politica

La Giornata Parlamentare del 12 maggio 2023: Zelensky atteso a Roma, il Governo è al lavoro sulla delega fiscale in vista della manovra

di |

Zelensky atteso a Roma. Mattarella in Norvegia ribadisce la vicinanza a Kiev

“Contrastare la politica di aggressività della Russia è necessario ma non ci deve distogliere dalla ricerca di un approdo di pace”. Sergio Mattarella, a Oslo per una visita di Stato molto attesa, ribadisce la linea scelta dall’Europa e dalla Nato a difesa dell’Ucraina, mentre già circola la notizia che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si starebbe preparando a venire a Roma, tra sabato e domenica, dove dovrebbe incontrare il Papa, lo stesso capo dello Stato e la premier Giorgia Meloni. E più tardi, mentre Mattarella parla al Palazzo Reale dello stretto legame tra Italia e Norvegia a partire dalla presenza nell’Alleanza Atlantica che promuove il multilateralismo e la difesa delle libertà e della democrazia, arriva una conferma che le diplomazie sono a lavoro per definire l’agenda degli incontri del presidente ucraino in Italia. “La Russia è stata irrazionale nelle motivazioni e nei comportamenti, ci auguriamo che a Mosca tornino elementi di razionalità”, dice in mattinata Mattarella al primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre.

La Norvegia, del resto, è un paese in prima linea anche per la sua vicinanza geografica a Mosca e recentemente ha confermato l’invio di aiuti militari a Kiev per i prossimi cinque anni ma, d’altro canto, ha interesse anche a una normalizzazione dei rapporti con la federazione russa. Per il premier norvegese, infatti, c’è da considerare anche i rapporti con Mosca con cui condividono 200 km e il mare; perciò, a suo avviso si deve ragionare su una soluzione politica perché quella militare non ci sarà. La Russia, ha convenuto il capo dello Stato, ha creato un enorme problema di sicurezza nell’Europa tanto che Svezia e Finlandia, paesi prima neutrali, sono entrate nella Nato. Ma bisogna lavorare in modo intenso ed equilibrato per prefigurare già adesso la fase della fine della guerra, quando avverrà. Oggi, ha aggiunto, ci misuriamo in una lotta “contro le tenebre che l’insensata aggressione della Federazione Russa all’Ucraina cerca di portare nel nostro continente”. La Norvegia non è nell’Ue ma è tra i fondatori dell’Alleanza Atlantica e condivide quindi la “visione di una comunità internazionale fondata sul multilateralismo”. La visita del presidente della Repubblica è servita a rinnovare i legami storici tra Italia e Norvegia, ma anche a sancire nuove collaborazioni come sulle energie rinnovabili

Meloni chiude il secondo round delle nomine con Rai, Polizia e Gdf

Giorgia Meloni ha chiuso il secondo round delle nomine: in un Cdm lampo cambia il Capo della polizia e nomina, a cascata, il prefetto di Roma. E soprattutto completa l’operazione sulla Rai, avviata la scorsa settimana con il decreto che cambia le regole per le fondazioni liriche (e con le dimissioni dell’Ad Carlo Fuortes) e dà un nome, definitivo, al nuovo comandante della Guardia di Finanza, anche se la formalizzazione arriverà solo al prossimo Cdm: rimarrà Andrea de Gennaro, quello che solo due giorni fa ha preso l’interim al posto di Giuseppe Zafarana, passato alla presidenza dell’Eni. È il nome su cui più si era speso, si racconta in ambienti della maggioranza, il braccio destro della premier Alfredo Mantovano. Era un gioco a incastri che in molti scommettevano non si sarebbe chiuso, vista l’assenza del ministro dell’Economia, ma già a inizio settimana gli alleati avevano stabilito di chiudere nel più breve tempo possibile; tutti scommettevano che si sarebbe andati alla prossima settimana, anche per evitare di fare uno sgarbo a Giancarlo Giorgetti, impegnato in Giappone con il G7, ma il bilancio non è poi così a sfavore della Lega, che incassa il capo della Polizia, Vittorio Pisani, vicino al ministro Matteo Piantedosi

Pisani prende il posto, dopo appena due anni, di Lamberto Giannini, spostato alla prefettura di Roma (ma con poteri speciali per il Giubileo 2025). Il partito di Matteo Salvini verrebbe “ampiamente ricompensato” anche con le nomine interne alla Rai, dove l’indicazione come Ad di Roberto Sergio non avrebbe trovato ostacoli (va bene anche a Fi). Senza contare che poi dalla prossima settimana ci saranno altre indicazioni da dare per le partecipate non quotate, Rfi e Trenitalia, l’ultima partita del grande girone delle nomine che dovrebbe chiudersi entro la fine del mese. Tutto si è deciso dunque rapidamente in riunioni ristrette fino a prima del Cdm. Giorgetti è in Giappone (e alle prese con la grana del Mes), mentre a Roma il Cdm certifica, come si legge anche nel comunicato finale, che “l’accordo politico” è stato raggiunto. Ma, fanno sapere fonti di Governo, proprio lo stesso Giorgetti avrebbe chiesto di aspettare la sua presenza per formalizzare la nomina di De Gennaro alla Gdf, richiesta che non è arrivata invece per la Rai. Non è un segreto che De Gennaro non fosse il nome su cui puntava il titolare di via XX Settembre che, facendo asse con il Ministro della Difesa Guido Crosetto, aveva proposto Umberto Sirico, comandante dei reparti speciali della Gdf. 

