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La giornata parlamentare: dal Consiglio Ue è svolta sull’Ucraina ma è battaglia sul bilancio. Lorenzo Fontana: “Mes? È in calendario, Aula è sovrana” 

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È svolta al Consiglio europeo: a sorpresa i leader Ue hanno dato il via libera all'apertura dei negoziati di adesione Ue all'Ucraina e alla Moldova.

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Dal Consiglio Ue è svolta sull’Ucraina ma è battaglia sul bilancio

È svolta al Consiglio europeo: a sorpresa i leader Ue hanno dato il via libera all’apertura dei negoziati di adesione Ue all’Ucraina e alla Moldova. La decisione, presa grazie all’assenza strategica del premier ungherese Viktor Orban, potrebbe favorire gli altri capitoli aperti a cominciare dalla revisione del bilancio pluriennale Ue, che ha tenuto banco tutto il giorno al vertice Ue. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è detta molto soddisfatta “per i concreti passi avanti nel processo di allargamento raggiunti: “Si tratta di un risultato di rilevante valore per l’Ue e per l’Italia, giunto in esito a un negoziato complesso in cui la nostra Nazione ha giocato un ruolo di primo piano”. Il Consiglio Ue ha concesso anche lo status di candidato alla Georgia e deciso di avviare i negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione, invitando la Commissione a riferire entro marzo per una decisione. Il pressing su Orban ha funzionato: il vertice era iniziato con un’ora e mezzo di ritardo per dar tempo agli incontri col leader magiaro. Sbloccata la partita dell’allargamento, la battaglia si sposta sui nuovi fondi al bilancio pluriennale: è stata discussa la proposta del presidente Charles Michel di aumentare di 22,5 miliardi le risorse 2021-2027, una cifra ridotta a un terzo rispetto a quella iniziale della Commissione. 

Tutti i paesi, esclusa l’Ungheria sono d’accordo a stanziare i 17 miliardi di sovvenzioni all’Ucraina ma lo scontro è sulla riallocazione delle risorse già stanziate. L’Italia vorrebbe più fondi per la gestione della migrazione, dove l’ultima proposta prevede 9,6 miliardi. Anche qui, non si esclude che, se non si dovesse trovare un’intesa, si vada al piano B, ovvero si proceda con il finanziamento a 26, senza l’Ungheria, garantito dagli Stati fuori dal bilancio Ue. A frenare però sugli altri capitoli sono i cosiddetti frugali. In serata si è replicato lo schema delle riunioni ristrette: Italia e Francia si sono riunite con Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, che vorrebbero limitare al minimo l’aumento di bilancio, fatti salvi i fondi per l’Ucraina. per riuscire a trovare una quadra. La partita si intreccia anche con quella del Patto di Stabilità. Intanto è stato fissato per il 20 dicembre in videoconferenza l’Ecofin straordinario per cercare di concludere l’accordo sulla riforma. 

Giorgia Meloni parla con tutti al Consiglio Ue, da Macron a Orban

Del trilaterale notturno tra Giorgia MeloniEmmanuel Macron e Olaf Scholz all’hotel Amigo di Bruxelles non ci sono foto ufficiali. Ce ne sono, invece, degli altri due bilaterali che la premier ha avuto con suoi colleghi europei, con la presidente della Repubblica del Kosovo Vjosa Osmani e con Viktor Orban, una manciata di minuti prima che iniziasse il vertice dei 27. Tutto ciò non è accaduto per caso. La premier italiana, da qualche tempo, è sembrata volersi ritagliare una sorta di ruolo da pontiere tra l’ala più europeista e quella sovranista. Già nei precedenti summit, questa volta sul fronte della migrazione, Meloni aveva provato, senza successo, a mediare con il duo populista dell’Ue, il polacco Mateusz Morawiecki e Viktor Orban. Questa volta le parole di Meloni potrebbero aver avuto più successo sul fronte dell’allargamento. La premier ha incontrato Orban dopo che il premier ungherese aveva avuto una riunione già di suo decisiva con Ursula von der LeyenCharles MichelOlaf Scholz e Emmanuel Macron

Nel pomeriggio, sia pur con l’escamotage del silenzio-assenso di Budapest, l’ok ai negoziati per l’ingresso di Kiev è arrivato. Poche ore prima, fonti di Palazzo Chigi ribadivano un concetto: la presidente del Consiglio ha adottato ormai un “metodo consolidato”, ovvero che “fare politica estera vuol dire parlare con tutti”. Meloni aveva rimarcato un concetto molto simile nelle comunicazioni pre-vertice al Parlamento italiano, in occasioni delle quali aveva attaccato la foto che ritraeva Draghi, Scholz e Macron seduti in un vagone ferroviario nel loro viaggio notturno verso Kiev: “Si faceva fare le foto e non portava nulla a casa. Non è questa la politica estera”, erano state le sue parole poi contestualizzate. 

