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La Giornata Parlamentare. G7 spaccato su Ucraina e Gaza. Salvini e Tajani: servono 10 anni per il 5% del PIL in spese per la Difesa

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G7 spaccato su Ucraina e Gaza, non ci sarà il comunicato finale. Per Salvini e Tajani servono 10 anni per il 5% del PIL in spese per la difesa. Meloni attacca sul referendum che “la sinistra ha perso”. L’ex segretario della Cisl Luigi Sbarra è il nuovo sottosegretario per il Sud.

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G7 spaccato su Ucraina e Gaza, non ci sarà il comunicato finale

Niente comunicato congiunto finale al G7 canadese di Kananaskis di fine settimana, che segna il 50° anniversario della nascita del Gruppo: troppe divisioni tra l’America di Donald Trump e gli altri alleati su Ucraina e Gaza, ma anche sul cambiamento climatico o sugli aiuti allo sviluppo, secondo varie fonti diplomatiche dei Paesi partecipanti. Sullo sfondo anche le tensioni per i dazi. Una doccia fredda per gli europei, dopo la recente proposta di nuove sanzioni alla Russia, e anche per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che, invitato al summit, dove spera in un bilaterale con Trump, continua a chiedere “azioni concrete” comuni di Stati Uniti ed Europa per fermare i crescenti attacchi di Mosca. Ma il presidente americano, pur dicendosi “molto deluso” dalla Russia, sembra smarcarsi sempre di più dalla promessa di negoziare una pace, mentre il capo del Pentagono Pete Hegseth ha già preannunciato un taglio dei fondi per Kiev nella prossima legge di bilancio. 

Al termine del vertice, secondo fonti italiane, la presidenza canadese riassumerà l’esito dei lavori fra i leader in un sintetico riepilogo. È previsto che i leader adotteranno sette brevi dichiarazioni su altrettanti temi: finanziamento dello sviluppo; intelligenza artificiale; tecnologie quantistiche; lotta agli incendi; minerali critici; repressione transnazionale; contrasto al traffico di migranti. La dichiarazione sulla migrazione e sulla lotta al traffico di esseri umani è stata proposta dall’Italia, con il supporto di Stati Uniti e Regno Unito, per dare continuità al lavoro avviato con la presidenza italiana del G7. La presidenza canadese ha previsto sette sessioni di lavoro tra lunedì e martedì, tra cui una intitolata “Un’Ucraina forte e sovrana” (sessione allargata alla partecipazione di Zelensky e del segretario generale della Nato Mark Rutte). Giorgia Meloni introdurrà la terza sessione di lavoro su “Comunità sicure”. 

Per Salvini e Tajani servono 10 anni per il 5% del PIL in spese per la difesa

Non sarà il 5% del Pil, ma una soluzione Giorgia Meloni la sta cercando per arrivare al vertice Nato con una posizione conciliante. L’incontro a Palazzo Chigi con il segretario generale Mark Rutte sembra essere andato bene: “Sono abbastanza fiducioso che riusciremo a raggiungere una posizione comune” al vertice dell’Aia del 24 e 25 giugno prossimi. I dettagli del colloquio tra la Meloni e Rutte non emergono, se non nella nota che Chigi diffonde al termine in cui si parla di “scambio approfondito” con “particolare riferimento alle spese per la sicurezza collettiva e alla costruzione di un’industria per la difesa sempre più innovativa e competitiva, in complementarità con l’Ue”. L’Italia ha già spiegato, con chiarezza, che per raggiungere i nuovi standard (3,5% per spese dirette in difesa e 1,5% per quelle legate alla sicurezza, come protezione delle frontiere e sicurezza informatica) “c’è bisogno di più tempo”, che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, quantizza in circa “10 anni”. 

