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Jean-Claude Juncker e lo scontro Italia-Bruxelles, Oggi il verdetto in Spagna su Rajoy, L’esodo degli investitori russi da Londra

Primo scontro Italia-Bruxelles pochi minuti dopo la nascita a Roma del nuovo governo

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – E’ solo l’inizio di una lunga serie di scontri che attendono l’Italia e i vertici dell’Unione europea: e’ questa la sconfortante previsione che fa il quotidiano britannico “The Times”, commentando la polemica scoppiata nella serata di ieri giovedi’ 31 maggio tra il neonato governo populista italiano e Bruxelles. Il corrispondente del giornale inglese Tom Kington riferisce infatti come mentre il presidente italiano Sergio Mattarella dava il suo assenso alla nascita del governo formato dal partito anti-sistema Movimento 5 stelle (m5s) e la Lega di estrema destra, a Strasburgo il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker esprimeva considerazioni sulla crisi politica che ha attanagliato l’Italia negli ultimi tre mesi: considerazioni che a Roma hanno suscitato rabbia. Rispondendo al “question time” davanti al Parlamento europeo, Juncker prima ha detto che l’Italia non puo’ accusare l’Ue per i suoi problemi, in testa a tutto l’altissimo debito pubblico; poi ha invitato i politici di Roma a occuparsi di questioni come la poverta’ nel Sud dell’Italia e della bassa produttivita’ dell’apparato economico della Penisola; ed infine ha esortato gli italiani a “lavorare di piu'” e a essere “meno corrotti”. Alle parole del presidente della Commissione europea ha immediatamente replicato il nuovo vice primo ministro del neonato governo italiano, Matteo Salvini: il leader della Lega, che nel nuovo esecutivo ricoprira’ anche la carica di ministro dell’Interno, pochi minuti dopo ha accusato Juncker di aver fatto un commento “vergognoso e razzista” contro gli italiani. “Con il nuovo governo faremo si’ che i diritti e la dignita’ di 60 milioni di italiani siano rispettati” ha detto Salvini, aggiungendo che dall’Europa i suoi compatrioti si attendono collaborazione, e non insulti. La compagine ministeriale che nel pomeriggio di oggi venerdi’ 1° giugno dovrebbe prestare giuramento nelle mani del presidente della Repubblica Mattarella, sottolinea il “Times”, e’ una soluzione di compromesso che non dovrebbe minacciare la permanenza dell’Italia nell’Eurozona; ma tuttavia, secondo il giornalista inglese Tom Kington, si tratta dell’esecutivo piu’ euroscettico che la Penisola abbia mai avuto. La formazione a Roma di un governo “politico” nel pieno dei suoi poteri, nota il “Times”, da un lato ha calmato i mercati finanziari e ha allentato le tensioni sui titoli di Stato italiani; dall’altro lato pero’, prevede Kinton, la nascita di un governo interamente populista ed apertamente euroscettico, nel paese che rappresenta la terza economia dell’Eurozona e che e’ stato uno dei fondatori dell’Unione europea, non potra’ che provocare diffidenza e timori nell’establishment Ue e nelle principali cancellerie d’Europa.

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Venezuela, “minaccioso” l’ingresso della Colombia nella Nato

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Dopo due mandati consecutivi come capo del governo della Colombia, Juan Manuel Santos lascera’ la Casa de Narino con due vittorie: l’ingresso della Colombia nell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e nella Nato come “partner globale”. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “Abc” che aggiunge come la Colombia diventi cosi’ il primo paese dell’America Latina a far parte dell’organizzazione atlantica. Mossa che viene vista e seguita con grande diffidenza soprattutto dal vicino Venezuela, con cui la Colombia condivide 2.200 chilometri di confine. Caracas, insieme a Cuba, ha criticato fortemente l’ingresso della Colombia nella Nato, considerato come “una porta che si apre verso l’interferenza militare straniera”, che di fatto consentira’ la presenza di truppe Usa sul territorio colombiano. Attraverso una dichiarazione del ministero degli Affari Esteri, il presidente venezuelano Nicola’s Maduro ha respinto l’annuncio del suo omologo Juan Manuel Santos, affermando che si tratta di “un’alleanza militare esterna con capacita’ nucleare, che rappresenta chiaramente una seria minaccia per pace e stabilita’ della regione”.

