La California si appresta a inaugurare un progetto pilota innovativo nel settore della gestione energetica, puntando sull’adozione di un software basato su AI generativa, denominato ‘Genie’, sviluppato dalla OATI.
L’iniziativa, che verrà annunciata durante il summit DTECH Midwest, rappresenta un potenziale punto di svolta nella supervisione della rete elettrica, affidando all’AI compiti decisionali in tempo reale.
Attualmente, l’ente CAISO opera con metodi ancora in parte analogici, affidandosi all’analisi manuale di report sugli outage. Con Genie, invece, sarà possibile analizzare automaticamente centinaia di segnalazioni, migliorando la velocità e l’accuratezza dell’elaborazione delle informazioni, grazie all’identificazione intelligente di parole chiave.
L’obiettivo è valutare se questo strumento possa effettivamente offrire analisi più affidabili e tempestive, con la prospettiva futura di estendere la sua applicazione anche ad altre funzioni della rete.
Il contesto è quello di un sistema energetico nazionale ancora legato a strumenti obsoleti, come sottolineano diversi esperti del settore, mentre altri operatori – come PJM negli Stati Uniti orientali o alcune regioni australiane – stanno già sperimentando soluzioni AI per ottimizzare la previsione della produzione da fonti rinnovabili e la pianificazione delle infrastrutture elettriche.
La sperimentazione californiana potrebbe dunque segnare l’inizio di una trasformazione sistemica nel modo in cui l’AI viene impiegata per rafforzare l’affidabilità, la resilienza e l’efficienza delle reti energetiche.
Il potenziale di questi strumenti va ben oltre il monitoraggio degli outage, aprendo scenari futuri in cui agenti intelligenti gestiscono reti integrate in modo autonomo.
Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.
I siti AI ‘nudify’ stanno incassando milioni di dollari
Piattaforme AI note come ‘nudify’, capaci di generare immagini esplicite non consensuali a partire da fotografie caricate dagli utenti, continuano a proliferare online nonostante gli sforzi legislativi e tecnologici per limitarne la diffusione.
Un’indagine condotta da Indicator ha analizzato 85 di questi siti, scoprendo che raggiungono una media mensile di 18,5 milioni di visitatori e generano potenzialmente un fatturato annuo di 36 milioni di dollari.
Le immagini create da queste tecnologie includono spesso contenuti abusivi che coinvolgono donne e minori, configurandosi come forme gravi di violenza digitale e sfruttamento. L’ecosistema che sostiene questi servizi si regge in gran parte sull’infrastruttura offerta da colossi come Amazon Web Services, Google e Cloudflare.
Nonostante i termini di servizio di queste aziende vietino l’utilizzo delle loro piattaforme per attività illegali o di molestia, l’inazione sistemica e l’approccio permissivo nei confronti della generative AI hanno favorito la crescita di questo mercato sommerso.
Alexios Mantzarlis, cofondatore di Indicator, sottolinea la responsabilità delle big tech nel mantenere operative queste piattaforme, pur essendo consapevoli del loro utilizzo dannoso.
Le modalità di monetizzazione dei siti ‘nudify’ includono la vendita di crediti o abbonamenti per generare immagini manipolate, mentre nuove forme di cyberbullismo stanno emergendo, con adolescenti che sfruttano queste tecnologie per creare immagini offensive dei propri coetanei.
Le conseguenze per le vittime sono devastanti, anche perché rimuovere tali contenuti dalla rete si rivela spesso impossibile. Questo fenomeno evidenzia l’urgenza di un intervento normativo più incisivo e di una responsabilizzazione effettiva da parte delle aziende tecnologiche coinvolte.
Per maggiori informazioni, clicca per l’articolo originale.