per il futuro delle loro relazioni. Sui dossier commerciali l’Ue resta pronta a venire incontro alle richieste americane: “Noi stiamo trattando per evitare una guerra economica. Il commercio fra Ue e Usa produce il 40% della prestazione economica globale”, ha sottolineato in un’intervista a Spiegel il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. L’offerta principe resta la stessa: zero dazi sui beni industriali e sulle auto ma il punto, per Bruxelles, resta la poca chiarezza della controparte. 

Prima di Meloni, a volare a Washington è stato il ministro delle Finanze spagnolo, Carlos Cuerpo. Il bilaterale con il segretario al Tesoro Scott K.H. Bessent non è andato bene. Gli Usa, nella nota al termine dell’incontro, hanno parlato di colloquio “franco” e hanno sottolineato le loro richieste a Madrid: più spese nella difesa nel contesto della Nato e stop alla tassa sui servizi digitali imposta da alcuni Paesi come appunto la Spagna. È un diktat di fronte ai quali difficilmente i 27 sceglieranno di abbassare la testa, anzi, di fronte all’America di Trump l’Ue ha l’urgenza di presentarsi come nuovo “baricentro di un commercio aperto” per dirla come l’ex commissario Paolo Gentiloni. E perfino la prudente von der Leyen, in un’intervista a Zeit, pur senza mai esplicitamente attaccare Trump martedì ammetteva come la relazione con gli Usa sia “complicata”. 

L’Ue accelera sulla lista dei Paesi sicuri. Meloni: avevamo ragione

Bruxelles accelera sull’attuazione del Patto sulla migrazione e l’asilo. In attesa dell’entrata in vigore del pacchetto, previsto per giugno 2026, l’Ue gioca di anticipo su due elementi riguardanti le procedure d’asilo. Il primo è la soglia di riconoscimento del 20%, ovvero la possibilità per gli Stati membri di applicare la procedura alla frontiera o una procedura accelerata alle persone provenienti da Paesi in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene protezione internazionale nell’Ue. Il secondo è la creazione di una lista di Paesi sicuri di origine a livello Ue, che diventa vincolante per i 27. La mossa, spiega la Commissione Ue, punta ad aiutare gli Stati “a trattare più rapidamente ed efficacemente le domande di asilo per i richiedenti i cui ricorsi potrebbero essere infondati”. Soddisfatta la premier Giorgia Meloni: “Si tratta di fattispecie che consentono di attivare le procedure accelerate di frontiera ai migranti che arrivano da determinate Nazioni, come previsto dal Protocollo Italia-Albania”. 

Per la Premier “se oggi anche in Europa ci si pone come priorità la difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, il rafforzamento della politica dei rimpatri e l’attuazione di partenariati paritari con i Paesi di origine e transito, lo si deve per buona parte alla determinazione e alla caparbietà dell’Italia”. Viene poi introdotta la possibilità che la designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro possa essere effettuata con eccezioni per determinate parti del suo territorio o categorie di persone chiaramente identificabili. La designazione a livello dell’Ue dovrebbe quindi permettere di superare alcune divergenze tra gli elenchi nazionali e garantire l’applicazione uniforme del concetto di Paese di origine sicuro da parte di tutti gli Stati membri nei confronti dei richiedenti asilo.

Nell’elenco proposto dalla Commissione figurano: Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco, Tunisia, ma anche tutti i Paesi candidati all’adesione: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia, Ucraina; a questi si unisce anche il Kosovo come candidato potenziale. La presenza di alcuni Stati in cui non sono garantiti a pieno i diritti ha sollevato più di una critica, ma la Commissione assicura di essersi basata sulle analisi dell’Agenzia dell’Ue per l’asilo e su altre fonti, comprese le informazioni provenienti dagli Stati membri, dall’UNHCR e dal Servizio per l’Azione esterna

Milano divide il centrodestra. Tajani punta a un civico. Ipotesi Lupi

La consapevolezza è che, questa volta, non si può più sbagliare. Anche per questo il futuro candidato sindaco per Milano divide il centrodestra. Il nome che sarebbe emerso con forza nella cena prepasquale a casa del presidente del Senato Ignazio La Russa sarebbe quello del presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi, un profilo politico – come vorrebbe FdI –  conosciuto in città, con cui non si rischierebbe di drenare troppi voti ai partiti, come potrebbe fare invece un civico con la sua lista. Lo stop arriva però da Forza Italia: “Abbiamo rispetto per tutti i nomi fatti, persone di prestigio, ma siamo convinti che serva un candidato civico, se vogliamo vincere” dice il segretario azzurro Antonio Tajani. Secondo il vicepremier, il futuro di Milano “non si decide a cena”. E comunque “non credo che il miglior candidato possa essere un politico. Se politicizziamo lo scontro, facciamo un regalo alla sinistra”. È una lettura che Noi Moderati, con il coordinatore lombardo Alessandro Colucci, rimanda al mittente. In questo quadro FdI rilancia chiedendo spazio agli alleati nella corsa delle regionali: “I sondaggi ci danno oltre il 30%, è naturale che un grande partito aspiri a governare una regione del Nord. Abbiamo posto questo tema, non è un risiko politico ma una richiesta legittima e sensata. Troveremo come sempre una soluzione”, la posizione di FdI espressa da Luca Ciriani, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Ma Tajani è convinto che “anche a Milano si vince al centro” e ci tiene a sottolineare, davanti alle mire di FdI, che il candidato “non lo decide un partito, si sceglie collegialmente”. A casa La Russa si sarebbe parlato anche di un possibile ticket tra Maurizio Lupi e Andrée Ruth Shammah, direttrice artistica del Teatro Franco Parenti. Il leader della Lega Matteo Salvini, che nel 2021 dava le carte sulle comunali e che non sposò la candidatura di Lupi, fa sapere di aver già parlato con persone “di spessore” per Milano, e questa volta a guidare sarà FdI. 

Alla Camera

Dopo che ieri è stato approvato, in prima lettura, il decreto bollette e la risoluzione di maggioranza su missioni internazionali, nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea della Camera no si riunirà. I lavori di dell’aula di palazzo Montecitorio riprenderanno martedì prossimo alle 11.00 con la discussione del decreto in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni. 

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà, con la Lavoro, si confronterà sugli emendamenti al decreto per il reclutamento e funzionalità delle Pubbliche amministrazioni, il cosiddetto decreto Pa. La Bilancio, assieme alla rispettiva del Senato, proseguirà le audizioni sul Documento di finanza pubblica 2025. Nello specifico alle 9.00 ascolterà i rappresentanti di Istat, Cnel, Corte dei conti, Banca d’Italia e la Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) Lilia Cavallari. Alle 13.00, invece, sarà la volta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, dei rappresentanti dell’UPI e della Conferenza delle regioni e delle province autonome, di Confindustria, di Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, Coldiretti e Copagri, del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, di Rete professioni tecniche, dell’Alleanza delle cooperative italiane, di Confapi e di Confprofessioni.

Al Senato

Dopo che ieri ha approvato definitivamente il ddl per il potenziamento dei controlli sanitari in ingresso sul territorio nazionale in occasione del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025, nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà. I lavori dell’aula di Palazzo Madama riprenderanno mercoledì prossimo alle 10.00 con l’esame del decreto bollette. Per quanto riguarda le Commissioni non terranno più seduta.

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