Oggi la discussione sulle risoluzioni su Gaza. Pd, M5S e Avs cercano l’intesa
In Aula le opposizioni e la maggioranza si confronteranno sulle risoluzioni da votare dopo le comunicazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani su Gaza, alla Camera e al Senato. Pd, M5S e Avs lavorano su un unico testo: i punti salienti sono la richiesta di un cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Italia. I nodi potrebbero venir fuori, però, sul documento del centrodestra, specialmente nella parte in cui, in maniera stringata, chiede al Governo di sostenere il Piano di pace proposto dall’amministrazione americana su cui, come ha ricordato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Copenaghen, oltre che quella di Israele, c’è stata “un’adesione amplissima, dai Paesi arabi ai Paesi europei passando per nazioni come l’India”. Lo scopo dichiarato della maggioranza è quello di dar seguito all’auspicio della premier: un “Sì” compatto di tutto il Parlamento. Ma, nemmeno troppo nascosta, c’è anche l’intenzione di mettere in difficoltà le opposizioni.
I centristi hanno elogiato senza riserve il piano di Donald Trump e annunciato il che voteranno a favore:con le debite differenze, la risoluzione di Azione è analoga a quella della maggioranza. Iv chiede il sostegno del piano e del principio “due popoli, due Stati” e ha fatto sapere di essere “disponibile a votare risoluzioni di contenuto simile”. I consensi si fermano qua perché Pd, Avs e M5S non diranno “Sì”: “È davvero ardito chiedere un voto compatto” ha spiegato Giuseppe Conte “dopo che un Governo ha finto di non vedere un genocidio, 20.000 bambini uccisi. Direi che non ci sono i presupposti per un voto compatto”. La discussione è in corso: l’obiettivo è quello di trovare comunque una linea comune. Le opzioni sono quindi due: voto contrario o astensione. La linea della segretaria Elly Schlein, espressa dal responsabile Esteri Peppe Provenzano, è di cautela, mentre l’anima riformista ha definito la proposta americana uno “spiraglio di pace” da sperimentare. Insomma, trovare una posizione unitaria non sarà scontato.
Il Governo segue con attenzione la Flotilla. Meloni attacca
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a Copenaghen per il Consiglio europeo informale, segue in stretto contatto con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con quello della Difesa Guido Crosetto e con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano l’evolversi della situazione legata alla Global Sumud Flotillia, intercettata ieri sera da navi israeliane. Tajani è stato in contatto con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar: al momento l’intero equipaggio delle navi sarà trasferito al porto di Ashdod e trattenuto in centri adibiti a tal fine. Stando a quanto precisato in una nota diffusa dalla Farnesina, i membri della Flotilla potranno scegliere tra due alternative: la prima è accettare l’espulsione volontaria immediata, che avverrà nei tempi più rapidi possibili; la seconda è rifiutare l’espulsione immediata, accettando una detenzione in carcere in attesa di rimpatrio forzato.
In questo caso, i membri della Flotilla dovranno attendere il provvedimento di respingimento dell’autorità giudiziaria, la cui pronuncia giunge generalmente dopo 48-72 ore. Ieri mattina, arrivando nella capitale danese, la premier era tornata a chiedere uno stop dell’iniziativa, giudicata con un “un margine di pericolosità e irresponsabilità”, in particolare in una fase di “equilibrio delicato” e di fronte a “una possibilità storica” di pace che, secondo Meloni, proprio iniziative come quella della Flotilla, potrebbero mettere a rischio.
La presidente del Consiglio era poi tornata a sollevare perplessità sulle motivazioni degli attivisti: “Diceva di nascere per una questione umanitaria, poi si è scoperto che non era una questione umanitaria, era per forzare un blocco navale” mentre “tutti quanti dovrebbero capire che esercitare la responsabilità, attendere mentre c’è un negoziato di pace è forse la cosa più utile che si può fare per alleviare le sofferenze del popolo palestinese. Ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità”, aveva accusato. Intanto, mentre oggi è attesa la discussione parlamentare sulle risoluzioni per la situazione di Gaza e il riconoscimento dello Stato di Palestina, ieri sera manifestazioni e cortei si sono svolti in varie città d’Italia e per venerdì l’Usb ha proclamato lo sciopero generale a sostegno della Flotilla, un’agitazione per la quale il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini sta valutando la precettazione.