Il Governo è al lavoro sulla delega fiscale in vista della manovra

Il vicepremier e Ministro alle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini ribadisce la decisione del Governo di intervenire via delega fiscale sulle cosiddette “microtasse” a partire proprio dal superbollo ma Confindustria parla di coperture “poco decifrabili”, una flat tax incrementale di “difficile attuazione” e preoccupazione sull’Irap. La riforma del fisco del Governo Meloni non convince così gli industriali, che restano cauti anche sul taglio del cuneo fiscale: la strada è quella giusta, ma deve diventare “strutturale”, torna a ripetere il presidente degli industriali Carlo Bonomi, che getta il guanto di sfida all’esecutivo, ora il vero banco di prova sarà la legge di bilancio. Il cantiere della riforma, nel frattempo, si arricchisce di giorno in giorno: il viceministro Maurizio Leo conferma l’obiettivo di arrivare all’aliquota Iva zero, nel quadro di un’omogeneizzazione e sempre trovando “le risorse adeguate”, e apre alla possibilità di ridurre l’aliquota per attirare le imprese dall’estero: “Penso sia una cosa che si può fare”. 

Ma sono tante le misure allo studio: si va dalla riforma dell’Irpef con il passaggio da 4 a 3 aliquote, che dovrebbe partire già dal 2024, alla possibile riduzione della tassazione per le tredicesime dei dipendenti, dagli interventi per le famiglie e la natalità (ragionando sul reddito disponibile, suggerisce Giancarlo Giorgetti: per le famiglie con figli è minore e quindi dovrebbe avere aliquote più basse) alla sforbiciata sulle microimposte, a partire dal superbollo auto, una misura quest’ultima subito promossa dall’Aci. Ma a determinare cosa si potrà fare davvero saranno le risorse a disposizione e la prima verifica si avrà in autunno con la Nadef, da cui arriverà il quadro per la prossima manovra. Al momento si parte con il tesoretto di 4,5 miliardi in deficit già ricavati col Def e destinati alla riduzione delle tasse. Proprio sul nodo delle risorse per attuare la riforma, intanto, esprime qualche dubbio Confindustria: “Resta poco decifrabile il tema delle coperture finanziarie”, evidenzia in audizione il vicepresidente per il credito, la finanza e il fisco di viale dell’Astronomia, Emanuele Orsini, “Una prima fonte di entrate potrebbe venire dalla revisione delle agevolazioni fiscali”, suggerisce, invitando però a evitare “colpi di scure”. Il tesoretto delle tax expenditure è proprio quello cui punta ad attingere il Governo: nel mirino ci sono in particolare i 226 crediti d’imposta che, con un’operazione di “pulizia”, possono fruttare risorse utili per intervenire sull’Irpef. 

È sprint per le elezioni amministrative: test su centrodestra e patto Pd-M5s

Domenica e lunedì ci sono le elezioni amministrative: in tutto, poco meno di sei milioni e mezzo di elettori saranno chiamati a scegliere il sindaco. Per il centrodestra l’obiettivo è confermare l’onda lunga del voto di settembre, della vittoria alle politiche che ha portato Giorgia Meloni al governo. Per il centrosinistra l’esame è duplice; uno è sull’alleanza Pd-M5S, almeno in quei Comuni dove è stato raggiunto l’accordo: su 17 capoluoghi al voto, la coalizione giallorossa corre in sei. L’altro è sull’effetto Elly Schlein: per il responsabile Enti Locali del Pd Davide Baruffi “Questo appuntamento può dare un senso di inversione di tendenza rispetto alle politiche”. I Comuni considerati test sono Ancona e Brescia, che il centrodestra spera di strappare al centrosinistra, ma anche Vicenza, che il centrosinistra col Terzo polo spera di portar via al centrodestra. 

