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La Giornata Parlamentare del 21 luglio 2023: scontro centrodestra-Ue sull’abuso d’ufficio, terza rata del Pnrr, salario minimo

Sarà scontro fra centrodestra e Ue sull’abuso d’ufficio

Sarà incardinato la settimana prossima in Commissione al Senato il ddl della prima parte della riforma della giustizia; l’esame entrerà nel vivo in autunno, se non in inverno. Intanto si è già aperto un fronte con l’Ue sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio: il centrodestra (in asse con il Terzo polo) ha bocciato in Commissione Politiche Ue alla Camera la proposta di direttiva Ue anticorruzione con cui quel tipo di reato verrebbe esteso anche al settore privato; 24 ore più tardi un portavoce di Bruxelles ha denunciato che la riforma del governo Meloni “depenalizzerebbe importanti forme di corruzione e potrebbe avere un impatto sull’efficace individuazione e lotta alla corruzione”, considerazioni che non generano reazioni da Palazzo Chigi, dove si è vista Giorgia Meloni impegnata a preparare la Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni che riunirà domenica alla Farnesina diversi leader internazionali. L’obiettivo principale dell’esecutivo è la separazione delle carriere, il piano è varare un disegno di legge appena prima della sosta estiva, oppure alla ripresa dei lavori a settembre. Per l’Anm sarebbe “un passo verso la sottoposizione” delle toghe “al controllo politico”, ha avvertito il presidente Giuseppe Santalucia, secondo cui “stanno ridimensionando il principio di autonomia della magistratura”. 

Chiarito ormai che la modifica del concorso esterno in associazione mafiosa non è in agenda, l’abuso d’ufficio si annuncia un nuovo banco di prova per esecutivo e maggioranza. Palazzo Chigi si è impegnato con il Colle affinché il testo sia coerente con la Costituzione, ritoccandolo nell’iter parlamentare, se serve. Nella maggioranza c’è la convinzione che non sarà semplice convincere Carlo Nordio a passi indietro su una norma per molti necessaria: “Lo chiede una marea di sindaci, anche di sinistra”, sottolinea Roberto Pella (FI), mentre dal Pd notano che “l’abolizione è contraria agli obblighi internazionali, punisce condotte in alcuni casi meritevoli di sanzione ed è pure pericolosa perché l’abuso d’ufficio è considerato un reato sentinella per scoprire reati più gravi e combattere corruzione e criminalità organizzata”. Fa asse con il centrodestra il Terzo polo e Carlo Calenda è chiaro: “Più del 90% delle cause di abuso di ufficio finiscono nel nulla e rovinano la vita della gente, in particolare degli amministratori. Secondo me l’Ue in questo caso sbaglia completamente”. Dentro FdILega e FI, si sentono ragionamenti di questo tenore: “Se il Quirinale ha sollevato qualche osservazione, a noi non è arrivata”. 

C’è l’accordo, sbloccata la terza rata del Pnrr

Si sblocca la trattativa tra Governo e Ue sulla terza rata del Pnrr, grazie ad una modifica del target sugli alloggi universitari che salva sia i fondi europei attesi per quest’anno sia i 60mila nuovi posti letto per studenti previsti entro il 2026. L’intesa raggiunta con Bruxelles prevede il ‘travaso’ di 519 milioni di euro e di un obiettivo dalla terza alla quarta rata, una soluzione che assicura all’Italia tutti i 35 miliardi previsti nel 2023. Dopo una serie di passaggi formali, Bruxelles dovrebbe erogare nelle prossime settimane la terza rata che da 19 miliardi di euro cala a 18,5 miliardi. Per chiudere la trattativa con l’Ue il ministro Raffaele Fitto ha convocato una nuova cabina di regia con all’ordine del giorno la modifica individuata dopo una lunga interlocuzione con la Commissione Ue. Il confronto sulla terza rata va infatti avanti dalla primavera, perché la verifica dei 55 obiettivi che l’Italia doveva completare entro dicembre 2022 è stata più complicata del previsto. In generale, sottolineano da Chigi, la terza rata è stata una “sfida particolarmente complessa”, perché il Governo si è insediato il 22 ottobre e c’erano ancora 30 obiettivi da raggiungere entro fine anno, e tutti hanno richiesto interventi legislativi

