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Fisco e terzo mandato, tensione nella maggioranza
È scontro nel Governo sulle tasse. Giorgia Meloni ribadisce l’intenzione di concentrare gli sforzi sul taglio dell’Irpef, Matteo Salvini insiste su pace fiscale e rottamazione. Il braccio di ferro latente da tempo torna manifesto con lo sfondo amichevole degli Stati generali dei commercialisti, cui la premier partecipa, e si sviluppa poco più tardi con una nota della Lega fatta durante il vertice di Governo sul nodo del fine vita. Intanto Fi alza le barricate sull’ipotesi di un terzo mandato dei governatori. Insomma, l’euforia post referendum lascia in fretta spazio alle tensioni interne alla maggioranza. Sull’onda post referendum la Meloni decide all’ultimo di intervenire all’assemblea dei commercialisti, una platea che le dedica applausi e una standing ovation: dodici minuti di discorso nei quali rilancia sul “Fisco che deve aiutare e non opprimere”, con la rivendicazione di risultati “migliori della storia nella lotta all’evasione” e una promessa: la riforma dell’Irpef “non è finita: intendiamo concentrarci sul ceto medio”.
Se ne parla da almeno un anno. L’obiettivo di Palazzo Chigi lo ricorda il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, un taglio sulle aliquote dei redditi da 28mila a 50-60mila euro. In platea c’è il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: in scaletta è previsto un suo intervento ma va via prima. Nel frattempo nella sede del Governo si sono riuniti Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi, Carlo Nordio e la ministra della Famiglia Eugenia Roccella per un vertice sul fine vita. “Con calma”, taglia corto Salvini, mentre gli alleati spiegano che si lavora a un testo condiviso. L’idea di includere le cure palliative nel disegno di legge è subito accolta con favore dal mondo cattolico.
Parallelamente il leader leghista rilancia su pace fiscale e rottamazione delle cartelle esattoriali. Il suo partito da settimane lavora con Giorgetti per riformulare una proposta giù depositata in Parlamento, che costerebbe circa un miliardo di euro. Fra gli alleati non c’è intesa su come utilizzare il tesoretto, ora che si apre qualche margine complici lo Spread in discesa e le promozioni delle agenzie di rating. Appare evidente che sulle questioni fiscali nella maggioranza ci siano orientamenti profondamenti diversi. Discorso analogo sul terzo mandato: nonostante l’apertura di FdI sembra che sul punto il partito della Meloni stia nuovamente frenando facendo sponda su Fi.
La Camera e il Senato confermano tutti i Presidenti delle Commissioni
Come di consueto a metà legislatura, la Camera e il Senato hanno proceduto a eleggere gli Uffici di presidenza delle Commissioni permanenti. Rispetto ad altre legislature non ci sono state novità di rilievo, di fatto sono stati confermati tutti i presidenti uscenti. Nel complesso i nuovi uffici di presidenza sono così composti:
Alla Camera, Affari costituzionali – Nazario Pagano (Fi), vicepresidenti Riccardo De Corato (Fdi) e Matteo Mauri (Pd); Giustizia – Ciro Maschio (Fdi), vicepresidenti Enrico Costa (Fdi) e Federico Cafiero De Raho (M5S); Esteri – Giulio Tremonti (Fdi), vicepresidenti Paolo Formentini (Lega), Lia Quartapelle (Pd); Difesa – Antonino Minardo (Lega), vicepresidenti Monica Ciaburro (Fdi) e Piero Fassino (Pd); Bilancio – Giuseppe Mangialavori (Fi), vicepresidenti Giovanni Luca Cannata (Fdi) e Gianmauro Dell’Olio (M5S); Finanze – Marco Osnato (Fdi), vicepresidenti Stefano Candiani (Lega) e Michele Gubitosa (M5S); Cultura – Federico Mollicone (Fdi), vicepresidenti Giorgia Latini (Fdi) e Valentina Grippo (Azione); Ambiente – Mauro Rotelli (Fdi), vicepresidenti Piergiorgio Cortellazzo (Fi) e Agostino Santillo (M5S); Trasporti – Salvatore Deidda (Fdi), vicepresidenti Andrea Caroppo (Fi) e Andrea Casu (Pd); Attività produttive – Luigi Gusmeroli (Lega), vicepresidenti Ilaria Cavo (Nm), Vinicio Peluffo (Pd); Lavoro – Walter Rizzetto (Fdi), vicepresidenti Tiziana Nisini (Lega) e Marco Sarracino (Pd); Affari sociali – Ugo Cappellacci (Fi), vicepresidenti Luciano Ciocchetti (Fdi) e Luana Zanella (Avs); Agricoltura – Mirco Carloni (Lega), vicepresidenti Maria Cristina Caretta (Fdi) e Maria Chiara Gadda (Pd); Politiche Ue – Alessandro Giglio Vigna (Lega), vicepresidenti: Gianfranco Rotondi (Fdi), Marianna Madia (Pd).
