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La Giornata Parlamentare del 13 luglio 2023: Giorgia Meloni il 27 sarà alla Casa Bianca, le opposizioni attaccano sulla giustizia

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Si chiude il vertice Nato. Meloni il 27 sarà alla Casa Bianca da Biden

Giorgia Meloni lascia Vilnius soddisfatta per l’esito del vertice Nato: cita le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, senza entrare però nel dettaglio, “precondizione” per lavorare per la pace, e fa il punto sull’aumento delle spese militari. La premier rimarca anche la maggiore “consapevolezza” degli alleati della necessità di rafforzare quel fianco Sud che per l’Italia è cruciale e chiude la giornata con il tanto atteso invito ufficiale alla Casa Bianca, il prossimo 27 luglio, da parte di Joe Biden: un bilancio positivo per l’Italia. Prima di rientrare, la premier chiude la sua conferenza stampa rivendicando “il ruolo dell’Italia” nell’alleanza atlantica. Il messaggio principale è quello del faro da accendere sul Mediterraneo, sull’Africa, su cui, a suo dire, finalmente ci sono orecchie attente nei corridoi dei LitExpo che ha ospitato per due giorni leader, delegazioni e giornalisti. “E la questione compare, seppure sinteticamente, anche nel lunghissimo comunicato finale del vertice che ha saputo prendere “decisioni importanti e non scontate, e di farlo insieme”:  è “l’unità”, ribadisce la premier l’unica certezza che si ha anche “in questo tempo incerto” e l’unica garanzia, insieme alla “determinazione a difendere i valori e le regole del diritto internazionale”.

La guerra di aggressione all’Ucraina sta mostrando che “viviamo in un mondo sempre più interconnesso” e che a farne le spese sono soprattutto i paesi africani. “Lo dico non perché sia una fissazione dell’Italia” ma “perché quello che succede in un quadrante si ripercuote negli altri”: la catena si può spezzare solo con quella presenza più massiccia ma non “predatoria”, dopo anni in cui quel fronte non ha più suscitato l’interesse, né dell’Europa né degli Stati Uniti. Non si può demandare a “soggetti esterni il controllo della sicurezza”, ragiona la premier augurandosi che dopo quello che è successo in Russia si “aprano gli occhi” anche sulla Wagner nei paesi del Nord Africa. La questione potrebbe essere stata posta anche nel colloquio con Erdogan; la premier, interpellata, derubrica a “fatto non prioritario” l’ingresso della Turchia nella Nato, che pure il presidente turco ha posto sul piatto per il suo via libera all’ingresso della Svezia nella Nato, mentre rilancia il percorso per accogliere l’Ucraina, prima nella Ue e anche nell’alleanza. Intanto l’Italia, insieme al G7, si è impegnata con le “garanzie di sicurezza” che prevedono accordi “specifici, bilaterali e a lungo termine” sulle forniture militari, questione assai delicata su cui la premier non entra nel merito, anche perché un accordo potrebbe dover passare dal Parlamento, come dovrebbero fare gli altri paesi a partire dagli Usa, proprio per blindare il sostegno a Kiev a prescindere dai Governi che ci saranno. 

Mattarella vede i vertici della Cassazione al Quirinale

 “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale la dottoressa Margherita Cassano, Prima Presidente della Corte di Cassazione e il dottor Luigi Salvato, Procuratore Generale della Corte di Cassazione”. Con questa stringata nota il Quirinale rende pubblico un incontro che poteva restare riservato. È invece il segno di quanto l’allarme stia crescendo intorno ai rapporti tra magistratura e governo: una chiamata certamente non rituale quella fatta dal Capo dello Stato che tutta da interpretare visto l’assoluto riserbo del Colle sui contenuti di una riunione ai più alti livelli. Sergio Mattarella è infatti anche il presidente del Csm mentre la Corte suprema di Cassazione è il vertice della giurisdizione ordinaria. La sola convocazione rappresenta di per sé un segnale dell’attenzione del Quirinale agli ultimi sviluppi giudiziari che toccano la politica, dal caso Delmastro a quello che sta interessando la ministra del turismo Daniela Santanchè, fino al più clamoroso che ha investito la seconda carica dello Stato, cioè il presidente del Senato Ignazio La Russa. Le questioni sono tante ma certamente la nota ufficiosa diffusa la scorsa settimana da fonti di Chigi, poi riconosciuta nei contenuti dalla premier Giorgia Meloni, è stata spulciata nelle virgole sia dal Quirinale che dalla magistratura. 

