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La blockchain affascina le banche centrali

Pubblichiamo l’articolo di  Rosa Giovanna Barresi, avvocato LL.M. Banking, Corporate & Finance Law. 

1 – Algorand: la blockchain venuta dal futuro

Secondo Silvio Micali, docente al Massachusetts Institute of Technology, la blockchain avrà un ruolo centrale nella nostra vita di domani: “Oggi è la blockchain che ha la potenzialità di andare oltre la semplice comunicazione, permettendo all’umanità di organizzarsi e funzionare senza poteri centrali… La blockchain potrà essere molto più di un mezzo di scambio. Ci permetterà ad esempio di verificare informazioni e fare transazioni a bassissimo costo e in modo diretto, senza l’intervento di un mediatore comune”.

Ed il prof. Micali se ne intende: premio Gödel nel 1993, premio Turing nel 2012 per i suoi studi sulla crittografia, nel 2017 ha fondato Algorand, un’azienda che sviluppa soluzioni blockchain.

2 – La blockchain nelle economie avanzate

Di solito, le aziende che devono scambiarsi dei dati creano un consorzio che si pone come arbitro e mediatore al disopra delle parti. Nel caso di specifici obblighi di legge, questa funzione è gestita dallo Stato, direttamente o per delega a terzi.

Il sistema SWIFT, per esempio, veicola ordini di pagamento (informazioni relative a transazioni bancarie) tra le organizzazioni finanziarie. Il suo assetto societario è quello di una società cooperativa (incorporata secondo la legge belga) le cui quote sono possedute dalle organizzazioni che vi si collegano.

Analogamente, la Banca Centrale Europea e le Banche Centrali dell’area dell’Euro gestiscono di comune accordo (tramite Eurosystem) il sistema di pagamenti in tempo reale TARGET2.

In Italia, il Catasto (un Dipartimento dell’Agenzia delle Entrate) adempie all’obbligo di pubblicità della proprietà immobiliare, su delega del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze).

La tecnologia blockchain risolve il problema di condividere informazioni (a vari livelli di sicurezza) senza richiedere la presenza di un mediatore al di sopra delle parti. Le informazioni sono protette da particolari meccanismi di sicurezza (crittografia) e vengono memorizzate su una rete di elaboratori autonomi, in grado di sincronizzarsi tra loro senza la necessità di un unico responsabile.

Quindi, una soluzione blockchain si pone come obiettivo tre garanzie:
– Sicurezza: conservazione dei dati e della loro privacy
– Scalabilità: prestazioni adeguate
– Decentralizzazione: chiunque può connettersi per erogare dei servizi (dietro un pagamento adeguato)

3 – Il mondo della finanza scopre il fascino della blockchain

Le blockchain di prima e seconda generazione raggiungevano al massimo solo uno o due dei tre obiettivi prefissati (ad es. riuscivano a garantire sicurezza e scalabilità, ma non la decentralizzazione).

La moneta elettronica Bitcoin, che si basa ancora oggi su una blockchain di prima generazione, è stata da sempre oggetto di critiche per gli elevati consumi energetici necessari al suo funzionamento e per la lentezza con cui vengono condivise le informazioni. Nato come un semplice strumento per effettuare pagamenti in rete, il Bitcoin è stato prontamente utilizzato dagli investitori come bene-rifugio o come strumento per il riciclaggio e l’esportazione di capitali. Questa dubbia fama del Bitcoin (talvolta assolutamente immeritata) ha ostacolato non poco la diffusione delle tecnologie blockchain nel mondo di banca e finanza.

A causa di queste incertezze, fino a poco tempo fa le banche centrali europee si erano limitate a sperimentare la blockchain su progetti-pilota. La BCE collabora dal 2016 con la banca centrale del Giappone per valutare l’uso della blockchain nei pagamenti internazionali (progetto Stella). La Banque de France utilizza dal 2017 una blockchain (progetto MADRE) per gestire i codici creditore dello schema di addebito diretto SDD-SEPA.

