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Kubilius (UE): “È il D-Day per la Difesa europea”. Scudo spaziale a metà 2026

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La Tabella di marcia 2030 per la prontezza alla Difesa delinea obiettivi e tempistiche per colmare il gap di capacità e investimenti. Si punta alle tecnologie avanzate: sorveglianza multi-dominio (terra, aria, mare e spazio), il muro di droni, lo scudo aereo e spaziale.

Il piano per la Difesa del secolo, ecco la Tabella di marcia

L’Unione europea (Ue) si prepara ad un salto storico nel campo della Difesa e della sicurezza militare. LaPreserving Peace – Defence Readiness Roadmap 2030, Preservare la pace – Tabella di marcia 2030 per la prontezza alla difesa, sarà di fatto la bussola strategica con cui i 27 Stati affronteranno le sfide che il momento storico ci sta ponendo.

La nostra tabella di marcia guiderà l’Europa a conseguire i risultati in termini di prontezza in materia di difesa entro il 2030. Stiamo costruendo sulle decisioni senza precedenti che abbiamo preso nel corso di quest’anno, che hanno creato un “big bang” nella spesa per la difesa e opportunità legali, industriali e politiche per aumentare la produzione della difesa”.

È quanto affermato dal commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, nella conferenza stampa di presentazione della roadmap per la difesa 2030, assieme all’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza, Kaja Kallas, e al vicepresidente della Commissione europea con delega alla Sovranità Tecnologica, Henna Virkkunen.

La nostra tabella di marcia crea oggi le condizioni per piani, calendari, risultati e indicatori chiari e un chiaro sistema di rendicontazione e monitoraggio, al fine di aumentare gli appalti e la produzione, portare innovazione permanente nel settore della difesa, costruire progetti faro europei nel settore della difesa e produrre con, nell’Ucraina e per l’Ucraina. La nostra tabella di marcia – ha sottolineato Kubilius – mostra tutte le principali tappe fondamentali per raggiungere la prontezza alla difesa entro il 2030, in modo da poter scoraggiare l’aggressione russa, prevenire la guerra e preservare la pace. La nostra politica è la produzione, il nostro scopo è la pace”.

I quattro pilastri del piano: si parte subito nel 2026

Con la roadmap è stata quindi delineata la rotta per dotare l’Europa di una nuova capacità militare autonoma, interoperabile e tecnologicamente avanzata.
L’obiettivo, leggendo il documento ufficiale, è ben definito: entro il 2030, costruire una Difesa pronta e integrata capace di garantire la sicurezza del continente in sinergia con la NATO ma anche in grado di agire in modo indipendente.

Al centro del piano, quattro grandi iniziative “flagship”:

  • Eastern Flank Watch, per blindare il confine orientale dell’Unione;
  • European Drone Defence Initiative, per contrastare e dominare la guerra dei droni;
  • European Air Shield, lo scudo aereo e antimissile del continente;
  • European Space Shield, per proteggere le infrastrutture spaziali e le comunicazioni strategiche.

Sorveglianza di terra, aria, mare e Spazio per la “muraglia orientale”

Partiamo dalla prima. Il fronte orientale è la linea più esposta della difesa europea. Con l’Eastern Flank Watch, Bruxelles punta a costruire un sistema integrato di sorveglianza e protezione che copra l’intero confine con Russia e Bielorussia, dal Baltico al Mar Nero.

Il programma prevede diversi strumenti: reti di sorveglianza multi-dominio (terra, aria, mare e Spazio); sistemi anti-drone e antimissile collegati alla struttura NATO; capacità di guerra elettronica e di reazione rapida; integrazione con i centri di sicurezza marittima del Mar Nero e del Baltico.

Entro il 2028 il sistema sarà pienamente operativo, si legge nel documento ufficiale, dopo una prima fase di test e di produzione congiunta nel 2026.
L’obiettivo politico è ambizioso: trasformare il confine orientale in una barriera digitale, intelligente e coordinata, capace di prevenire aggressioni convenzionali e ibride.

Drone Defence Initiative: il muro di droni (imparando dall’Ucraina)

La guerra in Ucraina ha reso evidente quanto i droni abbiano cambiato la natura del conflitto. La nuova European Drone Defence Initiative nasce per colmare rapidamente questo gap, superando il precedente progetto di muro dei droni a Est.

Il programma prevede una rete europea di sensori, radar e sistemi anti-drone interoperabili; la creazione di una Drone Alliance con l’Ucraina per condividere tecnologie e capacità produttive; l’applicazione duale delle tecnologie per difesa, sicurezza civile e controllo delle frontiere.