Al Senato: Affari costituzionali – Alberto Balboni (Fdi), vicepresidenti Paolo Tosato (Lega), Dario Parrini (Pd); Giustizia – Giulia Buongiorno (Lega), vicepresidenti Ilaria Cucchi (Avs), Sandro Sisler (Fdi); Esteri – Stefania Craxi (Fi), vicepresidenti Roberto Menia (Fdi), Antonio Licheri (Fdi); Politiche Ue – Giulio Terzi di Sant’Agata (Fdi), vicepresidenti Roberto Rosso (Fi), Gisella Naturale (M5S); Bilancio – Nicola Calandrini (Fdi), vicepresidenti Claudio Lotito (Fi), Antonio Misiani (Pd); Finanze – Massimo Garavaglia (Lega), vicepresidenti Filippo Melchiorre (Fdi), Pietro Patton (Autonomie); Cultura – Roberto Marti (Lega), vicepresidenti Giulia Cosenza (Fdi), Luca Pirondini (M5S); Ambiente – Claudio Fazzone (Fi), vicepresidenti Lorenzo Basso (Pd), Gianni Rosa (Fdi); Industria – Luca De Carlo (Fdi), vicepresidenti Giorgio Maria Bergesio (Lega), Silvia Fregolent (Iv); Affari sociali – Francesco Zaffini (Fdi), vicepresidenti Maria Cristina Cantù (Lega), Orfeo Mazzella (M5S).
Botta e risposta tra Meloni e Schlein sul referendum
Le prime proposte in Parlamento per riformare l’istituto referendario fanno da sfondo allo scontro politico sui dati e sul significato politico voto. Il day after del referendum tiene accesa la disputa politica tra gli schieramenti, a partire dalle due leader avversarie: la presidente del Consiglio e la segretaria del Pd. Elly Schlein torna a ribadire: “L’alternativa è più vicina grazie ai 14 milioni che sono andati a votare nonostante premier e maggioranza invitassero a fare l’opposto”, e lancia un avvertimento diretto alla premier: “Ai Referendum ha votato più gente di quella che lo fece per mandare Meloni al Governo, ne riparliamo alle politiche”. Giorgia Meloni in un post sui social scrive: “Elly Schlein dice che i voti del Referendum dicono no a questo Governo…”. La reticenza dei tre puntini sospensivi è tuttavia compensata dall’eloquenza di un selfie che accompagna la frase e in cui la premier si mostra sorridente. Ma Schlein non abbandona il duello ingaggiato via social, e in un commento sul post della premier scrive: “La coerenza, questa sconosciuta!”. E la segretaria del Pd ripubblica un commento che la stessa Meloni aveva scritto nel 2016, per chiedere all’allora premier di “rispettare chi si è recato alle urne perché sono sempre più italiani rispetto a quelli che hanno votato lui per andare a Palazzo Chigi”.
Intanto, in Parlamento arrivano le prime proposte di riforma costituzionale dell’istituto referendario. Quella presentata da Forza Italia prevede l’aumento del numero di firme da 500 mila a un milione e del numero di consigli regionali da 5 a 10 per la richiesta di un referendum abrogativo. Più Europa lavora invece per riformare in “modo drastico il quorum”. Il Pd rilancia un disegno di legge che prevede di portare le firme a 800.000 e di rapportare il quorum alla percentuale dei votanti alle ultime elezioni politiche.
Tensione nel Pd. I riformisti chiedono un confronto politico interno
La sconfitta ai referendum ha generato qualche tensione nel Pd. I malumori dell’area riformista finora erano stati contenuti dai risultati delle Europee e delle amministrative ma il flop dei cinque quesiti ha riacceso le critiche alla segretaria Elly Schlein, che li ha fortemente sostenuti. La minoranza ha chiesto un chiarimento politico negli organismi del partito. “Alcuni alert li avevamo dati” ha detto la senatrice Simona Malpezzi, “per noi quelli sul lavoro erano referendum su temi legati al passato, mentre serve uno sguardo sul futuro. Ora serve la convocazione di una Direzione ad hoc. Un incontro da affrontare con atteggiamento costruttivo”. Per ora il clima non è quella da resa dei conti però, come ha sintetizzato Stefano Bonaccini, è “necessario riflettere”. Per la verità, non è la prima volta che nel Pd vien fuori la richiesta del chiarimento politico. L’ultima a metterla sul tavolo era stata proprio la segretaria, dopo un voto in Ue sul riarmo che aveva spaccato il gruppo.