La Lega apre uno spiraglio sul Mes ma tutto è rimandato alla prossima settimana

La maggioranza fa slittare ancora il voto sulla ratifica del Mes, almeno di una settimana, con il rischio che se ne riparli nel 2024. Ma, dopo mesi di scontro, sembra essersi aperto uno spiraglio grazie alle parole del leghista Riccardo Molinari: “Approvarlo non significa utilizzarlo. Stiamo eventualmente ragionando su delle clausole di salvaguardia che diano al Parlamento un potere di controllo sul Governo”, ha spiegato il capogruppo a Montecitorio, pur ribadendo che la posizione del suo partito resta contraria. Parole che arrivano mentre Giorgia Meloni è a Bruxelles, impegnata nella delicata trattativa sul Patto di stabilità, cui il Governo ha vincolato ogni ragionamento sul Mes, in un lungo braccio di ferro con le opposizioni, con accuse al M5S e una strategia di rallentamento dei tempi parlamentari che ha spinto il Pd a chiedere un intervento del presidente della Camera Lorenzo Fontana

Lorenzo Fontana: “Mes? È in calendario, Aula è sovrana”

“Il provvedimento di ratifica dell’accordo di modifica del Trattato sul Mes è inserito nel calendario dei lavori del mese di dicembre dell’aula della Camera. Quando si arriverà al momento del suo possibile esame, l’Aula sarà nelle condizioni di assumere ogni decisione. Il calendario è stato approvato e il Presidente è chiamato a farlo rispettare e a questo principio mi atterrò sempre”. Lo dichiara il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

La via d’uscita, suggerita già un mese fa dal Pd, potrebbe essere quella di vincolare a un voto a maggioranza qualificata un’eventuale attivazione del Mes da parte dell’Italia. In attesa di notizie dal Consiglio Ue in corso a Bruxelles e dell’Ecofin del 20 dicembre, il disegno di legge di ratifica è slittato alla prossima settimana. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha suscitato l’ira delle opposizioni affermando che “a tutti era chiaro” che votare nella seduta di oggi “era soltanto un’ipotesi astratta”. Il Pd ha chiesto “formalmente” a Fontana “di difendere le prerogative del Parlamento e delle opposizioni”: il disegno di legge “è stato fissato all’ordine del giorno del mese di dicembre come provvedimento in quota opposizione e va esaminato come prevede il regolamento e come deciso nella capigruppo”. Per il Presidente della Camera “È inserito nel calendario dei lavori del mese di dicembre dell’Aula. Quando si arriverà al momento del suo possibile esame, l’Aula sarà nelle condizioni di assumere ogni decisione”. 

Il Governo è pronto ad un nuovo decreto Ucraina. Crosetto andrà in Copasir

L’Italia si prepara all’invio di aiuti militari per l’Ucraina. I contenuti dell’ottavo decreto interministeriale, l’ultimo del 2023, sarà illustrato, come nei casi precedenti, dal ministro della Difesa Guido Crosetto in un’audizione al Copasir fissata per martedì prossimo. Per eventuali successivi invii nel 2024 servirà approvare un nuovo decreto-legge che proroghi l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari a Kiev, in scadenza a fine anno. È un momento complicato per l’Ucraina, con il fronte occidentale che presenta alcune crepe dopo quasi due anni di guerra ed oltre 70 miliardi di euro in aiuti militari spesi. Il Senato americano sta bloccando nuovi invii decisi dall’amministrazione Biden. L’Italia ha deciso di fare la propria parte con un nuovo decreto: mercoledì la premier Giorgia Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, confermando “il sostegno del Governo italiano in ogni ambito alle Autorità e alla popolazione ucraine”, che era stato ribadito anche nella riunione di lunedì del Consiglio supremo di Difesa

Crosetto si è confrontato nelle settimane passate con il collega ucraino Rustem Umerov sugli aiuti militari ed anche sull’avvio di una collaborazione tra le imprese della difesa dei due Paesi. Le richieste di Kiev sono impellenti: sistemi contraerei e di guerra elettronica, missili a lungo raggio, droni, aerei, carri armati ed un gran numero di proiettili, dato l’intenso consumo. L’Italia ha già dato fondo con i precedenti decreti a gran parte del materiale che poteva essere ceduto senza scendere sotto la soglia di sicurezza per quanto riguarda le necessità nazionali. Non a caso il settimo decreto risale a maggio, ben sette mesi fa. In questo tempo lo Stato Maggiore ha svolto una ricognizione sui magazzini per verificare cosa può essere inviato all’Ucraina. La lista dei materiali che sarà illustrata al Copasir è segreta come nelle altre precedenti occasioni. 