Dopo aver passato in rassegna i 55 obiettivi, Bruxelles ha messo in stand by la rata in attesa di sciogliere il nodo sull’obiettivo intermedio degli alloggi universitari: 7.500 nuovi posti letto negli studentati che l’Italia non è riuscita ad assicurare entro l’anno scorso. La soluzione individuata da Governo e Commissione prevede quindi di spostare quell’obiettivo dalla terza alla quarta rata, trasformandolo da un obiettivo quantitativo, quindi numerico, ad uno qualitativo. In sostanza, scompare anche la cifra dei nuovi alloggi ma non va ad incidere sull’obiettivo complessivo di creare 60 mila alloggi entro il 2026. “Per noi si tratta di un’intesa positiva”, “L’Italia raggiungerà gli obiettivi previsti per la terza e la quarta rata”, ha detto il Commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. E intanto Bruxelles lavora anche alle 10 modifiche proposte dall’Italia sui 27 obiettivi della quarta rata, che dopo l’accordo sulla terza tranche aumenta a 16,5 miliardi di euro: “Una volta che le valutazioni delle Commissione saranno approvate dal Consiglio, l’Italia riceverà i fondi”, ha assicurato Gentiloni. L’opposizione, invece, punta il dito contro il Governo che tradisce le aspettative degli universitari. Dubbi arrivano anche dall’agenzia di rating Standard&Poor’s, secondo cui in Italia e in Spagna l’utilizzo dei fondi del Pnrr è in netto ritardo rispetto alla scadenza del 2026. 

Schlein rilancia sul salario minino ma tende la mano al Governo sul Pnrr

Elly Schlein è pronta a dare battaglia sul salario minimo ma anche a collaborare con il Governo perché vada in porto l’operazione Pnrr. È con una serie di serrande abbassate che comincia la visita della Segretaria dem a due imprese della periferia a est di Roma, un incontro organizzato con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa (Cna). Ad accompagnarla, oltre al segretario nazionale della Cna Dario Costantini, la responsabile Terzo Settore e Associazionismo del Pd Marta Bonafoni, il responsabile Economia, Finanze, Imprese e Infrastrutture Antonio Misiani, il segretario di Roma Enzo Foschi, e il segretario della Cna Roma Luca Barrera. In una giornata di ascolto la leader cerca così di avviare il processo per tornare a radicare il partito sul territorio. Schlein cerca anche di ritrovare un contatto con una categoria, quella dei piccoli imprenditori e degli artigiani, che si è da tempo allontanata dal Pd. 

Si tratta anche del momento perfetto per parlare di lavoro: “Accanto alla battaglia delle imprese di qualità c’è quella per il lavoro di qualità, ed è il motivo per cui con le altre forze di opposizione ci stiamo battendo in Parlamento e fuori per il salario minimo”, spiega al fine del giro di incontri. In serata, un’altra opportunità per parlare di transizione ecologica e questioni sociali. All’auditorium Fabbrica della Musica di Colleferro una chiacchierata con il sindaco Pierluigi Sanna e l’ex primo cittadino di New York Bill de Blasio, un momento di confronto “per vedere cosa le città possono fare per battersi insieme” su questi temi. E qui l’apertura sul Pnrr ma con un avvertimento: “È chiaro che serve più attenzione e urgenza da parte di un Governo che ha parlato per mesi di modifiche e ancora non le ha presentate in Parlamento. Noi continueremo a presidiare e a essere disponibili a dare una mano perché il Pd non vuole vedere l’Italia fallire”. 