La roadmap è serrata: entro il primo trimestre 2026 è previsto il lancio ufficiale con i primi finanziamenti SAFE; a fine 2026 una capacità iniziale operativa; a fine 2027 raggiungere un sistema pienamente attivo e integrato.

L’iniziativa rappresenta non solo una risposta militare, ma anche un’accelerazione industriale per il settore europeo della difesa mai vista prima, capace di generare innovazione, occupazione e nuove filiere tecnologiche.

Air Shield: lo scudo del cielo europeo

Con l’European Air Shield, l’Unione intende creare una difesa aerea e antimissile multilivello a copertura dell’intero spazio europeo.
Sarà un sistema integrato di sensori, radar e intercettori, interoperabile con la rete NATO, in grado di contrastare minacce di diversa natura: dai droni tattici ai missili balistici.

Anche qui, il documento delinea alcune tempistiche da rispettare: entro fine 2025 l’approvazione politica; nel biennio 2026–2027 l’avvio dei programmi industriali finanziati dall’EDF e dall’EDIP; entro fine 2030 il completamento dello scudo continentale.

Il progetto punta a ridurre la dipendenza da fornitori esterni e a rafforzare la capacità tecnologica europea in un settore finora dominato da Stati Uniti e Israele.

Space Shield: lo scudo spaziale

Il quarto pilastro, anche questo molto ambizioso, è lo European Space Shield, quella che potremmo definire la risposta alle nuove minacce nello spazio.
L’obiettivo è proteggere satelliti e reti di comunicazione — Galileo, IRIS² e Copernicus — da attacchi fisici, cyber e da disturbi elettromagnetici (jamming e spoofing).

Il programma prevede:

  • la creazione di un sistema di Space Domain Awareness per il monitoraggio continuo dell’orbita terrestre;
  • il coordinamento tra capacità nazionali e sistemi europei;
  • la promozione di tecnologie per la difesa orbitale e servizi in-orbit.

Il progetto sarà lanciato secondo stime ufficiale a fine primo trimestre del 2026, con investimenti prioritari nei programmi spaziali europei e nella cooperazione industriale tra Stati membri.

800 miliardi di euro per la Difesa: un Big Bang per la spesa europea

Il “Defence Readiness Roadmap 2030” si inserisce nell’agenda ReArm Europe, che mobiliterà fino a 800 miliardi di euro nel prossimo decennio.
Tra le principali fonti di finanziamento: SAFE (Security Action for Europe), con 150 miliardi già sottoscritti; European Defence Fund (EDF) e European Defence Industry Programme (EDIP) per R&S e produzione; Competitiveness Fund e Horizon Europe per tecnologie dual-use e innovazione; EIB e capitale privato per stimolare investimenti nel settore della difesa.

Solo nel 2025, i bilanci nazionali di difesa dei Paesi UE raggiungeranno i 392 miliardi di euro, con l’obiettivo di arrivare al 3,5% del PIL entro il 2035.

La difesa è un prerequisito per preservare la pace e le difese dell’Europa non sono ancora così forti come dovrebbero essere. La tabella di marcia che presentiamo oggi è una proposta per cambiare questa situazione. Nei prossimi anni prevediamo un importante potenziamento delle capacità europee in tutta l’Unione, in linea con gli obiettivi della NATO“, ha detto Kallas.

Riguardo all’Alleanza Atlantica, Kubilius ha detto: “Per raggiungere l’obiettivo Defence Readiness 2030, dobbiamo raggiungere i nuovi obiettivi di capacità della NATO prima del 2030. Attualmente siamo al 50% di tali obiettivi. La tabella di marcia indica: gli europei investiranno fino al 2035 – 6,8 trilioni di euro. Nella difesa vera e propria, il 50% – 3,4 trilioni di euro. Si tratta di un vero e proprio Big Bang, basato principalmente sulla spesa per la difesa nazionale, che sarà 100 volte superiore a quella dell’UE“.

A quanto pare, come ha sottolineato l’Alto rappresentante Ue: “È giunto il momento di trasformare rapidamente la potenza economica dell’Europa in forza militare“.

Alla ricerca della sovranità strategica in Difesa

Con questo piano, l’Europa cerca di compiere il passo decisivo verso una vera sovranità strategica, da tempo annunciata, capace di conciliare autonomia operativa e cooperazione transatlantica.
L’obiettivo non è creare un esercito europeo, almeno sulla carta, ma rendere l’Europa capace di difendersi, innovare e dissuadere.

Come recita il documento, “ciò che l’Europa farà in questo decennio determinerà la sicurezza del secolo”. Ci si riarma. Bruxelles sembra davvero convinta che preservare la pace ci vuole capacità di deterrenza, da costruire con intelligenza, tecnologia e (mai trovata finora) unità.

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