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La Giornata Parlamentare del 15 settembre 2023: la Lega va in pressing sui migranti: “La diplomazia non funziona”

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La Lega va in pressing sui migranti: “La diplomazia non funziona”

L’emergenza degli sbarchi dei migranti sulle coste italiane agita la maggioranza. È la Lega che continua ad alzare i toni, contestando l’approccio seguito finora da Giorgia Meloni, in particolare nel rapporto con la Tunisia. Lunedì in mattinata è in programma un Cdm e non si esclude che possa arrivare sul tavolo il nuovo decreto sicurezza annunciato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e da Matteo Salvini che avverte: “Ci sono tanti modi per bloccare, ridurre un flusso: a mali estremi, estremi rimedi”, dice, invocando “un centro per le espulsioni in ogni regione” La consapevolezza del vicepremier, sempre più convinto che sia in atto “un attacco all’Italia”, è che “dovremo muoverci da soli visto che l’Europa è clamorosamente assente, distante, ignorante e sorda”. “Solo da noi ci sono questi numeri, non in Spagna, in Francia, a Malta, in Grecia e in nessun’altra parte”. Non solo, è l’affondo: “Ci sono istituzioni tedesche che danno milioni di euro a Ong tedesche per portare i migranti in Italia. È un fatto”. Come è un fatto, sottolinea Salvini che oggi sarà nuovamente a processo per la Open Arms, che “quando ero Ministro io gli sbarchi erano meno di un decimo di quelli cui stiamo assistendo. E non per caso”. 

Il tema, quello della sicurezza e dei migranti, è da sempre un cavallo della Lega e sarà, in vista delle europee, argomento cruciale dei prossimi mesi anche nel confronto interno alla maggioranza. E nonostante il leader della Lega provi a gettare acqua sul fuoco delle polemiche chiarendo che “il Governo lavora insieme, senza nessuna differenziazione e nel rispetto del lavoro gli uni degli altri”, a rincarare la dose ci pensa il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa che boccia la strategia della premier di insistere sulla via diplomatica. Secondo Crippa, infatti, le diverse missioni in Tunisia, assieme alla presidente Ursula von der Leyen, non hanno funzionato come previsto; per poi aggiungere: “Bisogna tornare a fare ciò che faceva Salvini quando era Ministro dell’Interno. Lui ha dimostrato che i problemi si possono risolvere con atteggiamenti più rigidi. Non parlo solo del ripristino dei decreti Salvini del 2018, ma anche di un atteggiamento che deve essere più deciso”. Quello che sembra chiaro è che si sia passati ad una nuova fase nei rapporti interni alla maggioranza e che il tema dei migranti sarà centrale per calibrare i rapporti fra i partiti e in particolare tra la Lega e FdI.

Meloni va da Orban e loda l’Ungheria su natalità e famiglia

L’intesa tra Giorgia Meloni e Viktor Orban traspare, prima ancora che dalle dichiarazioni, dal modo in cui i due capi di governo si salutano sia in occasione del Budapest Demographic Forum sia nel bilaterale che c’è stato negli uffici del primo ministro ungherese. Al termine del faccia a faccia durato circa un’ora, in cui si è discusso delle principali questioni europee e internazionali (tra cui anche di migranti), a emergere sono le “eccellenti relazioni bilaterali tra Roma e Budapest” e l’impegno a una “stretta collaborazione tra i rispettivi Governi” in vista della presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue nel secondo semestre del 2024. Non solo, per quanto riguarda l’Ucraina i due premier concordano nel “condannare l’aggressione russa”, auspicando “una pace giusta”, e sottolineando l’importanza “di mantenere la forte unità” degli stati membri dell’Ue “in un sostegno ampio e multidimensionale” a Kiev. Meloni e Orban, tra i relatori del summit sulla natalità, ribadiscono poi l’importanza del valore della famiglia “anche in considerazione della sfida demografica che l’Europa deve affrontare”. La premier nel suo intervento sottolinea che la famiglia e la sfida demografica sono temi che l’Italia considera “fondamentali non solo per l’agenda nazionale, ma anche per quella europea”: “queste sfide sono al centro dell’azione del Governo italiano attraverso misure specifiche. Stiamo lavorando soprattutto per realizzare un cambiamento culturale significativo. Non c’è dubbio, infatti, che una grave crisi demografica investe l’Italia”. 

