la sentenza

Per la Cassazione la raccolta del risparmio postale è servizio pubblico. Ecco perché

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La Suprema Corte ha sancito la qualifica di incaricato di pubblico servizio per il dipendente di Poste Italiane che svolge attività di bancoposta in merito alla raccolta di risparmio postale. E per questo motivo se s’appropria indebitamente del denaro dei risparmiatori commette il reato di peculato.

“Il dipendente di Poste italiane che svolge attività di bancoposta, afferente alla raccolta di risparmio postale, riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio”. L’ha sancito la Sesta sezione della Corte di Cassazione che nel pronunciare la sentenza si è rifatta ai seguenti due princìpi:

  • “Le persone addette ai servizi postali e di bancoposta, anche se dati in concessione ad uso pubblico, sono considerate pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, secondo la natura delle funzioni loro affidate”. Il concetto vale anche per Poste italiane nonostante sia S.p.A e nel 2015 abbia collocato sul mercato il 34,7% del capitale.
  • È evidente la finalità di pubblico interesse delle attività e progetti portati avanti dalla Cassa Depositi e Prestiti attraverso la raccolta del risparmio postale.

Dunque, preso atto di questi due punti e acclarata la funzione di pubblico servizio per il dipendente di Poste che tratta gli strumenti del risparmio postale (libretti di risparmio postale, buoni postali fruttiferi, ecc…) la Suprema Corte ha condannato per appropriazione indebita aggravata, proprio per questo, un direttore di un ufficio postale per aver prelevato dalle casse una somma significativa.

Le priorità del nuovo AD di Poste italiane Matteo Del Fante

Quindi, da questo fatto di cronaca emerge un dato “politico” rilevante, che Poste italiane esercita una funzione di pubblico servizio sia attraverso i dipendenti che hanno a che fare con il risparmio dei clienti sia svolgendo il servizio postale universale, anche se quest’ultimo è stato snaturato, dalla precedente gestione Caio, in una consegna della posta a giorni alterni, che ha inevitabilmente scatenato la protesta di centinaia di Comuni. Il nuovo AD Matteo Del Fante ha la possibilità di rivedere il nuovo modello di corrispondenza e quindi il servizio postale universale che Poste Italiane, da contratto, deve garantire su tutto il territorio nazionale e per il quale riceve dallo Stato, secondo il contratto 2015-2019, 262 milioni di euro. Inoltre No alla privatizzazione, il rinnovo urgente del contratto collettivo nazionale di lavoro, modelli di relazioni industriali e revisione progetti ‘Posta Comunicazione e Logistica’ e ‘Mercato Privati’ sono le priorità che Luca Burgalassi, Segretario Generale di SLP-CISL, il sindacato lavoratori Poste della CISL, è pronto a mettere sul tavolo non appena incontrerà Del Fante.