È in arrivo il Documento programmatico di finanza pubblica, poi la manovra
Si alza il velo sul quadro macroeconomico che farà da cornice agli interventi della prossima legge di bilancio. Il nuovo Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), in arrivo sul tavolo del Cdm, dovrebbe portare in dote un piccolo margine derivante dal buon andamento dei conti, che dovrebbe contribuire anche ad anticipare la discesa del deficit alla fatidica soglia del 3%. Tutte le altre risorse andranno trovate con tagli o nuove tasse. Al Ministero dell’Economia si limano le cifre che andranno a comporre il quadro del documento che sostituisce la vecchia Nadef. Conterrà, come concordato nella risoluzione unitaria di maggioranza e opposizione, un aggiornamento delle stime a legislazione vigente del Dfp, le previsioni programmatiche sul triennio, l’aggregato della spesa netta e fornirà per la prima volta anche una prima articolazione delle misure della legge di bilancio.
Dal dato sulla spesa primaria netta, che è per Bruxelles il nuovo parametro di riferimento, potrebbe arrivare l’indicazione di un margine di risorse da usare per la manovra. Secondo alcune indiscrezioni ci sarebbero 8 miliardi, ma il dato non trova conferme ufficiali e anzi s’invita alla prudenza. Per la crescita il dato tendenziale fissa l’asticella al +0,5% quest’anno (ma dai calcoli in corso non si esclude possa spuntare un decimale in più) e al +0,7% il prossimo. La vera sorpresa arriverà dall’indebitamento, che nel Dfp di aprile veniva indicato al 3,3% quest’anno e al 2,8% il prossimo: come anticipato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e confermato da documenti del Mef, il deficit 2025 punta all’obiettivo del 3%, che consentirebbe al nostro Paese di uscire dalla procedura di infrazione un anno prima del previsto. Occhi puntati anche sul debito, che il Dfp fissava al 136,6% del Pil quest’anno, per poi salire al 137,6% nel 2026 e scendere al 137,4% nel 2027. “Rispetto a 18 mesi fa non è più atteso stabilizzarsi, ma è su una traiettoria al rialzo”, avverte Morgan Stanley, che stima per il 2026 un aumento al 139,7%.
L’uscita dalla procedura di infrazione intanto potrebbe dare all’Italia la possibilità di ricorrere alla clausola di salvaguardia per gli investimenti in Difesa. Superato il primo scoglio del Dpfp, davanti ci sono poco più di due settimane per comporre ufficialmente la manovra. Si parte dal nuovo taglio dell’Irpef, che quest’anno si concentra sul ceto medio: la seconda aliquota dovrebbe passare dal 35% al 33%, ma al momento l’orientamento è di lasciare lo scaglione invariato fino a 50mila, senza un innalzamento a 60mila euro. In cima alle priorità c’è anche il capitolo famiglie, che dovrebbe prevedere tra l’altro un nuovo intervento sulle detrazioni, proseguendo la strada del quoziente familiare iniziata lo scorso anno. Si farà anche la rottamazione delle cartelle, ma con un ridimensionamento rispetto ai 10 anni e 120 rate previsti dal disegno di legge proposto dalla Lega: tra le ipotesi si valuta una durata di 8 anni e 96 rate per i debiti di importo minore. Al capitolo entrate va ascritto anche l’ipotetico contributo delle banche: si punterebbero a raccogliere 2,5-3 miliardi. Ma il punto di caduta verrà trovato nella trattativa con gli istituti.
Manca l’unità al Consiglio informale Ue sulla difesa. Dubbi di Meloni e Macron
La discussione è stata più complicata del previsto. La difesa ha tenuto banco sul tavolo del Consiglio europeo informale a Copenaghen, con i leader che hanno espresso un ampio consenso sulla necessità di dare priorità al progetto sul Fianco Est e al muro di droni, ma che hanno sollevato non pochi rilievi. La premier Giorgia Meloni ha ricordato che c’è anche il Fianco Sud su cui investire, il presidente francese Emmanuel Macron si dice diffidente dei “termini affrettati”: “In realtà abbiamo bisogno di sistemi di allerta avanzati per anticipare meglio la minaccia; se esistono tecnicamente, dobbiamo svilupparli insieme”. Non solo: fa bene la Commissione a fare proposte, ma i capi di Stato e di Governo vogliono vederci chiaro e ribadire che la difesa è una competenza nazionale. Anche perché è un tema che tocca l’industria della difesa. Da qui la richiesta di dare più rilevanza ai Ministri della Difesa ristrutturando il formato e convocando più Consigli ad hoc.