Nonostante i loro limiti, anche le prime versioni di blockchain hanno permesso di condividere informazioni con velocita’ ed efficienza, riducendo i costi operativi. Da agosto di quest’anno, JP Morgan offre alla sua clientela corporate di regolare le operazioni di tesoreria mediante la sua blockchain privata (permissioned) Quorum. Il consorzio We.Trade, che riunisce quattordici banche europee, offre servizi bancari business-to-business su di un’altra blockchain permissioned, Hyperledger Fabric.

Facebook ha promosso il consorzio Libra, con l’obiettivo di definire una moneta elettronica di valore stabile (stable-coin) gestita da una terza blockchain permissioned, tra l’altro ancora in via di sviluppo, chiamata per l’appunto Libra.

È chiaro come la proliferazione di queste permissioned impedisca alla tecnologia blockchain di diventare un vero strumento di integrazione. Se per accedere a tre servizi si devono gestire tre server differenti, le spese potrebbero diventare superiori ai vantaggi.

D’altronde, sappiamo che nelle soluzioni di seconda generazione, l’unico modo per assicurare sicurezza dei dati e prestazioni adeguate era quello di limitare gli accessi, utilizzando una blockchain permissioned.

Per fortuna, il progresso ci impedisce di rimanere fedeli a tecnologie superate, quando questo comporta costi e problemi. Fino a poco tempo fa, per trasferire un ordine di pagamento attraverso la rete di banche corrispondenti, il sistema SWIFT poteva impiegare giorni, a causa dei fusi orari e dei diversi orari delle chiusure contabili. Ancora oggi, errori formali nella composizione del destinatario devono essere corretti manualmente allungando i tempi di recapito fino a due/tre settimane.

La rete Bitcoin (basata come già detto su una blockchain di prima generazione) impiega dai 10 ai 13 minuti per registrare un pagamento.

Algorand 2.0, una soluzione blockchain di terza generazione è in grado di registrare transazioni complesse (ad esempio un pagamento su delega a più beneficiari) in meno di un minuto. Tra l’altro, Algorand 2.0 è la prima soluzione blockchain ad aver raggiunto tutti e tre gli obiettivi prefissati: oltre ai bassi tempi di risposta, offre un’elevatissima affidabilità e consente a chiunque di connettersi alla rete per offrire servizi (blockchain permissionless).

4 – Le banche centrali puntano sull’innovazione tecnologica

Il progetto Libra ha rappresentato uno shock nella tranquilla esistenza delle banche centrali. Per la prima volta, esse hanno dovuto subire (almeno a livello di annuncio) la concorrenza di una entità multinazionale del calibro di Facebook, che si è offerta di emettere una moneta elettronica sicuramente più pratica delle valute tradizionali.

Rassicurate sulle prestazioni della blockchain, le banche centrali stanno passando al contrattacco, studiando come emettere loro stesse una moneta elettronica liberamente scambiabile con i biglietti di banca e le altre forme di moneta (Central Bank Digital Currency, CBDC).

Con l’arrivo di Christine Lagarde alla Presidenza della Banca Centrale Europea, la linea dell’Istituto si è spostata su posizioni più progressiste. Oltre ad evidenziare la necessità di una politica economica che si opponga al cambiamento climatico, la Banca Centrale sta sostenendo attività di sperimentazione nel settore delle CBDC.

Anche durante la sua Presidenza al Fondo Monetario Internazionale, Lagarde aveva sottolineato l’opportunità di utilizzare la moneta elettronica per ridurre le disuguaglianze sociali (circa un terzo della della popolazione mondiale non ha alcun accesso ai servizi bancari).

Denis Beau, primo Vice-governatore della Banque de France, ha reso noto che il suo istituto è disponibile a sperimentare una moneta elettronica per pagamenti internazionali, su tecnologia blockchain.

Lo scorso 30 ottobre l’associazione federale delle banche private tedesche ha presentato un documento in cui viene richiesto con urgenza l’emissione di una moneta elettronica parificata all’Euro avente corso legale in tutta l’Unione Europea.

Facendo tesoro dell’esperienza acquisita con Libra, le banche centrali stanno puntando sulla blockchain per mantenere il loro ruolo di controllori dell’ economia.

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