La crisi secondo Meloni affonda le sue radici “in un diffuso approccio culturale generalmente ostile alla famiglia”. È a questo punto che la premier ricorda il suo discorso di qualche anno fa, quello in cui disse “Sono Giorgia, sono una mamma, sono una donna, sono italiana, sono cristiana, non me lo toglierete. Quello che volevo dire è che viviamo in un’epoca in cui tutto ciò che ci definisce è sotto attacco”. E questo “è pericoloso perché la nostra identità nazionale, familiare, religiosa, è anche ciò che ci rende consapevoli dei nostri diritti e capaci di difenderli. Senza questa identità siamo solo numeri, strumenti nelle mani di chi vuole usarci. Per questo penso che una grande battaglia per chi difende l’umanità e i diritti delle persone sia anche quella di difendere le famiglie, sia anche quella di difendere le nazioni, sia anche quella di difendere l’identità, sia anche quella di difendere Dio e tutto ciò che ha costruito questa civiltà”. Nel suo discorso Meloni loda quindi proprio le politiche messe in atto da Budapest: “La mobilitazione di risorse a sostegno delle famiglie e dei bambini è essenziale e può dare risultati concreti, come ha perfettamente dimostrato l’Ungheria. Il suo esempio ci dice che le cose possono cambiare, se vogliamo che cambino”. In conclusione, Meloni si dice onorata di guidare un Governo “forte e coeso, che punta a lavorare insieme speriamo per molti anni a venire” e che ha fatto della natalità e della famiglia “una priorità assoluta”. 

È tensione nella maggioranza sugli extraprofitti. Fi punta a modificare il decreto

La maggioranza di Governo continua a dividersi sulla norma sugli extraprofitti bancari inserita nel decreto Asset, in esame al Senato. Allo scadere del termine per la presentazione delle proposte di modifica sono 551 gli emendamenti presentati, più 6 ordini del giorno e sei subemendamenti all’emendamento del Governo che trasferisce nel decreto asset il decreto Tim. Tra questi ce ne sono 11, su 66, che i forzisti hanno dedicato a “mitigare” l’impatto della tassa sugli istituti bancari, mentre sui 63 di FdI di Meloni non ce n’è neanche uno. Segno che su un tema così dibattuto, e che potenzialmente può creare malumori tra le forze di governo, si attende un segnale da Palazzo Chigi. Forza Italia ha fin da subito espresso il proprio malumore per la norma e le sue proposte si muovono come previsto su 4 assi: innanzitutto la specificazione che si tratti di un prelievo una tantum e non ripetibile, poi la deducibilità dell’imposta, l’esclusione dei titoli di Stato e l’esenzione dall’imposta delle banche di minori dimensioni o complessità operativa. Diversa la posizione di FdI, cui la leader ha chiesto, nell’assemblea con i suoi parlamentari, di “difenderne le finalità nel corso della conversione del decreto legge”. Certo, le correzioni ci saranno e del resto anche il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto apertamente che la norma “può essere migliorata”, ma il paletto arriva dalla premier: “Si potranno fare modifiche, ma a parità di gettito”. 

Un perimetro definito dunque, che rende difficile intervenire sulla platea senza spostare verso il basso l’impatto della misura, peraltro fondamentale nell’ottica della legge di Bilancio. La stima è che la misura dovrebbe portare nelle casse dello Stato tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro, ma si tratta di cifre circolate, non c’è una relazione tecnica che le indichi con certezza, sussurrano fonti vicine agli Istituti di credito, ricordando che anche tra le critiche sollevate della Bce c’era quella che il decreto “non è accompagnato da alcuna nota illustrativa che ne illustri la ratio. Inoltre, la documentazione tecnica presentata al Senato sul decreto contiene una sintesi delle principali disposizioni legislative ma nessuna spiegazione della ratio alla base del decreto-legge”. A ogni modo, la partita entrerà nel vivo la prossima settimana, con il vaglio delle ammissibilità e l’esame degli emendamenti in vista dell’approdo in aula fissato al 26 settembre. “Vediamo come evolve il confronto in Commissione, e poi ovviamente andrà fatto un punto con il governo su una questione così delicata”, spiegano da Fratelli d’Italia. 

Il Governo lancia con grande ambizione il Piano Mare

Il Governo porta a Trieste il Piano Mare, un primo passo di una “strategia concreta” che metterà la risorsa al centro dell’economia italiana. “Abbiamo istituito un ministero che si occupasse specificatamente di questo tema, creato una Struttura di missione ad hoc e affidato al Comitato interministeriale per le politiche del Mare il compito di tradurre quella visione in una strategia”, spiega la premier Giorgia Meloni, in un videomessaggio di saluto alla prima edizione del Forum Risorsa Mare promosso dal ministro Nello Musumeci e organizzato da The European House-Ambrosetti. “Questo governo ha deciso di lavorare perché venisse finalmente riscoperta e valorizzata la dimensione marittima e la millenaria vocazione agli scambi commerciali della nostra Nazione, mettendo fine al paradosso assurdo a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, il paradosso di un’Italia che ha smarrito la propria identità”, afferma, parlando di un’inversione di rotta per “guardare finalmente al mare come una risorsa che va valorizzata con una visione d’insieme”. Una delle tante sfide che attendono il Paese nell’immediato futuro, osserva, è “la corsa al mondo subacqueo e alle risorse geologiche dei fondali. Un “dominio” nuovo nel quale l’Italia intende giocare un ruolo di primo piano”. Per la prima volta, rivendica Meloni, il Governo italiano ha messo intorno a un tavolo tutti gli attori pubblici che hanno competenza sul mare, ha fatto dialogare le filiere, ha raccolto le proposte delle imprese e ha varato un documento che si occupa di tutti gli aspetti che ruotano attorno alla risorsa, con obiettivi che definisce “ambiziosi”.

Il primo tra tutti è fare dell’Italia l’hub energetico dell’Europa, con il contributo decisivo che il mare può dare sul fronte della produzione di energia rinnovabile. Ma anche la centralità che il sistema portuale e logistico può assumere nei traffici marittimi europei e internazionali, e la necessità di sostenere la transizione energetica del trasporto marittimo. E a questo, afferma, si aggiunge “il lavoro che va fatto per rafforzare il primato italiano nella cantieristica e nell’industria armatoriale e la necessaria attenzione che dobbiamo mettere alle peculiarità di chi lavora nel settore marittimo”. Con il Piano votato all’unanimità qualche settimana fa dal comitato interministeriale “torna finalmente al centro dell’agenda della politica italiana, è il primo obiettivo già raggiunto per la forte determinazione del premier. Ma non basta, bisogna lavorare con grande impegno e passione”. Il Mar Mediterraneo “non è più un Mare di frontiera ma di cerniera”, e “il Piano Mattei lo dimostra: l’Italia può diventare la naturale cerniera fra il mondo orientale e occidentale. È una candidatura ambiziosa, ma sappiamo di avere le carte in regola per poterci candidare a questo ruolo”, è convinto Musumeci. 

Bonomi alla sua ultima assemblea di Confindustria con Mattarella e Meloni

Oggi il presidente di Confindustria Carlo Bonomi guiderà l’ultima assemblea annuale del suo mandato iniziato a maggio 2020. Oltre duemila gli invitati all’auditorium Parco della Musica, tra imprenditori e rappresentanti delle istituzioni, a partire dal capo dello Stato Sergio Mattarella che all’assemblea mancava dall’ultima di Vincenzo Boccia e che potrebbe prendere la parola. In scaletta, contrariamente a quanto avvenuto in altre occasioni non vi sono interventi del Governo, né della premier Giorgia Meloni, presente in platea, né del ministro delle Imprese Adolfo Urso, né tantomeno del collega dell’Economia Giancarlo Giorgetti, assente giustificato perché a Santiago de Compostela per l’Eurogruppo informale. Ci saranno invece praticamente tutti gli altri componenti dell’esecutivo. L’assise prenderà il via alle 11.00, come di consueto, con il discorso di Bonomi che ripercorrerà i momenti salienti di questi anni alla guida di via dell’Astronomia. Era il 29 settembre quando chiedeva al governo Conte “il coraggio del futuro”, scelte “per l’Italia, anche controvento”, azioni comuni e un “nuovo grande patto per l’Italia” con le imprese e tutte le parti sociali e con “una visione alta e lungimirante”. Il 23 settembre 2021, alla prima uscita pubblica del neopremier Mario Draghi, Bonomi rilanciava quel patto sostenendo che fosse “il tempo di scegliere di cambiare”. 

Anche perché già viale dell’Astronomia intravedeva “un rallentamento della crescita legato ai rincari delle materie prime e dell’energia che iniziano a dispiegare effetti negativi sulle imprese come ombre”. E la crescita del 6% del Pil andava accolto “con soddisfazione ma senza enfasi”. Dodici mesi dopo, l’assemblea si sposta eccezionalmente in Vaticano, con un’udienza pubblica di papa Francesco: è tempo di parlare di dignità “sociale ed economica” del lavoro, della necessità di svolgerlo in condizioni di sicurezza, ma sullo sfondo resta la crisi energetica, il tetto al prezzo del gas che rischia di non essere decisivo e l’altro problema, quello dei rincari delle materie prime, su cui “non stiamo intervenendo con interventi strutturali ma solo congiunturali”. Arriviamo a quest’anno: altri dodici mesi caratterizzati anche dalla crisi climatica, dalla guerra in Ucraina, dall’urgenza di mettere a terra il Pnrr. “Sono stati anni in cui non mi sono annoiato”, ha confessato Bonomi pochi giorni fa, parlando a Confindustria Emilia Area Centro. La corsa per la successione è già partita: in pole ci sarebbero i vicepresidenti Alberto Marenghi e Maurizio Stirpe, ma circola anche il numero del presidente Veneto Enrico Carraro.