È bene rileggerla: “In un processo di parti non è consueto che la Parte pubblica chieda l’archiviazione e il gip imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti d’indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”. All’accusa, mai smentita dal Governo, l’Associazione Nazionale Magistrati ha replicato con durezza: “Dalle fonti di palazzo Chigi è arrivata un’accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura collocandola in un ruolo politico di opposizione e che viene tradotta da gran parte delle toghe come un’accusa implicita di golpismo. Tutto ciò avviene mentre il presidente ha sul tavolo il disegno di legge di riforma della Giustizia che dovrà essere trasmesso alle Camere; l’esame è in corso e verrà autorizzato, anche se ci sono alcune perplessità per il Colle. Può darsi che il presidente stia valutando, visto che sono stati già annunciati dal Governo una serie di emendamenti che ci si augura siano migliorativi. 

Meloni parla dello scontro sulla giustizia e prende le distanze da La Russa

Giorgia Meloni assicura di non voler “alcun conflitto” con la magistratura anche se mette la faccia sulla nota di Palazzo Chigi in cui si accusava parte della magistratura di fare “opposizione” e “campagna elettorale” e, per la prima volta, parla del caso La Russa, prendendo le distanze dal presidente del Senato. Dopo giorni di silenzio, la presidente del Consiglio è tornata a parlare al termine del vertice Nato: al di là delle questioni geopolitiche, molte delle domande si sono incentrate sul tema della giustizia e sui tre casi che nelle ultime settimane hanno creato imbarazzo al Governo, quello della ministra del Turismo Daniela Santanchè, quello del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e infine quello del figlio di Ignazio La Russa, accusato di stupro, tutti deflagrati proprio mentre il Governo ha varato la prima parte della riforma della Giustizia. La Meloni a Vilnius garantisce che “non c’è nessun conflitto con la magistratura”, ma assicura anche che “abbiamo un programma chiaro” che prevede la separazione delle carriere. Se da un lato, quindi, la premier sembra voler stemperare le tensioni, dall’altro rincara la dose contro quei magistrati dell’Anm che rilasciano “dichiarazioni un po’ apocalittiche”. 

Per Meloni sbaglia chi mette “insieme quel che è nel programma del Governo e i casi specifici” e quindi “consiglio prudenza”. Sui tre casi specifici, la premier difende a spada tratta Delmastro, per il quale il Gip ha chiesto al Pm l’imputazione coatta; per lei è una “questione politica”: “Il giudice non dovrebbe sostituirsi al Pm formulando l’imputazione quando il Pm non intende esercitare l’azione penale”. Difesa (un po’ meno netta) anche per la Santanchè: la sua “è una questione extrapolitica” che “non riguarda il suo ruolo di Ministro che sta svolgendo molto bene. La questione è complessa, va vista nel merito e il merito compete alle aule di tribunale non alle trasmissioni tv”; comunque, assicura, “un avviso di garanzia non determina in automatico le dimissioni di un Ministro”. Invece per la prima volta la presidente del Consiglio parla del caso di Leonardo Apache La Russa e dalla reazione del padre che, tra le altre cose, aveva sollevato “molti interrogativi” su “una denuncia presentata dopo quaranta giorni” con un racconto che lascia “molti dubbi”: “Comprendo molto bene da madre la sofferenza del presidente del Senato”, dice Meloni, ma “non sarei intervenuta nel merito della vicenda. Io tendo a solidarizzare per natura con una ragazza che ritiene di denunciare e non mi pongo il problema dei tempi”. Poi naturalmente “bisogna andare nel merito di cosa accaduto” ma “mi auguro che la politica possa starne fuori”. 