Sul range è d’accordo anche il collega di maggioranza Matteo Salvini: “Il 5% si potrà raggiungere fra anni, anni e anni”. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti va anche oltre, perché inserisce nel computo anche le infrastrutture strategiche, compreso il Ponte sullo Stretto di Messina. “Penso alla Guardia Costiera, che oggi ha 11mila donne e uomini: se riusciremo ad arrivare a 15mila, con più uomini e più mezzi fa parte del bilancio sicurezza e fa parte del bilancio infrastrutture”. Ribadisce che “l’investimento in sicurezza nazionale riguarda nuovi uomini, nuovi mezzi e la Lega è assolutamente d’accordo”. Mentre “siamo assolutamente contrari e non prenderemo mai in discussione i temi di eserciti europeidebiti europei per comprare armi in giro per l’Europa”. 

Per essere sicuro che il messaggio arrivi chiaro e forte, il vicepremier ripete: “Aumentare le spese per la sicurezza interna, sì. Delegare all’Europa la nostra sicurezza, assolutamente no”. Una rassicurazione arriva, poche ore dopo, al question time in Senato, dal ministro della Difesa Guido Crosetto: “L’Italia non ha ancora concordato formalmente o informalmente un aumento del 5%, è una proposta statunitense. Questo aumento non viene da una volontà bellicistica dell’Europa o della Nato, ma dalle mutate condizioni che sono in corso nel mondo”. E soprattutto il tema sarà al centro del summit del 25 giugno dell’Aia. Crosetto, però, un impegno lo sottoscrive: “Posso assicurare che non ci saranno ripercussioni su sanità, istruzioni, pensioni e investimenti per la riconversione ecologica”. 

Meloni attacca sul referendum che “la sinistra ha perso”

L’esito dei referendum è stato “chiaro”, nonostante i tentativi “surreali di mascherarlo”: la sinistra “ha perso” e non è stato affatto un “test sul Governo” ma sulle stesse “opposizioni”. Giorgia Meloni prende la parola alla festa per i 25 anni del quotidiano Libero, che ha reso “più plurale” un mondo dell’informazione che fino a quel momento era dominato da una “marcata egemonia”. La premier va all’attacco dei partiti che hanno promosso i quesiti su lavoro e cittadinanza e attacca: “ci hanno fatto spendere 400 milioni” anche se già sapevano, “come ha detto qualcuno, che il quorum non sarebbe stato raggiunto”. Meloni rimane collegata con la kermesse milanese per una ventina di minuti. La platea amica non manca, attraverso il fondatore Vittorio Feltri, di esprimerle il suo “innamoramento”. Nessun accenno alle tensioni che stanno attraversando la sua maggioranza dal terzo mandato per i governatori alle tasse che, dice lei, bisogna continuare ad “abbassare”. 

Non entra nei dettagli, mentre i suoi alleati si sfidano tra taglio dell’Irpef e rottamazione delle cartelle, ma ne approfitta per ribadire che la legge sulla cittadinanza “non va cambiata” (altro punto su cui gli azzurri avrebbero una loro proposta). Anzi, il quesito referendario è stato “una sciocchezza”, solamente “chi vive nei salotti eleganti e frequenta club esclusivi” poteva pensarlo, e “denota anche un certo provincialismo” visto che oramai in molti “vivono più di 5 anni in un paese e poi si trasferiscono altrove”. La premier sottolinea che “anche molti di sinistra, più di quanti immaginassi”, hanno bocciato la richiesta di dimezzare i tempi per ottenere la dicitura “italiani” sui documenti. E anzi si dice “molto contenta di essere sulla stessa linea della stragrande maggioranza degli italiani”. 