L’andirivieni dei leader su e giù per l’Italia a far comizi conferma il peso che le forze politiche danno all’appuntamento, così come un certo fermento delle ultime ore sui temi più direttamente legati al quotidiano, come il caro affitti, con le visite ai ragazzi accampati nelle tende davanti le facoltà: alla Sapienza di Roma sono andati Giuseppe Conte ed Elly Schlein. In campagna elettorale, il centrodestra ha messo in campo i vertici del Governo, schierando le tre punte: la presidente del consiglio e leader di FdI Giorgia Meloni, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini e il vicepremier e coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani sono stati sul palco insieme ad Ancona lunedì e replicheranno a Brescia, in chiusura di campagna elettorale. Schlein e Conte, invece, hanno fatto tour separati, senza incrociarsi nemmeno quando le agende prevedevano comizi nelle stesse città e lo stesso giorno. La segretaria Pd chiuderà in Toscana: Pisa e Siena, entrambe governate del centrodestra, mentre Conte chiude in Puglia: AltamuraOstuni e Brindisi

La scelta del centrodestra delle iniziative unitarie ad Ancona e Brescia non è casuale. Ancona è l’unico capoluogo di regione al voto e la città è storicamente una roccaforte rossa, ma questa volta è ritenuta contendibile: Daniele Silvetti, di FI, sfida l’assessore uscente Ida Simonella, sostenuta da centrosinistra e Terzo polo. Stesso obiettivo del centrodestra a Brescia: vincere col leghista Fabio Rolfi e strapparla al centrosinistra, che corre col Terzo polo e schiera Laura Castelletti. Situazione ribaltata a Vicenza: Giacomo Possamai, del Pd, sfida il sindaco uscente Francesco Rucco, civico di destra. I capoluoghi in cui alle scorse elezioni vinse il centrodestra sono 10: Vicenza, Sondrio, Treviso, Terni, Imperia, Pisa, Massa, Siena, Ragusa e Catania; 6 quelli in cui vinse il centrosinistra: Teramo, Ancona, Brescia, Brindisi, Latina e Trapani. A Siracusa il sindaco uscente è di Azione. Pd e M5S sfideranno insieme i candidati di centrodestra a Brindisi, Latina, Pisa, Teramo, Catania e Siracusa. Centrosinistra e terzo polo saranno alleati ad Ancona, Brescia e Vicenza. Nessuna coalizione vede insieme M5s e Terzo polo. Anche Latina sarà tenuta d’occhio: Damiano Coletta, che la strappò al centrodestra, corre di nuovo. 

Al via gli stati Generali della natalità: governo punta sulla defiscalizzazione

L’allarme, da anni, dei demografi ha fatto irruzione nell’agenda politica grazie agli Stati Generali della natalità dove il presidente uscente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha fornito dati choc sul calo della popolazione italiana. La reazione corale alla denatalità, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, è stata all’insegna della presa in carico del problema, anche se le ricette proposte sono state contraddittorie, in attesa di una parola dirimente da parte della premier Giorgia Meloni che partecipa alla giornata conclusiva insieme a Papa Francesco. Il Presidente Sergio Mattarella, in un messaggio, ha esortato a mettere in campo “politiche abitative, fiscali e sociali appropriate” per favorire il formarsi delle famiglie. In una decina di anni, ha ricordato Blangiardo, l’Italia è passata dai 500mila nati all’anno al record negativo del 2022, di 390mila, a fronte dei 700mila decessi: nei prossimi anni, in assenza d’interventi, si passerà dagli attuali 59 milioni di abitanti a 48. Altrettanto d’effetto le cifre del ministro della Scuola Giuseppe Valditara: gli studenti caleranno in 10 anni dagli odierni 7,4 milioni a 6. A far crescere l’ansia anche i dati di Giancarlo Giorgetti: “Da qui al 2042 con gli attuali tassi di fecondità il nostro Paese rischia di perdere per strada percentuali del Pil impressionanti, pari al 18%”, per non parlare delle pensioni che non potranno essere pagate perché, ha osservato il Ministro, i lavoratori saranno assai meno dei pensionati. 

Giorgetti ha parlato di una defiscalizzazione per le famiglie con figli. Matteo Salvini ha l’ha quantificata in 10mila euro, che però ad alcuni osservatori è sembrato implicare l’abolizione dell’assegno unico, con il conseguente altolà a non toccarlo dell’ex ministro Elena Bonetti e di Elly Schlein, mentre Carlo Calenda ha proposto semmai di aumentarlo. Il Governo si è per ora mostrato orientato verso lo strumento fiscale, diversamente da altri Paesi (come Francia, Germania e nordici) che hanno puntato più sui servizi alle famiglie per favorire l’occupazione delle donne e quindi il secondo stipendio in casa; tuttavia la ministra Eugenia Roccetta ha annunciato un imminente provvedimento proprio per incrementare i servizi alla maternità. In attesa di una parola di sintesi da parte della premier Meloni, il ministro Francesco Lollobrigida è tornato al tema del rapporto tra denatalità e immigrazione. Il calo demografico, ha detto, non c’è a livello mondiale, anzi la popolazione aumenta, invece diminuisce in Italia: “Stiamo parlando di denatalità per tutelare la nostra cultura e la nostra lingua, non la razza. Siamo qui per capire se il nostro raggruppamento linguistico e culturale possa sopravvivere”; insomma “non esiste una razza italiana, esiste però una cultura, un’etnia italiana, che immagino che in questo convegno si tenda a tutelare”.