Il decreto alluvione torna in Commissione per problemi di copertura

È di nuovo il ruolo del presidente della Regione Stefano Bonaccini a dividere maggioranza e Pd sulla ricostruzione post-alluvione. Il Governo, infatti, ha sollevato nell’aula della Camera un problema di copertura su una norma del decreto alluvione contenuta in un emendamento del Pd che prevede le figure di sub Commissari nelle persone dei tre presidenti delle Regioni colpite dal cataclisma dello scorso maggio: nonostante fosse stato votato in Commissione anche dalla maggioranza con il parere favorevole del Governo, l’Aula l’ha bloccato, appunto, per ragioni di copertura. Il colpo di scena avviene alla Camera al termine della discussione generale sul decreto, quando prende la parola il Ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani: tutti si aspettano che ponga la fiduciasul testo e invece chiede una sospensione di 30 minuti della seduta per “verifiche tecniche”. Lo stesso Ciriani si riunisce con il presidente Lorenzo Fontana e alla ripresa della seduta il presidente della Commissione Ambiente Mauro Rotelli (Fdi) chiede il rinvio del decreto in Commissione: la Ragioneria generale dello Stato ha sollevato un problema di copertura dell’emendamento del Pd approvato il giorno prima. 

Questo emendamento, che aveva ricevuto l’appoggio del relatore Tommaso Foti (Fdi) e della sottosegretaria Lucia Albano, prevede che il generale Figliuolo “si avvalga dei presidenti delle regioni interessate in qualità di sub-commissari”, Quindi Bonaccini, Acquaroli e Giani. Inoltre, i tre governatori possono “istituire un Comitato istituzionale per la ricostruzione, al quale partecipano i sindaci dei comuni, i presidenti delle unioni di comuni, i presidenti delle province e i sindaci delle città metropolitane territorialmente interessati”: è questa struttura sub-commissariale secondo la Ragioneria a non avere copertura. Il testo torna quindi in Commissione Ambiente che deciderà se trovare una copertura o se cassare la parte pensata per coinvolgere i sindaci. A farsi portavoce dell’ira del Pd è Stefano Vaccari: “La destra fa le bizze su una scelta di buon senso e che può solo aiutare il percorso di ricostruzione e lo stesso commissario Figliuolo”. 

Tajani ribadisce che non c’è stato nessun baratto con l’Egitto sul caso Zaki

“Non c’è nessun baratto” con l’Egitto, “nessuna trattativa sottobanco” con Il Cairo per cedere nella richiesta di verità sulla morte di Giulio Regeni in cambio della grazia a Patrick Zaki. A mettere fine alle speculazioni, circolate anche in rete, su un ipotetico scambio con il presidente al Sisi è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che torna a rivendicare il successo del Governo per il buon esito della vicenda dello studente egiziano e a garantire che l’Italia “continuerà a chiedere che si faccia luce sul caso Regeni come ha sempre fatto”. Sollevata dalla scarcerazione di Zaki, è la società civile italiana a rilanciare l’appello a non abbassare la guardia e a non abbandonare la famiglia del ricercatore friulano brutalmente torturato e ucciso al Cairo nel 2016, un appello raccolto e rilanciato pure dall’opposizione, da Elly Schlein a Nicola Fratoianni; anche i rettori delle Università italiane plaudono “all’epilogo atteso da anni per Patrick Zaki”, ma auspicano “risultati analoghi per il caso di Giulio Regeni” sul quale, insistono, siamo “ancora in attesa di una risposta chiarificatrice”. 

Da anni il Cairo ignora la richiesta della magistratura italiana di rendere noti gli indirizzi dei quattro 007 egiziani accusati dell’omicidio, necessari per poter notificare loro gli atti del processo, impedendo di fatto che il procedimento vada avanti. “Dobbiamo avere il maggior numero possibile di notizie per quanto riguarda le persone sospettate del suo omicidio”, ha spiegato Tajani, assicurando: “Noi siamo andati avanti e continuiamo a lavorare, chiediamo sempre le stesse cose continuando a interloquire con l’Egitto”. Il vicepremier ha ricordato di aver sempre portato avanti i due casi insieme, quello di Zaki e quello di Regeni, nei suoi incontri con le autorità egiziane e di aver ricevuto “risposte positive” da Al Sisi. Adesso “con un lavoro certosino il Governo è riuscito a ottenere il risultato che volevamo”, la liberazione di Patrick, e “questo perché siamo un Governo credibile, non abbiamo strillato o minacciato, abbiamo fatto lavorare l’intelligenza”. 

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