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L’8 luglio 1621 nasce La Fontaine

Jean de La Fontaine serve tutti i vizi della sua specie su un piatto d’argento: ne sente l’odore, ne palpa la consistenza e li digerisce in un boccone. Ma con tutto il garbo di chi ha appena smesso di incipriarsi il naso.

Nella favola della rana e il bue, l’aria tronfia della prima – che si gonfia a più non posso – la troviamo in quei borghesi che lui definisce “più fumo che arrosto”. Marc Chagall, tra il 1926 e il ’27, interpreta queste praline di umanità in stile Luigi XIV in un centinaio di tavole che procedono per associazioni di colori: così abbiamo l’agnello e il lupo in rosso e giallo, il cavallo e l’asino in lilla e rosso. E così via. 

Quanto a noi, abbiamo preferito attestarci sui toni neutri del metallo; in fondo, le “Favole” di La Fontaine non sono altro che specchi riflettenti, e noi i protagonisti di questo bestiario. E, come direbbe Leonardo Sciascia “a ciascuno il suo”. 

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