L’ex segretario della Cisl Luigi Sbarra è il nuovo sottosegretario per il Sud

Luigi Sbarra, classe 1960, calabrese, segretario generale della Cisl fino a metà febbraio è ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio per il Sud. È stato nominato come indipendente e ha già giurato al Quirinale. “Il mio impegno sarà massimo per contribuire al rafforzamento dei processi di crescita, sviluppo, coesione e occupazione nel Mezzogiorno”, ha assicurato indicando tra gli obiettivi “colmare i divari storici e valorizzare le opportunità disponibili, a partire dalle risorse del Pnrr, dagli Accordi di Coesione sottoscritti con tutte le regioni meridionali e dall’attuazione della Zes Unica”. La scelta è stata spiegata anche dalla premier Giorgia Meloni: “Il messaggio è che vogliamo continuare a rafforzare l’occupazione nel Mezzogiorno che è stato la locomotiva d’Italia, è cresciuto più della media italiana”. Il neo sottosegretario alla presidenza arriva al Governo dopo aver guidato la Cisl per 14 anni dal 3 marzo del 2021, prendendo il testimone da Annamaria Furlan, per poi essere riconfermato il 28 maggio del 2022 per quattro anni, ruolo, quello di segretario del sindacato, che ha lasciato a metà febbraio con qualche mese di anticipo per raggiunti limiti di età, dopo aver promosso la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese, cavallo di battaglia del sindacato approvata da poco dal Parlamento. 

Tensione in Csm sui nuovi ambasciatori. Peronaci andrà a Washington

L’attuale ambasciatore alla Nato Marco Peronaci è stato nominato rappresentante dell’Italia negli Stati Uniti, dove succederà a Mariangela Zappia. Washington, si sa, è tradizionalmente la sede più importante e prestigiosa a livello diplomatico, rafforzato dal rapporto privilegiato tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni Donald Trump. Sul tavolo del Cdm, ad ogni modo, non è approdata solo la nomina di Peronaci, sostenuto dal Ministro degli Esteri e dal presidente del Consiglio: Antonio Tajani si è presentato con un folto elenco di avvicendamenti che, però, ha suscitato perplessità tra diversi Ministri, compresi quelli in quota Lega come Giancarlo Giorgetti, che avrebbero sostenuto la candidatura di Massimo Ambrosetti, attuale ambasciatore a Pechino, per gli Usa. Dalla discussione sarebbe nata la necessità di “ulteriori approfondimenti”, tant’è che la premier, Giorgia Meloni, raccontano diversi presenti, avrebbe deciso di soprassedere e rinviare il resto delle nomine adun prossimo cdm. Così è scattata luce verde solo per Peronaci a Washington e Mario Vattani, attuale Commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, come ambasciatore in Giappone. Al posto di Peronaci arriverà l’attuale vicedirettore generale per gli affari politici e di sicurezza del ministero degli Affari Esteri Alessandro Azzoni

Nel secondo anniversario della sua morte la politica ricorda Berlusconi

Nel secondo anniversario della morte di Silvio Berlusconi la politica lo ricorda con una serie di messaggi di cordoglio. I cinque figli, Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi, Marta Fascina, il fratello Paolo Berlusconi e gli amici di sempre Gianni Letta e Fedele Confalonieri si sono ritrovati ad Arcore per una messa nella cappella della villa e poi insieme a pranzo. “Sono passati due anni da quando ci ha lasciati Silvio Berlusconi. Voglio ricordarlo come imprenditore visionario e leader politico che ha creduto in un centrodestra unito e in una Nazione forte e autorevole. Questa sua eredità vive nelle battaglie di libertà e di buongoverno che continuiamo a portare avanti”, il messaggio sui social della presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Antonio Tajani ha pubblicato un video amarcord sui social e commentato: “Sei sempre con me”. Poi, durante una conferenza stampa di presentazione dell’Accademia della Libertà, il Ministro degli Esteri assicura: “Continueremo tutte le nostre grandi battaglie, a cominciare da quella sulla giustizia”. Anche il vicepremier leghista Matteo Salvini sui social scrive: “Amico mio, ci manchi”. E poi a margine di un convegno a Roma confessa: “In questo momento tra Ucraina, Unione europea che si sfalda, la sua sapienza in politica estera sarebbe molto utile”. Non solo. “Ha lasciato in atti e scritti tanti consigli utili che io, nel mio piccolissimo, cerco di applicare. Anche alla politica interna”, aggiunge in giorni in cui il dibattito all’interno della maggioranza si accende su alcuni temi caldi come cittadinanza, terzo mandato e fisco.

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