Le opposizioni attaccano sulla giustizia e accusano Meloni

Le opposizioni attaccano sulla giustizia. “Un brutto spettacolo per il Paese”, ha detto la segretaria Pd Elly Schlein, perché la presidente del consiglio “difende l’indifendibile” e “a reti unificate accusa la magistratura” aprendo “uno scontro istituzionale inaudito”. Giuseppe Conte ha tirato dritto sulla strada tracciata dal M5S: “Chiederemo la calendarizzazione della sfiducia al ministro Santanché fino a quando non verrà fatta”. Il fronte della maggioranza non è apparso granitico e la Lega non sembra disposta a difendere gli esponenti di FdI finiti nel mirino; se Meloni ha rivelato riserve sulle uscite del presidente del Senato Ignazio La Russa, il vicesegretario leghista Andrea Crippa è stato anche più deciso: “La Russa è la seconda carica dello Stato, per questo sarebbe stato “più opportuno il silenzio nei confronti di una ragazza che sta denunciando una violenza”. 

Sullo sfondo, c’è il rapporto del Governo con le toghe: il Ministro della Giustizia Carlo Nordio è rimasto nel solco tracciato da Palazzo Chigi; ha rivendicato la nota sulla “fascia” di magistrati che fanno opposizione, ma ha spiegato: “Non entrerei mai in conflitto con la magistratura. Questo non significa che non ci siano dei confronti sui temi sui quali abbiamo opinioni diverse”. Ma il leghista Crippa ha puntualizzato: “Non vedo un complotto dei magistrati contro il Governo. Ci sono da parte della magistratura delle indagini: aspettiamone serenamente le conclusioni. La Lega chiede di abbassare i toni. Basta scontri e polemiche”. Il Guardasigilli ha comunque difeso la riforma da quelli che potrebbero essere i dubbi del Colle: “Mi inchino agli orientamenti del Quirinale; trattandosi di un disegno di legge, e non di un decreto, il transito al Quirinale è un atto dovuto”, ha spiegato, ribadendo però che l’abuso d’ufficio “è una sorta di reato residuale” quindi, “a questo punto abolirlo era l’unica soluzione possibile”. Più che il fronte unito delle opposizioni, a prendere la parola è stato il campo progressista, visto che il Terzo Polo in giornata è stato parco di commenti. “L’attacco ai magistrati è partito da una nota” di Palazzo Chigi, ha ricordato il deputato dei Verdi-Si Angelo Bonelli, mentre il leader di Si Nicola Fratoianni ha ironizzato su Meloni: “Arrampicarsi sugli specchi non può essere uno sport estivo”. E Riccardo Magi, di Più Europa: “Il cortocircuito di Giorgia Meloni è totale”. 

La Camera approva la delega fiscale

La Camera ha approvato la delega fiscale con 187 voti a favore, 97 contrari e 6 astenuti. Ai sì della maggioranza si sono aggiunti quelli di Iv e Azione mentre +Europa si è astenuta. Passa al Senato, dunque, il provvedimento che contiene, tra l’altro, la detassazione di tredicesime, straordinari e premi di produzione, flat tax incrementale per gli autonomi e superamento graduale dell’Irap. Tra le novità di giornata arriva una norma che allenta la stretta prevista nella prima versione del testo sulla vendita online delle e-cig: il divieto non sarà più relativo a prodotti provenienti da qualsiasi Stato estero, come inizialmente previsto, ma solo fuori dall’Europa ma chi li ordina dovrà ritirarli dai tabaccai o nei negozi specializzati. Altre modifiche sono già in programma per Palazzo Madama con il testo che tornerà poi in terza lettura a Montecitorio. “Abbiamo scritto una pagina importante del nostro sistema tributario, e abbiamo di che essere orgogliosi”, ha detto il viceministro Maurizio Leo dopo il voto finale. 