“Sui droni, dobbiamo ricordarci i confini dell’Alleanza sono molto estesi, per cui se facciamo l’errore di guardare solo al fianco Est dimenticandoci del fianco Sud rischiamo di non essere risolutivi. In ogni caso la discussione sarà molto ampia”, avverte la Meloni arrivando al vertice. Per la premier i numerosi attacchi di droni sarebbero “un tentativo da parte della Russia di impedire l’invio da parte dei Paesi europei di altri sistemi di difesa antiaerea in Ucraina e dall’altra parte penso che la Russia abbia la necessità di non far notare che c’era annunciata un’offensiva estiva, che è fallita”. In ogni caso, “dobbiamo ragionare a sangue freddo, non bisogna rispondere alle provocazioni e bisogna attrezzarsi”, rimarca.
Di segno opposto alcuni leader, come la premier danese Mette Frederiksen per cui c’è un mandato chiaro ad abbattere i droni che entrano nel suo territorio, che persino per il premier ungherese Viktor Orban andrebbero eliminati. Nei giorni scorsi, la Commissione Ue ha presentato un non-paper concettuale agli Stati membri, in cui si definiva l’urgenza di “investire massicciamente e in modo coordinato in progetti paneuropei” e in particolare si propone di “lanciare una serie d’iniziative europee: il Muro Europeo dei droni, l’Eastern Flank Watch, lo Scudo di difesa aerea e lo Scudo di difesa spaziale”. I leader concordano in linea generale sul fatto che i primi due progetti sono prioritari, ma non c’è stata unanimità su questo. Il tema dei finanziamenti non è stato ancora nemmeno toccato; per ora, tutto è rimandato al vertice formale del 23-24 ottobre, dove invece si dovranno prendere delle decisioni.
Alla Camera
Dopo che ieri ha approvato definitivamente il decreto-legge terra dei fuochi, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.30 per le comunicazioni del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali dibatterà sul ddl per la semplificazione normativa e il miglioramento della qualità della normazione e sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica sulle modifiche al regolamento di riorganizzazione del Ministero della giustizia. La Politiche dell’Ue ascolterà i rappresentanti dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) nell’ambito dell’esame dalla Legge di delegazione europea 2025. Tutte le altre Commissioni torneranno a riunirsi la settimana prossima.
Al Senato
Dopo che ieri ha approvato definitivamente il ddl per il contrasto all’obesità, il ddl contro il body shaming e il decreto-legge giustizia, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per le comunicazioni del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sul ddl per l’elezione del sindaco nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, sul ddl per la semplificazione delle attività economiche, sul ddl per la Festa nazionale San Francesco, sui ddl per il contrasto all’antisemitismo. Infine, dibatterà sul ddl costituzionale per la separazione delle carriere nella magistratura. La Giustizia, con la Sanità e Lavoro, riprenderà il confronto sui ddl relativi alla morte medicalmente assistita.
La Politiche dell’Ue, con la Esteri e Difesa ascolterà il Ministro aggiunto per l’Europa presso il Ministero Federale degli Affari Esteri della Repubblica Federale di Germania Gunther Krichbaum. La Bilancio si confronterà sullo schema di decreto legislativo recante testo unico delle disposizioni legislative in materia d’imposta sul valore aggiunto, sullo schema di Dlgs sul codice degli incentivi e sullo schema di decreto legislativo in materia di tributi regionali e locali e di federalismo fiscale regionale.
La Industria proseguirà l’esame della proposta di Legge annuale su mercato e concorrenza 2025. Dibatterà sulla legge annuale sulle PMI, sui ddl per la valorizzazione della transumanza, sul Dlgs sul Codice degli incentivi e sull’Atto Ue per l’attuazione del sostegno dell’Unione alla politica agricola comune per il periodo dal 2028 al 2034. La Sanità e Lavoro esaminerà il ddl sulle terapie complementari, il ddl per l’istituzione della giornata nazionale di prevenzione del melanoma, i ddl in materia di tutela della salute mentale, i ddl sui disturbi del comportamento alimentare, i ddl per la sostituzione mitocondriale, lo schema di decreto legislativo per il riconoscimento delle qualifiche professionali degli infermieri responsabili dell’assistenza generale che hanno completato la formazione in Romania, la proposta di nomina del dottor Edoardo Garrone a presidente dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico «Giannina Gaslini» di Genova e il ddl sulle terapie complementari.