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La corsa alla longevità è un business da 12,6 miliardi

Xi e Putin sognano di arrivare a 150 anni, le biotech ci lavorano davvero

Alla parata militare di Pechino di inizio settembre non sono stati solo i missili e le divise a catturare l’attenzione. Xi Jinping e Vladimir Putin, entrambi 72enni, hanno scambiato davanti alle telecamere una battuta che sembra uscita da un copione di fantascienza: il leader cinese ha immaginato che presto le persone potrebbero vivere fino a 150 anni, mentre il presidente russo ha evocato i trapianti di organi come via d’accesso all’“immortalità”. Il dialogo, captato dai microfoni dei media di Stato, è rimbalzato in tutto il mondo. Un episodio curioso, ma non isolato. Perché racconta bene l’ossessione crescente di leader politici, miliardari e scienziati: fermare l’invecchiamento non è più solo un sogno, è diventato un business che già muove decine di miliardi di dollari.

Che cos’è la longevity economy?

Negli ultimi 25 anni i capitali destinati alla ricerca sull’invecchiamento hanno superato i 12,6 miliardi di dollari, secondo le rilevazioni ufficiali disponibili sul settore. Non si tratta più di una nicchia sperimentale, ma di un comparto capace di attrarre risorse paragonabili a quelle delle biotecnologie tradizionali.

La tendenza è in crescita: nel 2025 il round medio di finanziamento — cioè la somma raccolta in media da una startup in ciascun ciclo di raccolta fondi — ha toccato i 43 milioni di dollari, con un aumento del 20% rispetto a dieci anni fa, segno che i grandi investitori considerano la longevità un terreno fertile su cui puntare. È però solo una parte della storia: se la Silicon Valley resta il centro più trasparente per dati e investimenti, altri Paesi — come dimostrano le parole di Xi Jinping e Vladimir Putin — stanno lavorando su progetti simili, ma con minore accesso pubblico alle informazioni.

Definire i confini di questa “longevity economy” non è quindi semplice: c’è chi sviluppa tecniche di ringiovanimento cellulare per riportare le cellule a uno stato più giovane, chi propone integratori, test e programmi di benessere trasformando la cura di sé in business strutturato, e chi lavora a farmaci mirati alle patologie dell’età avanzata, cercando di trasformare malattie croniche in mercati da miliardi.

Ringiovanimento, una scommessa da 5,1 miliardi

Il cuore più ambizioso della longevity economy è quello del rejuvenation cellulare, la ricerca che punta a riportare le cellule a uno stato più giovane e a prolungare la vita sana. In questa sola area sono stati investiti 5,1 miliardi di dollari, una cifra che supera il budget di interi programmi pubblici di ricerca biomedica. E la parte del leone la fa Altos Labs, che dal 2022 ha raccolto da sola 3 miliardi di dollari, il più grande finanziamento mai visto in questo settore.

Accanto al colosso Altos Labs – con laboratori tra Stati Uniti e Giappone e stipendi da star per attrarre i migliori scienziati – si muovono decine di altre realtà. Retro Biosciences, sostenuta da Sam Altman di OpenAI, è partita con 180 milioni di dollari per prolungare la vita sana. NewLimit, che ha già superato i 200 milioni con il supporto di investitori come Brian Armstrong (il cofondatore di una delle più grandi piattaforme al mondo per lo scambio di criptovalute), lavora sulla riprogrammazione per rigenerare i tessuti e contrastare l’invecchiamento. Juvenescence, con 300 milioni di dollari raccolti, sviluppa invece terapie farmacologiche contro le malattie legate all’età. In totale, sono già circa 80 le aziende attive su questa frontiera: la corsa al ringiovanimento cellulare è diventata globale.

Anti-aging e benessere, la nuova corsa biotech

Non tutte le startup della longevità lavorano in laboratorio con cellule e geni. Una parte consistente del settore punta su integratori, programmi di benessere e cosmetici anti-aging, trasformando la cura quotidiana di sé in un business da 2,6 miliardi di dollari. Qui si colloca Elysium Health, con 400 milioni di dollari raccolti, tra le aziende più note di questo segmento.

