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La fortezza con le ali: Castel Sant’Angelo visto dal drone

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Castel Sant’Angelo (o Mole Adrianorum o “Castellum Crescentii” nel X-XII sec.), detto anche Mausoleo di Adriano, è situato sulla sponda destra del Tevere di fronte al pons Aelius (attuale ponte Sant’Angelo), a poca distanza dal Vaticano, nel rione di Borgo; è collegato allo Stato del Vaticano attraverso il corridoio fortificato del “passetto”.

Il castello è stato radicalmente modificato più volte in epoca medievale e rinascimentale.

Iniziato dall’imperatore Adriano nel 125 quale suo mausoleo funebre, ispirandosi all’ormai completo mausoleo di Augusto, fu ultimato da Antonino Pio nel 139.

Da dove viene il nome?

Il mausoleo ha preso il suo nome attuale nel 590.

In quell’anno Roma era afflitta da una grave pestilenza, per allontanare la quale venne organizzata una solenne processione penitenziale cui partecipò lo stesso papa Gregorio I.

Quando la processione giunse in prossimità della Mole Adriana, il Papa ebbe la visione dell’arcangelo Michele che rinfoderava la sua spada.

La visione venne interpretata come un segno celeste preannunciante l’imminente fine dell’epidemia, cosa che effettivamente avvenne.

Da allora i romani cominciarono a chiamare Castel S. Angelo la Mole Adriana e, a ricordo del prodigio nel XIII secolo, posero sullo spalto più alto del Castello un angelo in atto di rinfoderare la spada.

Ancora oggi nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare con impronte dei piedi che secondo la tradizione sarebbero quelle lasciate dall’Arcangelo quando si fermò per annunciare la fine della peste.

Prima dell’anno Mille i cronisti lo chiamano domus Theodorici e anche carceres Theodorici perché Teodorico, re d’Italia dal 493 al 526, lo adibì a prigione, funzione mantenuta anche sotto i papi e con il governo italiano, fino al 1901.

Per commemorare l’avvenimento che ha dato il nome attuale alla struttura, la statua di un angelo corona l’edificio.

In origine si trattava di una statua di legno che finì per consunzione; il secondo angelo, di marmo, fu distrutto nel 1379 in un assedio e sostituito nel 1453 da un angelo di marmo con le ali di bronzo.

Questo angelo venne distrutto nel 1497 da un fulmine che fece esplodere una polveriera nel castello e fu sostituito con uno di bronzo dorato che però nel 1527 venne fuso per farne cannoni.

Infine fu la volta di una statua in marmo con le ali di bronzo di Raffaello da Montelupo risalente al XVI secolo e attualmente visibile nel Cortile dell’Angelo e poi, nel 1753, arrivò l’attuale angelo in bronzo di Pierre van Verschaffelt, sottoposto a restauro tra il 1983 e il 1986.

Curiosità

Sul modello di Castel Sant’Angelo fu edificata nell’Abbazia di Novacella in Alto Adige, nel XV secolo, una singolare chiesa rotonda concepita come una fortezza a difesa contro i turchi e dedicata all’Arcangelo Michele, detta, proprio per il suo carattere fortificato, “Engelsburg“.

Giacomo Puccini ambientò a Castel Sant’Angelo l’ultimo atto della Tosca.

Il castello è presente come ambientazione nel libro Angeli e demoni di Dan Brown.

Anche il mondo dei videogiochi ha dedicato un’ampia pagina al castello: da ricordare l’ultima missione di Assassin’s Creed II e buona parte di Assassin’s Creed: Brotherhood quasi interamente ambientato a Roma.

Nel dialetto romanesco l’edificio è chiamato “La cagliostra“, dall’epoca dell’imprigionamento di Cagliostro.

Proprietà del MIBACT, il Museo nel dicembre 2014 è entrato a far parte del Polo Museale del Lazio.