C’è l’intesa sulla manovra. Il 22 fiducia al Senato. Poi tocca alla Camera

Dopo una settimana di tensione è arrivato l’accordo in Commissione Bilancio sui tempi di approdo della manovra in Aula al Senato: la discussione generale inizierà nel pomeriggio del 20 dicembre, mentre il voto di fiducia si concluderà il 22 entro le 13.00. Il meccanismo è stato studiato per consentire una discussione piena degli emendamenti in Commissione Bilancio del Senato ma anche l’invio della manovra alla Camera già nel pomeriggio del 22 dicembre per essere incardinato subito alle Commissioni competenti, con la discussione in Aula a Montecitorio che potrebbe essere svolta tra il 27 al 29 in modo da concludersi prima di fine anno. Ora l’accordo verrà ratificato dalla conferenza dei capigruppo. Da giorni maggioranza e opposizioni discutevano sia del calendario dei lavori sia dei temi degli emendamenti da considerare prioritari senza però arrivare ad un’intesa. La maggioranza, inoltre, è stata impegnata anche in un confronto interno che ha dilatato i tempi sulla possibilità di inserire un emendamento dei relatori alla Manovra che contenesse delle misure sullo stato avanzamento dei lavori del super bonus, con FI che ha perorato la causa di una breve proroga del provvedimento. Il Mef però ha ribadito che non è prevista alcuna proroga del bonus edilizio 110%. Il provvedimento, viene riferito, non dovrebbe trovare spazio nemmeno nel milleproroghe che il Cdm dovrebbe approvare la prossima settimana. 

L’intesa ha portato la Commissione Bilancio ad avviare nel pomeriggio la discussione e il voto sul testo partendo dall’articolo 1. Il Governo in totale ha presentato 4 emendamenti mentre quelli dei relatori sono 17 e circa 2.600 quelli delle opposizioni, che hanno depositato anche circa 200 subemendamento . Gli emendamenti depositati dall’esecutivo riguardano dei correttivi sulle pensioni di medici, infermieri e personale degli enti pubblici, sulla modulazione delle risorse per finanziare il progetto della Ponte sullo Stretto, sui fondi aggiuntivi per integrare gli stipendi delle forze armate e delle forze dell’ordine e su alcuni contributi agli Enti locali per ristori in tema di fiscalità. I lavori della Commissione sono stati convocati fino a lunedì 18 dicembre per tutto il giorno, si lavorerà dunque anche durante il weekend. Tra i testi dei relatori invece c’è un chiarimento sulla cedolare secca per gli affitti brevi, la proroga dello stato di emergenza fino a tutto il 2024 legato al conflitto in corso da quasi due anni in Ucraina e una misura che facilita l’accesso al credito per l’acquisto della casa destinata alle famiglie numerose. 

“Voglio ringraziare il ministro Ciriani per l’accordo raggiunto, perché è solo grazie alla sua ottima volontà e capacità di mediazione che questo accordo è stato raggiunto. Siamo contenti perché è un accordo che rispetta i diritti sacrosanti dell’opposizione e ci consentirà di rispettare i diritti anche della Camera consentendo al testo di arrivare prima di Natale”, spiega il sottosegretario al Mef Federico Freni; “Abbiamo già iniziato a votare ora faremo la scansione dei tempi. Usciremo con il mandato al relatore lunedì entro l’ora di pranzo”. Per il capogruppo del Pd in Commissione Bilancio Daniele Manca “Ha vinto la ragione, le dichiarazioni di voto, la fiducia, i voti sulle tabelle, si farà tutto il 22. Adesso è un percorso ordinato che consente di dare dignità al ruolo del Parlamento. Con questo schema ci sono i tempi per fare un ragionamento vero sulle priorità del Paese e consentire alla Commissione di votare anche sugli emendamenti delle opposizioni”. 

Al Senato

Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. L’assemblea di Palazzo Madama riprenderà i propri lavori lunedì 18 dicembre alle 16.30 con l’esame della legge di bilancio 2024 e del bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026

Per quanto riguarda le Commissioni, la Bilancio terrà seduta alla 10:00, alle 15.00 e alle 20.00 e proseguirà l’esame degli emendamenti alla legge di bilancio 2024 e del bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026. Tutte le altre Commissioni invece non terranno seduta.