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Usa: Fed, operazioni statunitensi della Deutsche Bank “instabili”

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – La Banca centrale statunitense (Fed) ha definito le operazioni della banca tedesca Deutsche Bank negli Stati Uniti in “condizioni instabili”, una rara censura da parte della Fed, rimarca il quotidiano “Wall Street Journal”. Il downgrade della Banca centrale, avviato un anno fa, e’ segreto e non e’ stato precedentemente reso pubblico. Lo status di “condizioni instabili”, tra le piu’ basse valutazioni utilizzate dalla Fed, ha determinato la decisione di Deutsche Bank di ridurre le sue operazioni a rischio in aree come il trading e il credito ai clienti. Inoltre decisioni che riguardano l’assunzione o il licenziamento di dirigenti della banca dovranno essere esaminate dall’Istituto centrale Usa.

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Usa-Corea del Nord, inviato nordcoreano consegnera’ lettera di Kim al presidente Trump

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ricevera’ oggi una lettera del leader nordcoreano, Kim Jong-un. Lo riferiscono i media statunitensi, secondo cui la missiva verra’ consegnata personalmente a Trump a Washington da Kim Yong-chol, vicepresidenti del Comitato centrale del Partito del lavoro nordcoreano, che si trova in visita negli Usa da mercoledi’ ed ha gia’ tenuto colloqui con il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo. A margine dei colloqui, tenuti nella giornata di ieri a New York, Pompeo ha tenuto una conferenza stampa annunciando “progressi concreti” verso la realizzazione del vertice bilaterale in programma il 12 giugno a Singapore. Pompeo ha parlato della “occasione della vita” di metter fine alla minaccia dell’arsenale nucleare della Corea del Nord. “I nostri paesi sono di fronte ad un momento decisivo”, ha detto il segretario Usa. “Sarebbe tragico sprecare questa occasione”.

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Spagna, Sanchez contro Rajoy: oggi il verdetto

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – La mozione di censura presentata dal Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), contro il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, esponente del Partito popolare (Pp), in seguito alla sentenza di condanna nel caso Gurtel, culminera’ oggi con il voto del Congresso che potrebbe porre fine alla legislatura di Rajoy e rendere Pedro Sanchez il nuovo premier. La votazione viene seguita da vicino e con estrema attenzione da tutti i quotidiani spagnoli che ricordano come la mozione, per essere approvata, ha bisogno di almeno 176 voti a favore su un totale di 350 deputati al Congresso. La sessione e’ iniziata alle nove del mattino di oggi, venerdi’ 1 giugno, con l’intervento della portavoce socialista Margarita Robles. Assolutamente strategici ed essenziali per la riuscita della mozione di censura i voti dei cinque seggi del Partito nazionalista basco (Pnv), che gia’ ieri ha annunciato il suo sostegno ufficiale a Sanchez. Votera’ presumibilmente a favore anche il PdeCat, che garantira’ cosi’ al Psoe la maggioranza. Rajoy ha insistito sulla decisione di non presentare le proprie dimissioni e ha accusato Sa’nchez di aver adottato la linea della mozione di censura perche’ diversamente non “vincerebbe mai un’elezione”. Il leader socialista ha promesso, se dovesse passare la mozione, di rispettare i bilanci di Rajoy e di “ristabilire i rapporti di dialogo tra il governo e il nuovo governo catalano”. Se la mozione dovesse ottenere la maggioranza dei voti, segnerebbe la prima volta nella storia spagnola in cui un presidente, in questo caso Sanchez, viene nominato con un sostegno parlamentare cosi’ eterogeneo.