Arrivato al termine di una giornata complessa per la maggioranza che ha visto, tra l’altro, il Governo andare sotto in Aula su un ordine del giorno del Pd che chiedeva, in sostanza, una campagna informativa contro l’evasione fiscale: parere favorevole del rappresentante del governo con il sottosegretario leghista Federico Freni, ma, dopo l’illustrazione del Dem Gianni Cuperlo che è andato all’attacco dell’esecutivo, la maggioranza sceglie di votare contro e manda dunque tecnicamente sotto l’esecutivo con 148 no e 131 sì. Per il centrosinistra è stato “sconfessato il sottosegretario”; la maggioranza si difende sostenendo che la contrarietà non era verso l’esponente del Governo ma contro l’attacco all’esecutivo fatto da Cuperlo. Palazzo Chigi derubrica l’accaduto a un episodio poco rilevante e anche Freni parla di una “tempesta in un bicchier d’acqua” e di un parere che era diventato di fatto negativo dopo l’illustrazione del Pd. Ma dietro le quinte si registrano scambi d’accusa reciproci, e non manca chi, di fronte a un nuovo inciampo d’Aula, ammette una “mancanza di coordinamento” tra maggioranza e Governo. D’altra parte, l’opposizione, Pd e M5S in primis, sembra aver scelto ormai una linea più dura: i Dem vanno alla carica contro la social card varata dal Governo per i redditi più bassi e i pentastellati tornano sulla questione superbonus

Alla Camera

Dopo che ieri è stata approvata la delega al Governo per la riforma fiscale, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. L’aula di Montecitorio riprenderà i suoi lavori domani alle 9.00 con l’esame del decreto sulle misure urgenti per gli Enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico.Successivamente si confronterà sul Conto consuntivo della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2022 e sul Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l’anno finanziario 2023. Anche le Commissioni oggi non si riuniranno.

Al Senato

L’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 15.00 per lo svolgimento delle Interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali esaminerà il ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, le pdl per l’elezione diretta dei presidenti delle province, dei sindaci metropolitani e dei sindaci, il ddl per la modifica dell’articolo 117 della Costituzione sulla tutela della salute e dibatterà sulla proposta d’indagine conoscitiva riguardante le conseguenze delle tecnologie di Intelligenza Artificiale sulla sicurezza nazionale, nonché sulla trasparenza dei processi decisionali ed elettorali e sulla proposta d’indagine conoscitiva sul fenomeno della prostituzione realizzata attraverso piattaforme telematiche di incontri. La Giustizia dibatterà sul ddl relativo alla geografia giudiziaria, sul ddl relativo alla sottrazione o trattenimento anche all’estero di persone minori o incapaci, sul ddl sul legittimo impedimento del difensore e sul ddl sulle spese della giustizia per il recupero dei crediti professionali, infine, svolgerà delle audizioni sul ddl sulla delinquenza minorile. 

La Politiche dell’Ue dibatterà sul decreto salva infrazioni e sugli aspetti istituzionali della strategia commerciale dell’Unione europea. La Finanze proseguirà le audizioni del disegno di legge sugli interventi a sostegno della competitività dei capitali. La Cultura dibatterà sul ddl per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e l’istituzione dei nuovi Giochi della gioventù. Alle 8.30, la Industria e Agricoltura ascolterà il Ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso sull’approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche. La Affari Sociali e Lavoro esaminerà il ddl per la diagnosi e prevenzione diabete tipo 1 e celiachia, il ddl per l’inserimento lavorativo persone con disturbi dello spettro autistico e il ddl per l’istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sull’emergenza da SARS-CoV-2.