A questa area appartiene anche Viome Life Sciences, che ha superato i 230 milioni di dollari di investimenti, con 30 milioni messi direttamente dal fondatore Naveen Jain. Più contenuto ma comunque significativo il finanziamento di LNutra, che ha ottenuto 47 milioni di dollari in un round guidato dal CEO di Moderna Stéphane Bancel. Accanto a queste realtà di punta ci sono decine di altre società minori, che insieme hanno raccolto oltre 2,6 miliardi di dollari, a conferma di quanto anche lo stile di vita sia diventato terreno fertile per la longevity economy.

Malattie croniche, la sfida della longevità

Un altro capitolo della longevity economy è quello delle malattie associate all’invecchiamento, dove la promessa non è ringiovanire le cellule ma trattare in modo mirato patologie croniche che crescono con l’età. In questo segmento sono confluiti finora 4,9 miliardi di dollari, distribuiti tra aziende che cercano di trasformare la ricerca farmaceutica in un nuovo mercato.

Tra i nomi più finanziati c’è BioAge Labs, che ha raccolto 559 milioni di dollari ed è sbarcata in borsa nel 2024: lavora su farmaci contro obesità e altre malattie, dopo aver interrotto un primo trial per motivi di sicurezza e avviato un nuovo studio. BioSplice Therapeutics e Celularity hanno entrambe raccolto 600 milioni di dollari, mentre Insilico Medicine ha superato i 500 milioni, puntando sull’intelligenza artificiale per scoprire molecole anti-età. In totale, sono già circa 60 le aziende attive su questa frontiera, a dimostrazione che la lotta alle malattie croniche è una delle scommesse più concrete del business della longevità.

Anche la vita eterna ha i suoi flop

Non tutti i capitali investiti nella longevità hanno dato frutti. È il caso di Unity Biotechnology, nata per contrastare le malattie degenerative. Nonostante il sostegno di investitori come Jeff Bezos e una raccolta complessiva di 355 milioni di dollari dal 2013, l’azienda non è mai riuscita a portare a mercato farmaci efficaci. Dopo anni di difficoltà è stata delistata dal Nasdaq — rimossa dalla borsa tecnologica americana per il mancato rispetto dei requisiti minimi — e ha infine annunciato la propria dissoluzione. Un fallimento che conferma quanto il settore, pur capace di attrarre miliardi, resti esposto a rischi elevatissimi tra sperimentazioni interrotte, mercati ancora inesplorati e tempi lunghi della ricerca.

La vita eterna è il nuovo sogno dei miliardari

Dietro i miliardi investiti nella longevità ci sono soprattutto i grandi nomi della Silicon Valley. Tra i più attivi figurano Peter Thiel (co-fondatore di PayPal), Sam Altman e Brian Armstrong, tre protagonisti del mondo tech che hanno deciso di puntare sulla possibilità di estendere la vita umana. A loro si affiancano i big del venture capital come Vinod Khosla, che attraverso il suo fondo ha distribuito oltre 1 miliardo di dollari in diverse startup del settore, e il team di Andreessen Horowitz, tra i più influenti investitori globali.

Accanto ai miliardari della tecnologia si muovono anche volti noti dello spettacolo e della finanza. L’attore Kevin Hart, il premio Oscar Matt Damon e il cofondatore di Salesforce Marc Benioff hanno tutti partecipato a round di investimento. Non mancano le motivazioni personali: Naveen Jain, fondatore di Viome Life Sciences, ha spinto sul progetto dopo la morte del padre per tumore, arrivando a investire 30 milioni di dollari del proprio patrimonio. È la prova che la corsa alla longevità mescola passioni private e capitali globali, fino a diventare così centrale da finire nelle conversazioni di leader come Xi Jinping e Vladimir Putin.

Fonti: Pitchbook, dati societari e Securities and Exchange Commission (SEC)
I dati sono aggiornati al 2025

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