l'intervista

L. Paganetto (Tor Vergata): “La crisi ucraina impone un ripensamento delle politiche energetiche dell’Italia”

a cura di Raffaele Barberio |

Il PNRR non prevede una precisa traiettoria per la transizione verde. Quindi vi sono più di 15 miliardi destinati all’efficienza energetica. Ma la transizione significa non solo l’abbandono, sia pur graduale, delle fonti fossili dell’energia, ma anche l’analisi dei suoi effetti sui consumi e, in particolare, nei trasporti, nelle abitazioni e nell’industria, che rappresentano ciascuna il 30% del totale dei consumi di energia.

La scorsa settimana si è tenuta a Roma la Conferenza “Energia Italia 2022”, che ha registrato una altissima partecipazione istituzionale ed industriale. Sul tavolo le tematiche del momento, dalla indipendenza energetica dettata dalla crisi ucraina alla transizione energetica ed agli obiettivi del PNRR. Il prof. Luigi Paganetto dell’Università di Roma Tor Vergata è stato tra gli ospiti dell’evento, sollevando alcuni quesiti strategici in ambito di politiche energetiche. Lo abbiamo intervistato raccogliendo i pareri di seguito riportati.

Key4biz. Per anni abbiamo ritenuto che il gas rappresentasse il nostro paracadute energetico che ci avrebbe consentito un graduale processo di decarbonizzazione. Poi ci siamo svegliati all’improvviso con l’invasione russa che ci ha posti di fronte all’emergenza. Perché?

Luigi Paganetto. L’aumento del prezzo del gas e l’incertezza della sua disponibilità rendono oggi più difficile e costoso realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione. L’aumento dei prezzi del gas spinge un aumento delle rinnovabili ma, nel breve periodo, anche per un ritorno al carbone. Vi sono già alcuni Paesi come la Germania che stanno riattivando le miniere di carbone. Allo stesso tempo si verifica una pressione sui bilanci pubblici per contenere i maggiori oneri-gas per famiglie imprese.

Key4biz. E questo cosa comporterà?

Luigi Paganetto. La conclusione è una sola ovvero che il gas non è più la valvola di sicurezza tipica di una risorsa energetica disponibile a basso prezzo. Anzi, nel caso mancata realizzazione degli obiettivi di decarbonizzazione, diventa un vincolo che aumenta i costi di approvvigionamento

Key4biz. L’emergenza bellica si innesta peraltro nel percorso precedentemente stabilito della realizzazione del PNRR…

Luigi Paganetto. Certo, ma il PNRR non prevede una precisa traiettoria per la transizione verde. Vi sono allocati quasi 6 miliardi di investimenti per aumentare la quota di energie rinnovabili, 4 miliardi per le infrastrutture di rete e più di 3 miliardi per promuovere l’idrogeno, nonché 0,60 per l’economia circolare. Quindi vi sono più di 15 miliardi destinati all’efficienza energetica. Vorrei tuttavia orientare l’attenzione di chi ci legge sul fatto che la transizione significa non solo l’abbandono, sia pur graduale, delle fonti fossili dell’energia, ma anche l’analisi dei suoi effetti sui consumi e, in particolare, nei trasporti, nelle abitazioni e nell’industria, che rappresentano ciascuna il 30% del totale dei consumi di energia.

Key4biz. E allora come coniugare processi di decarbonizzazione, PNRR ed emergenza bellica?

Luigi Paganetto.  L’aumento del potenziale di energia elettrica da rinnovabili non corrisponde, in effetti, ad un aumento dei relativi consumi elettrici se non di sistemi di accumulo adeguati dal punto di vista tecnologicoe del volume degli investimenti realizzati sulle infrastrutture per la distribuzione.

Il nuovo scenario che si sta delineando con la guerra in Ucraina è tale da richiedere un ripensamento della politica energetica, tale da accompagnare e integrare gli investimenti previsti dal PNRR,anche per tener conto delle indicazioni che arrivano dalla UE.

Key4biz. Beh la Commissione UE ha già dato la cornice operativa. Qual è la sua opinione a riguardo?

Luigi Paganetto. La Commissione EU, con il RePower EU ha fissato una riduzione degli acquisti di gas di 60 miliardi di metri cubi sul totale di 155 già nel 2022. Ha, allo stesso tempo, accresciuto l’obiettivo al 2035 per l’efficienza energetica dal 9 al 13%, e portata dal 40 al 45% la quota da rinnovabili. Allo stesso tempo ha fissato impegni importanti su idrogeno e infrastrutture per LNG e idrogeno, rendendo disponibili ai Paesi 225 miliardi tratti dal NexGeEU.

La maggior efficienza energetica richiesta dalla Commissione deve essere realizzata con sistemi che assicurino un maggiore output di energia per unità prodotta rispettando allo stesso tempo i vincoli ambientali. In questo quadro la politica verso i sistemi di riscaldamento/raffreddamento deve essere modificata con lo spostamento, ad esempio, degli incentiviverso l’elettrico, ad esempio, piuttosto che verso caldaie a condensazione.

Key4biz. Allora parliamo di elettrificazione, questa volta nella mobilità sostenibile, ma anche nel contesto dell’emergenza bellica del momento

Luigi Paganetto. La spinta all’auto elettrica al 2035 è una scelta di politica industriale che si può discutere per la sua non neutralità tecnologica rispetto all’obiettivo della decarbonizzazione, ma è in ogni caso una spinta ad una maggior domanda di energia elettrica e di infrastrutture dedicate alla tecnologia dell’accumulo di energia in competizione con la Cina.

Key4biz. E per il futuro?

Luigi Paganetto. A livello europeo ciò che conta, sul piano interno, è una politica di acquisti in comune per l’energia e, in prospettiva, la realizzazione del mercato comune dell’energia. Le resistenze che sta incontrando la proposta di Draghi di un tetto al prezzo dell’energia trova una ragione nella difesa del mercato dell’energia di Amsterdam.

Key4biz. Sono le uniche resistenze?

Luigi Paganetto. Non direi, sul piano internazionale la EU deve fare i conti, oltre che con la Russia, con lo schieramento dei Paesi emergenti, simbolicamente rappresentato dal loro voto di astensione all’ONU.Sono 35 i Paesi che si sono astenuti sul voto di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina e 12 quelli che non hanno partecipato al voto. Sono in larga parte africani e un buon numero di essi sono possessori di gas e petrolio, ma anche di materie prime rare, e fanno parte di una rete di accordi commerciali e finanziari – inesistente negli anni ‘70.

Key4biz. E allora, cosa fare?

Luigi Paganetto. È per tutti questi motivi che si deve tornare a scelte di fondo come quelle che furono prese dai fondatori di CECA ed Euratom. Non ci può essere autonomia per l’Europa, se non c’è indipendenza energetica e un mercato comune dell’energia.