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Francia, presidente dei Repubblicani si allontana dalla scena mediatica

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – In quest’ultimo mese Laurent Wauquiez, presidente del partito gollista dei Repubblicani, e’ rimasto in disparte, suscitando l’incomprensione dei militanti. E’ quanto afferma “Les Echos”, spiegando che il leader della destra francese e’ in cerca di un “buon equilibrio mediatico”. Il suo ultimo intervento pubblico risale al 17 maggio scorso durante la trasmissione “L’Emission politique” in onda su France 2. A sei mesi dalla sua elezioni alla guida dei Repubblicani, la base chiede al suo leader di essere piu’ presente per evitare di “uscire dai radar”. La strategia, invece, prevede maggiore attenzione agli interventi per evitare di commentare tutti gli argomenti di attualita’. “Le Figaro” parla della sua seconda biografia in uscita intitolata “Laurent Wauquiez l’impetuoso”, scritta da Fabrice Veysseyre-Redon, amico di lunga data di Wauquiez. Il libro e’ un’inchiesta che “cerca di individuare al meglio la personalita’ del presidente dei Repubblicani”. All’interno del libro si ripercorrono i momenti piu’ importanti della sua vita. Secondo il quotidiano, Wauquiez “non ha visto di buon occhio il fatto che un giornalista si sia interessato ala sua vita”.

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Presidente francese Macron, la scelta di Washington sui dazi commerciali e’ “illegale”

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha definito “illegale” la mossa del suo omologo statunitense, Donald Trump, che ha imposto i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio dall’Europa. E’ quanto afferma “Le Figaro”, che riporta notizie comunicate dall’Eliseo. Ieri sera, i due presidenti si sono intrattenuti in un colloquio telefonico. Il capo dello Stato francese ha sottolineato il fatto che l’Unione europea rispondera’ “in maniera ferma e proporzionata”. “Il nazionalismo economico e’ la guerra” aveva gia’ detto Macron. “Non riusciamo a capire come noi, alleati degli Stati Uniti, possiamo essere colpiti dalle sanzioni americane” ha affermato il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire. “Ho incontrato questa mattina Wilbur Ross (segretario al commercio americano, ndr) e gli ho chiaramente fatto capire che i paesi dell’Unione europea non accetteranno mai di negoziare sotto pressione” ha poi aggiunto il titolare di Bercy. Reazioni negative anche da Bruxelles. Gli Stati Uniti non ci lasciano altra scelta che portare questo conflitto davanti all’Organizzazione mondiale del commercio e di imporre dei diritti di dogana supplementare a dei prodotti di provenienza statunitense” ha detto Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea.

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Gran Bretagna, la rinuncia di Abramovich al nuovo stadio del Chelsea puo’ dare il via all’esodo degli investitori russi

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Il miliardario Roman Abramovich, proprietario del club di calcio del Chelsea, e’ diventato il primo miliardario russo a ritirare i propri investimenti in Gran Bretagna a causa del peggioramento delle relazioni con la Russia e potrebbe dare il via un esodo degli investitori russi dal paese: e’ questo il timore che oggi venerdi’ 1° giugno esprime il quotidiano londinese “The Times”, commentando la notizia che Abramovich ha annunciato la sospensione del progetto di costruzione di un nuovo stadio per il suo Chelsea; si tratta di un investimento del valore di 1 miliardo di sterline (1,13 miliardi di euro, ndr). Il ripensamento del miliardario russo in particolare sembra motivato dal fatto che nelle scorse settimane il governo britannico gli ha negato il rinnovo del visto di ingresso nel paese in cui egli vive e lavora sin da quando ha acquistato il club di calcio nel 2003: il mancato rinnovo gli ha impedito di assistere alla meta’ di maggio alla finale di FA Cup vinta dal Chelsea contro il Manchester United; nel frattempo Abramovich ha ottenuto la cittadinanza ed il passaporto di Israele, ma le autorita’ britanniche hanno gia’ fatto sapere che neppure questo sara’ sufficiente per concedergli il permesso di risiedere e lavorare nel Regno Unite. Ma il patron del Chelsea e’ solo il piu’ noto delle decine di ricchissimi russi che nell’ultimo decennio avevano scelto Londra come base per i propri affari, e la sua retromarcia sull’investimento per il nuovo stadio del Chelsea ora potrebbe essere il fischio di inizio di un vero e proprio esodo. La vicenda del visto non concesso ad Abramovich infatti e’ solo un episodio dell’inasprimento dell’atteggiamento delle autorita’ britanniche nei confronti dei ricchi investitori russi, come rappresaglia per il tentato assassinio agli inizi di marzo nella citta’ di Salisbury dell’ex spia sovietica Sergei Skripal e di sua figlia Yulia: di quel fatto il governo di Londra ha accusato apertamente i servizi segreti della Russia ed ha reagito espellendo decine di diplomatici russi; molti paesi dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea si sono schierati al fianco della Gran Bretagna e le hanno espresso la propria solidarieta’ espellendo a loro volta molti agenti segreti russi. In questo contesto il governo della Gran Bretagna ha anche deciso un giro di vite nei confronti degli oligarchi russi, che spesso hanno stretti legami con il presidente Vladimir Putin: diverse voci si sono levate nel Parlamento e nell’opinione pubblica britannica, accusandoli di essere una sorta di “quinta colonna” del Cremlino e di utilizzare la piazza finanziaria di Londra per riciclare denaro sporco e condurre operazioni destabilizzanti contro l’Occidente. Secondo il “Times”, sono 704 i miliardari russi che dal 2008 hanno scelto di risiedere nel Regno Unito e ben 57 grandi societa’ russe sono attualmente quotate alla Borsa di Londra, un numero maggiore di qualsiasi altra piazza finanziaria al di fuori di Mosca.

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La Germania vuole entrare nel Consiglio di sicurezza dell’Onu

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – La Germania vuole entrare a far parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Onu). L’Assemblea Generale elegge cinque nuovi membri non permanenti del Consiglio ogni anno. “Questa e’ una miscela di sostanza e visibilita’”, afferma l’Ambasciatore tedesco all’Onu Christoph Heusgen, descrivendo la campagna intrapresa da Berlino presso l’Assemblea generale. Heusgen, ex consigliere del cancelliere tedesco Angela Merkel, si e’ trasferito a New York la scorsa estate, e sta conducendo la “corsa” per un posto nel Consiglio di sicurezza per la prima volta. La reputazione di Berlino come mediatore e sostenitore delle norme internazionali assicura la “sostanza”, un punto che sembra piu’ importante che mai nella caotica era del presidente Usa Donald Trump, scrive il settimanale “Der Spiegel”. Originariamente tre candidati si sono battuti per i due posti riservati al gruppo dell’Europa Occidentale e altri Paesi (Weog) alle elezioni regolari dell’8 giugno: Germania, Belgio e Israele. Poi Israele ha rinunciato: dopo i recenti conflitti a Gaza e il controverso trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, scrive il settimanale, Tel Aviv ha voluto evitare una sconfitta imbarazzante al voto. Molti diplomatici parlano di un “vuoto” americano, in cui altri potrebbero intervenire. Dopotutto Berlino e’ il quarto contributore delle Nazioni Unite con 177 milioni di dollari all’anno. “Merkel e’ il leader del mondo libero”, alcuni avevano anche dichiarato dopo la vittoria elettorale di Trump. “Ovviamente non saremo in grado di colmare un vuoto americano”, si e’ affrettato a precisare Heusgen. “Inoltre non mi aspetto che ci sia un vuoto americano in generale”. La prevenzione dei conflitti, la tutela ambientale, l’innovazione, rafforzare il diritto internazionale e il ruolo delle donne sono alcuni dei temi promossi dalla Germania: “La nostra posizione e’ quella di rispettare le regole e l’ordine internazionale basato sul diritto. Se questo puo’ avere successo e’ un’altra questione”, afferma Heusgen.

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“Handelsblatt”, il declino dell’Italia minaccia di spazzare l’euro

01 giu 11:01 – (Agenzia Nova) – Quella passata, anche per gli standard italiani, e’ stata una settimana turbolenta che ora sta volgendo fortunatamente al termine. L’Italia, ricorda il quotidiano tedesco, dalla Seconda guerra mondiale ha visto succedersi 65 governi, e in nessun altro paese europeo c’e’ tanta sfiducia nei confronti dello Stato e dei suoi politici come in Italia. Prima di aderire all’euro, sostiene “Handelsblatt”, l’Italia “compensava la sua scarsa competitivita’ economica con la svalutazione regolare della lira”. Con l’introduzione della moneta unica questo non e’ piu’ possibile. La crisi del paese, sostiene il quotidiano, non puo’ davvero sorprendere nessuno, eppure il nuovo teatro politico all’italiana ha una nuova qualita’: lo spettro dell’uscita dalla zona euro. Tutti temono che l’Italia possa essere la prossima Grecia, ma la dimensione economica e’ completamente diversa. Il paese e’ semplicemente troppo grande e se l’Italia fallisse, scrive “Handelsblatt”, fallirebbe pure l’euro. Questa e’ la paura di Bruxelles, Berlino e Francoforte. Il capo dell’Ifo di Monaco ha apertamente parlato di “ricatto”. Il grande vincitore del nuovo governo e’ Matteo Salvini, leader euroscettico della Lega. Si e’ “autoproclamato difensore del popolo italiano”. La politica di Berlino e’ in allerta, anche se non vuole farlo apparire. “L’Italia e’ un membro importante dell’Unione europea”, afferma il cancelliere Angela Merkel. La Germania vuole cooperare con ogni governo in Europa, ma i “principi” della zona euro devono essere rispettati, ha dichiarato Merkel. Un cauto riferimento ai criteri di Maastricht, che sono “attualmente sotto attacco a Roma”. I politici tedeschi, scrive “Handelsblatt”, sanno quanto sia esplosiva la situazione, e sanno quanto sono sensibili gli italiani a qualsiasi consiglio esterno. Solo Guenther Oettinger pare ignorarlo, ammette il quotidiano. La “radicalizzazione della politica italiana”, anche in termini economici, e’ gia’ stata accennata nelle negoziazioni della coalizione di Lega e 5 stelle nelle ultime settimane. Per quanto diverse possano essere entrambe le parti, hanno comunque “una relazione decisamente non ortodossa con il denaro”. Non pensano al risparmio, sostiene il quotidiano tedesco, che avverte: “e’ grazie a un italiano residente circa 1.500 chilometri a nord di Roma che l’Italia puo’ ancora rifinanziarsi: Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea (Bce)”. “L’Italia si affida al supporto della Bce per rimanere solvibile”, afferma Thomas Mayer, capo ricercatore presso il gestore patrimoniale di Colonia Flossbach von Storch. Sebbene il debito nazionale dell’Italia sia aumentato dal 102 al 132 per cento del Pil dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008, i costi di rifinanziamento sono diminuiti drasticamente. Non e’ detto pero’ che Draghi “sia disposto a sostenere un governo che viola intenzionalmente le regole di stabilita’ europee”. Sarebbe anche illegale, perche’ la Bce potrebbe intervenire, se non del tutto, solo se il Paese aderisse a un programma di salvataggio con condizioni rigorose. Inoltre c’e’ il problema dell’elevata disoccupazione giovanile, al 31,7 per cento, con una produzione industriale stagnante e un reddito pro capite inferiore a 20 anni fa. Oltre alla crisi del sistema bancario. Tutto cio’ e’ un paradosso, perche’ l’Italia “non e’ povera”, scrive “Handelsblatt”, tornando a far riferimento, come in diverse occasioni da parte della stampa tedesca nelle ultime settimane, all’opportunita’ di una patrimoniale nella Penisola. “Handelsblatt” contesta anche all’Italia inefficienze nell’esazione fiscale. Le entrate fiscali di 450 miliardi nel 2017 sono state compensate da perdite per evasione fiscale di 180 miliardi. “L’evasione fiscale e’ uno sport popolare in Italia”, scrive il quotidiano, “e allo stesso tempo l’espressione piu’ chiara di fallimento di vasta portata dello Stato”.

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