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Digital Crime. La criminalità informatica quale ostacolo allo sviluppo del mercato unico digitale

Il  18 novembre si terrà a Reggio Calabria, presso l’Università degli Studi Mediterranea,  un incontro dedicato al “Futuro digitale. Scenari e opportunità del mercato unico europeo”. Sarà  questa l’occasione per fare il punto sullo stato attuale del mercato unico digitale con particolare riferimento alle imprese e gli utenti nel nostro Paese.

Anticipando il contenuto della mia relazione, riferita specificatamente alla criminalità in rete, rileva come la stessa rappresenti una delle cause che impediscono il “decollo” delle transazioni on line, malgrado gli innegabili vantaggi connessi alla possibilità di agire a distanza.

Il problema non è, invero, solo nostro,  considerato che, come evidenziato  nella risoluzione del 19 gennaio 2016,  soltanto l’ 1,7 %  delle imprese stabilite nell’unione europea  utilizzano tecnologie digitali avanzate e diversi sono gli ostacoli ancora da superare  per ottenere i risultati perseguiti.

Si sottolinea, da più parti, la necessità di  garantire un’ armonizzazione delle legislazioni,  con particolare riguardo alla riservatezza ed al diritto d’autore,  in modo da dare fiducia e certezza del diritto, nonché l’esigenza di promuovere competenze digitali  e garantire su vasta scala la connettività.

Per quanto attiene specificatamente l’Italia,  le transazioni on line tardano ad occupare un posto di rilevo per un diverso ordine di ragioni.

In primo luogo perché l’alfabetizzazione informatica non è ancora pienamente realizzata ed ancora persiste una notevole differenza, in termini di connettività,  tra il  nord ed il  sud.  Inoltre rileva come, in un momento generale di crisi economica, l’industria sia stata  costretta a limitare gli investimenti, con la conseguenza, tranne per rare eccezioni, di scelte strategiche di contenimento, con ripercussioni negative in termini di assunzione di personale qualificato e di prodotto offerto, sempre meno competitivo  all’interno del mercato globale.

Ciò che, tuttavia, non sempre viene messo in risalto è che il mancato decollo dell’economia digitale dipende in gran parte dalla percezione diffusa che la rete sia un luogo non sicuro, popolato da criminali di ogni genere e per di più sprovvisto di adeguata regolamentazione.

Tale  percezione può essere ritenuta, tuttavia, in parte corretta,  in parte no.

Corretta,  perché effettivamente nel digitale è possibile perpetrare reati, diversi tra loro in termini di offensività e pericolosità. Si registrano, infatti, delitti di contenuto direttamente o indirettamente patrimoniale (truffa, frode informatica, falso informatico ,accesso abusivo, illecito trattamento del dato) ed altri (cyberterrorismo, cyberstalking, pedofilia telematica, ecc. ) che, pur non aventi contenuto economico, alimentano la sensazione di insicurezza, dovuta anche ad alcune contro misure adottate,  che suscitano, specie negli investitori ed operatori, il timore di un coinvolgimento sul piano giudiziario.

Non corretta, perché la criminalità in rete altro non è che un fisiologico rovescio della medaglia della società tecnologica, rimanendo, in termini percentuali,  sicuramente inferiore a quella presente offline. A ciò si aggiunga che nel nostro Paese esiste una legislazione ampia ed articolata in grado di prevedere la sanzione penale per qualsiasi condotta illecita realizzata attraverso le tecnologie dell’informazione.

Poiché al di là dei numeri, e dell’esistenza o meno di leggi adeguate,  l’economia digitale non potrà consolidarsi fin quando non verrà sconfitta la diffidenza degli operatori e degli utenti, occorrono interventi atti a rendere le norme esistenti effettivamente applicabili.

Se è infatti vero, da un lato, che sovente in rete è più facile garantirsi l’impunità,  per le difficoltà di individuazione dell’autore del reato e, tal volta, delle tracce del reato medesimo,  è altrettanto vero che tanto si può e si deve fare  anche sul versante penale. Da questo punto di vista si sottolinea l’esigenza di un effettivo coordinamento tra le forze polizia ancora carente, talvolta, anche nello stesso Stato,  di metodi di indagine condivisi e protocolli unitari per quanto attiene l’acquisizione della prova informatica.

Solo quando saranno rimossi gli ostacoli che impediscono alle norme penali di avere una valenza globale  sarà possibile perseguire in modo adeguato una criminalità per sua natura transnazionale, e quindi contribuire ad uno sviluppo importante dell’economia digitale.

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