Per ora la Schlein non ha risposto ai riformisti, ma la linea sembra quella tracciata a urne dei referendum appena chiuse: nessuna marcia indietro, “era giusto spendersi senza tatticismi e senza ambiguità”. Anche i riformisti, però, non sembrano compatti. Per una parte di loro, i toni di Bonaccini e della sua Energia popolare sono ancora troppo concilianti, troppo unitari. Fra i più insofferenti ci sono eurodeputati come Pina Picierno, Giorgio Gori e Elisabetta Gualmini e parlamentari come Filippo Sensi, Lia Quartapelle e Marianna Madia. Di sicuro la segretaria dovrà decidere se e come ricompattare il partito e se, come già qualcuno sostiene, deciderà di andare verso un congresso anticipato.
Alla Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per esaminare la Legge di delegazione europea 2024, la mozione in materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto, la ratifica dell’accordo tra Italia e Moldova in materia di sicurezza sociale, la ratifica dell’accordo tra Italia e India sulla cooperazione nel settore della difesa, la ratifica dell’accordo tra Italia ed Egitto sul trasporto internazionale di merci e la ratifica dell’accordo Italia-Repubblica di Costa Rica di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica. Come di consueto, alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata (question time).
Per quanto riguarda le Commissioni, l’Esteri proseguirà le audizioni sulle dinamiche geopolitiche nella regione dell’Artico, esaminerà la risoluzione sul progetto di creazione di un “Museo dell’italianità” a Buenos Aires e la risoluzione sulle iniziative per porre rimedio alla crisi umanitaria in Congo. Dibatterà sulla ratifica dell’Accordo tra Italia e Macedonia del Nord, in materia di sicurezza sociale e sulla pdl per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero. La Finanze si confronterà sulla delega al Governo per la riforma fiscale e sulla risoluzione sulla modalità di emissione dello scontrino fiscale in caso di transazioni effettuate con strumenti di pagamento elettronici.
La Cultura esaminerà la pdl per l’istituzione della Giornata nazionale del formatore, dibatterà su diversi schemi di decreto ministeriale per la rimodulazione delle risorse del Fondo per la tutela del patrimonio culturale per gli anni 2022-2024 per diverse regioni e sulla risoluzione per la promozione delle candidature a Patrimonio mondiale Unesco della via Francigena e dei luoghi etruschi. La Trasporti, con la Attività produttive dibatterà sugli emendamenti al ddl sull’intelligenza artificiale. La Lavoro si confronterà sulla pdl in materia di assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti nei riguardi dei familiari coadiuvanti dell’imprenditore.
La Affari Sociali dibatterà sulla pdl per l’istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione del melanoma cutaneo e altre disposizioni per la prevenzione e la diagnosi precoce della malattia, sulla pdl per la prevenzione degli atti di suicidio nonché per l’assistenza psicologica e il sostegno dei sopravvissuti e svolgerà delle audizioni sul ddl per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitari. Infine, la Politiche dell’Ue svolgerà delle audizioni sugli Atti Ue sul rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno nell’Unione è irregolare.
Al Senato
L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per esaminare il decreto-legge Irpef e il ddl, già approvato dalla Camera, sulla space economy.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali dibatterà sul ddl relativo all’ordinamento giurisdizionale e alla Corte disciplinare, sul ddl per l’adeguamento del numero di consiglieri e assessori regionali e il ddl sul conflitto di interesse Commissione antimafia. La Giustizia proseguirà il ciclo di audizioni e si confronterà sul ddl per il contrasto alla violenza sulle donne. Dibatterà sul decreto-legge per il differimento del termine in materia di responsabilità erariale, sul ddl per la determinazione del valore dell’immobile espropriato, sul ddl in materia di successioni, sul ddl sull’Albo dei grafologi, sul ddl sul processo telematico, sui ddl in materia di attribuzione del cognome ai figli, sulla proposta d’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini e sul ddl in materia di consulenti tecnici d’ufficio.
La Affari Esteri, assieme alla Diritti Umani, ascolterà i rappresentanti delle associazioni Memorial, Centro per le libertà civili e Viasna. La Cultura esaminerà diversi schemi di decreto ministeriale per la rimodulazione delle risorse del Fondo per la tutela del patrimonio culturale per gli anni 2022-2024 per diverse regioni. La Politiche dell’Ue esaminerà l’Atto Ue sugli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell’Unione europea. La Ambiente si confronterà sul ddl per la sicurezza delle attività subacquee e sul decreto alluvioni e Campi Flegrei.
La Industria esaminerà il disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese. La Affari Sociali esaminerà il ddl sui fondi di solidarietà bilaterali, il ddl per il potenziamento della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale, il ddl sulla sicurezza del lavoro nelle scuole e per la tutela delle vittime amianto, i ddl sulla prevenzione e cura dell’obesità, i ddl per il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante, i ddl per la tutela delle persone affette da epilessia, il ddl sulla retribuzione dei lavoratori, i ddl sulla salute mentale, i ddl per l’inserimento lavorativo persone con disturbi dello spettro autistico, i ddl relativi ai disturbi del comportamento alimentare e il ddl per le semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale.