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La Giornata Parlamentare del 14 dicembre 2023. Vertice notturno tra Meloni, Macron e Scholz a Bruxelles

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Al centro dei colloqui all’Hotel Amigo nel centro di Bruxelles il patto di stabilità, la revisione del quadro finanziario pluriennale, l'apertura dei negoziati per l'ingresso dell'Ucraina nell'Ue.

La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.

Incontro informale notturno tra i tre leader a Bruxelles

Questa notte c’è stato un incontro di oltre due ore tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. L’incontro, cui per circa mezz’ora si è aggiunto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, si è svolto in una saletta del bar dell’hotel Amigo, nel centro di Bruxelles, in cui alloggiano i tre leader. Il colloquio Meloni-Macron era inizialmente previsto per oggi ma è stato anticipato al termine del vertice Ue-Balcani Occidentali. I due leader si sono quindi seduti a un tavolino in una saletta del bar dell’hotel, davanti a una bottiglia di vino rosso, francese. Poco distante, seduto a un tavolo per una birra con il suo staff, anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che si è unito a Meloni e Macron per una mezz’ora. 

In un’atmosfera rilassata, tra battute, sorrisi e strette di mano, il vertice si è concluso intorno all’una di notte, sotto lo sguardo di giornalisti, staff (tra gli altri il ministro Raffaele Fitto e il nuovo consigliere diplomatico Fabrizio Saggio), ospiti dell’hotel. Nessuna indiscrezione sui temi, anche se sicuramente saranno stati affrontati i dossier più complessi del Consiglio che si apre oggi: il patto di stabilità, la revisione del quadro finanziario pluriennale, l’apertura dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue su cui pesa il veto dell’Ungheria di Viktor Orban. A questo proposito, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, si lavora a un bilaterale tra Meloni e Orban, da tenersi oggi a margine del Consiglio. Al termine Meloni e Scholz non hanno rilasciato dichiarazioni, mentre Macron si è fermato per una battuta con i cronisti: “Il colloquio è andato molto bene, è stata un’ottima discussione”, ha detto. 

Meloni è pronta a dire la sua al Consiglio Ue

Giorgia Meloni è arrivata a Bruxelles alla vigilia di un Consiglio europeo con una certezza: sui principali dossier la strada per l’Italia sarà in salita, a partire da quello, delicatissimo, del bilancio comune. E se scontro sarà, lo sarà anche sul patto di stabilità, con le squadre in campo pressoché identiche: da un lato i Paesi Med, dall’altro il fronte del Nord. “Un veto italiano? Non escludo nessuna scelta”, ha avvertito la premier nelle sue comunicazioni al Senato. Subito dopo Meloni e i Ministri si sono presentati al Quirinale per il pranzo che precede i vertici europei. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha mancato di affrontare i principali temi che attendono il Governo a Bruxelles, incluso quello del patto di stabilità, un punto sul quale il capo dello Stato ha rimarcato la necessità della consapevolezza e del consenso di tutti. Serve, in sostanza, buon senso e ragionevolezza. Di patto di stabilità non è detto che si parli al Consiglio europeo vero e proprio ma negli incontri a margine. La settimana prossima, probabilmente in videocall, è previsto un nuovo Ecofin straordinario mentre il summit dei 27 è nato già tempestato dai conflitti: da quello tra i 26 e l’Ungheria sull’adesione dell’Ucraina, a quello tra frugali e Paesi Med sulla messa in campo di più fondi comuni sul capitolo della migrazione e a quello dell’innovazione dell’industria. Su entrambi i punti l’Italia non mancherà di dire la propria. Di allargamento si è parlato già al vertice Ue-Balcani Occidentali che, ieri sera, ha preceduto il summit vero e proprio. 

L’Italia ha chiesto che sia dato “un segnale chiaro” alla Bosnia. Per Roma non basta scrivere nelle conclusioni che l’Ue è “pronta” ad aprire i negoziati con Sarajevo, quei negoziati vanno aperti, pur sottolineando certe condizionalità che la Bosnia dovrà rispettare l’ok al quadro negoziale. Non tutti nell’Ue sono d’accordo. Meloni non si opporrà né all’allargamento all’Ucraina né a nuovi fondi per Kiev e la premier lo ha ribadito anche in una conversazione telefonica con Volodymyr Zelensky, al quale ha assicurato “il sostegno italiano in ogni ambito”. Il fronte dei frugali, Olanda in testa, vuole vederci chiaro. Lo scontro è dietro l’angolo, anche perché sul bilancio europeo il clima non è dei migliori: un accordo a 27 viene visto come un’utopia, il paragrafo che nelle conclusioni parla del quadro finanziario pluriennale è di fatto bianco. Dai 66 miliardi aggiuntivi proposti dalla Commissione si è passati ai 22,5 della mediazione condotta da Charles Michel che ha messo sul tavolo un complesso schema di ridistribuzione delle risorse. Le priorità restano le stesse: sostegno a Kievmigranti e imprese. La quota di 50 miliardi per l’Ucraina potrebbe salvarsi dal veto ungherese scorporandola dalla revisione del bilancio 2021-27 e creando un’assistenza macro-finanziaria aggiuntiva, che comunque non passa per i vertici europei. 

È scontro in Senato, Meloni sventola il fax di Di Maio sul Mes

Quando Giorgia Meloni sventola il fax con cui Luigi Di Maio diede istruzioni all’ambasciatore a Bruxelles di sottoscrivere le modifiche al Mes, si scatena la standing ovation della maggioranza e si surriscalda il clima al Senato, teatro di uno scontro aperto della premier con M5S e Pd. Dalla posizione in Europa a quella sulla crisi in Medio Oriente, due giorni di accuse incrociate, soprattutto su un tema che crea qualche fibrillazione anche nel centrodestra: perché mentre la leader di FdI si prepara a intervenire a Palazzo Madama, il suo vicepremier Matteo Salvini ribadisce che “la posizione della Lega è sempre stata chiara su questo punto. Assolutamente è un no” alla ratifica della modifica del Mes. E non passa inosservato il leghista Massimiliano Romeo quando dice che per la Lega “il risparmio degli italiani viene al primo posto: un messaggio chiaro agli oligarchi di Bruxelles”. Ancora una volta le scintille sono soprattutto con il M5S; il primo affondo della premier è sui risultati economici dei governi Conte: “Dopo il Covid il Pil ha avuto solo un rimbalzo del gatto morto”. Poi quello sull’Ucraina: “Dite che la Russia vuole la pace, ma è la propaganda di Putin”, nota Meloni che, alla vigilia del Consiglio Ue chiamato a discutere dell’iter di adesione dell’Ucraina, sente Volodymyr Zelensky confermandogli “sostegno in ogni ambito”. 

Poi ancora una replica piccata sul conflitto fra Hamas e Israele: “Il governo Conte è quello che ha venduto più armi di tutti a Israele”. Quindi si arriva al nuovo Mes, che l’Italia assieme agli altri Paesi dell’Eurogruppo sottoscrisse il 27 gennaio 2021: “Questa firma è stata fatta un giorno dopo le dimissioni del governo Conte, contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, con il favore delle tenebre”, attacca Meloni. E sventolando il messaggio d’istruzione inviato il 20 gennaio 2021 dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio all’ambasciatore Maurizio Massari, accusa il leader M5S di aver lasciato “un pacco al Governo successivo”; la seduta si infiamma e il presidente del Senato Ignazio La Russa deve a più riprese richiamare alcuni colleghi. La presidente del Consiglio ribadisce che intende seguire “il mandato del Parlamento”, ossia chiudere la partita del patto di stabilità prima di affrontare il dossier Mes. La ratifica è all’ordine del giorno, ma le opposizioni accusano la maggioranza di “autostruzionismo”, allungando i tempi della discussione sul decreto anticipi per fare slittare lo spinoso voto al 2024. 

L’Albania sospende la ratifica dell’accordo Meloni-Rama sui migranti

In Albania si ferma, almeno temporaneamente, il percorso per l’approvazione dell’intesa con l’Italia sui migranti. La ratifica dell’accordo sottoscritto da Giorgia Meloni ed Edi Rama, che era prevista per oggi nel Parlamento di Tirana, è stata sospesa dalla Corte Costituzionale, che ha accettato di esaminare due ricorsi presentati dall’opposizione. Tutto è quindi rimandato alla sentenza di merito, che dovrà arrivare entro tre mesi. Palazzo Chigi ha registrato questo passaggio scegliendo di non commentare una decisione tecnico-giuridica di un Paese terzo. E in ogni caso è emerso che non c’è alcuna preoccupazione su eventuali ritardi sulla messa in campo del memorandum. Il protocollo siglato dai due capi di governo lo scorso novembre, che prevede tra le altre cose la creazione di due centri di accoglienza e rimpatrio sul suolo albanese ma finanziati e gestiti dall’Italia, ha creato duri scontri tra maggioranza e opposizione sia a Roma che a Tirana. 

Nella capitale albanese il centrodestra, avversario dell’esecutivo socialista, si è spinto fino al più alto tribunale per denunciare un meccanismo di cooperazione che sarebbe in contrasto con la Costituzione e con le convenzioni internazionali alle quali il Paese aderisce. In particolare, nei due ricorsi presentati è stato affermato che il protocollo con l’Italia porterebbe l’Albania a rinunciare alla sua sovranità, e in ogni caso sarebbe necessaria l’autorizzazione del presidente della Repubblica. Su questi rilievi è arrivato un primo pronunciamento della Corte costituzionale, non nel merito ma sulla legittimità: la presidente Holta Zaçaj, infatti, ha spiegato che “il collegio dei giudici ha considerato che i ricorsi presentati rispettano i criteri richiesti, ed ha deciso di esaminarli in seduta plenaria”. A questo punto, le procedure parlamentari per la ratifica dell’accordo vengono sospese fino a quando gli alti magistrati non si esprimeranno con una sentenza che dovrebbe arrivare entro marzo.

Schlein lancia il cantiere Europa: “Noi agli antipodi rispetto ad Atreju”

Non chiamatela anti Atreju, perché la due giorni organizzata dal Pd sull’Europa, sottolinea Elly Schlein, era stata lanciata “prima” della kermesse di FdI. Dopodiché, assicura la segretaria dem, “è chiaro che c’è una concomitanza che farà vedere come siamo agli antipodi sui temi dell’Europa”. Alla due giorni organizzata dal Pd venerdì e sabato agli studios di via Tiburtina per disegnare “L’Europa che vogliamo” sfileranno infatti i big dell’europeismo dem. Sabato mattina è previsto il discorso sull’Europa di Romano Prodi, mentre nella giornata di venerdì il Commissario Ue agli affari economici Paolo Gentiloni, dialogherà con la capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo Iratxe García Pérez sul futuro dell’Ue; l’ex premier Enrico Letta, insieme al Commissario europeo Nicolas Schmit, a Mariana Mazzucato e a Lucrezia Reichlin, si concentreranno sulle “sfide dell’Europa progressista”. Previsti poi, tra gli altri, gli interventi di Federica MogheriniRosy BindiEnrico GiovanniniEmanuele De Felice, mentre nel pomeriggio di venerdì ci sarà spazio per i tavoli tematici su Europa sostenibile, Europa sociale, Europa dei diritti, Europa che innova, Le riforme dell’Europa, Europa nel mondo, che contano già oltre 600 iscritti. 

Nelle stesse ore, a Castel S.Angelo, ospiti di Giorgia Meloni ci saranno Elon Musk, il primo ministro britannico Rishi Sunak, quello albanese Edi Rama e il leader di Vox Santiago Abascal. E’ su quest’ultimo che si concentra Schlein: “È un eversore che ha detto che vorrebbe vedere Pedro Sanchez appeso per i piedi. Lo ridirà anche dal palco della festa di Fdi? Non abbiamo ancora sentito una parola di presa di distanza da Meloni”, attacca la leader dem che marca la distanza tra i due schieramenti. “Ho sentito anche oggi la premier dire che noi saremmo contro gli interessi nazionali; voglio dirle che chi ha scelto sempre gli alleati sbagliati perché nemici dell’Italia è proprio Giorgia Meloni.  È lei che è andata da Orban e dal gruppo di Visegrad a dire che avevano ragione loro, a dire no alla solidarietà sull’accoglienza”. Sul Patto di stabilità e crescita “sono loro che rischiano di farci tornare all’austerità dei rigidi parametri quantitativi sul deficit e sono sempre loro che ospitano sul palco le peggiori destre d’Europa, che vengono a Firenze a dire che è sbagliato sostenere l’Ucraina contro Putin”. 

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’approvazione definitiva del cosiddetto decreto anticipi o fiscale. A seguire, dibatterà sulla Legge di delegazione europea 2022-2023, sulla proposta di legge sugli illeciti agro-alimentari, sulla pdl di ratifica dell’Accordo del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES) e sulla proposta di legge in materia di prescrizione

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali dibatterà sulle pdl per l’abrogazione di norme prerepubblicane e svolgerà diverse audizioni sull’Atto Ue sulla politica strategica pluriennale per la gestione europea integrata delle frontiere. La Esteri, con la Politiche dell’Ue, audirà il presidente della Commissione Affari europei dell’Assemblea della Macedonia del Nord sulle risoluzioni relative sull’allargamento dell’Unione europea ai Balcani occidentali. La Difesa ascolterà i rappresentanti dell’Agenzia Difesa Servizi sulle tematiche relative alla produzione di beni e servizi d’interesse per la dotazione di mezzi del settore della Difesa.La Cultura esaminerà la proposta di legge per l’istituzione della figura professionale dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado. La Ambiente, con la Attività Produttive, si confronterà sul decreto per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023. 

La Trasporti esaminerà la legge quadro in materia di interporti. La Attività Produttive esaminerà la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 e alle 14.30 ascolterà il Ministro del turismo Daniela Garnero Santanchè in merito alla situazione del turismo anche alla luce della chiusura della stagione estiva 2023 e all’esito della campagna promozionale curata dal Ministero del turismo. La Lavoro dibatterà sulla pdl per la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche, e ascolterà i rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL nell’ambito dell’esame delle pdl per favorire l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere. La Affari Sociali esaminerà la pdl sulle politiche sociali ed enti del Terzo settore e le pdl per l’istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione veterinaria. 

Al Senato

Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. L’assemblea di Palazzo Madama riprenderà i propri lavori lunedì 18 dicembre alle 16.30 con l’esame della legge di bilancio 2024 e del bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026

Per quanto riguarda le Commissioni, la Bilancio entrerà nel vivo della discussione della legge di bilancio 2024 e del bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026. Tutte le altre Commissioni invece non terranno seduta.