In Italia successo dell’iniziativa ‘M’illumino di meno’, ma nel resto del mondo che aria tira?

di Alessia Baldassarre |

Gli Scavi di Pompei al Colosseo, il Museo con i Bronzi di Riace, la Galleria Sabauda di Torino, ma anche Palazzo Pitti di Firenze, la Reggia di Caserta e gli studios di Cinecittà a Roma: questi sono solo alcuni dei grandi luoghi della cultura italiana che hanno aderito alla campagna M’illumino di meno, lanciata dal programma radiofonico “Caterpillar” di Radio 2 e organizzata il 24 febbraio.

Ne avevamo parlato anche nelle scorse settimane, presentando il programma di iniziative annunciato per questa tredicesima edizione, che aveva come tema portante la condivisione: gli autori della campagna hanno infatti invitato allo “sharing” in ogni tipo di attività, dall’offrire un passaggio in auto ai colleghi alla organizzazione di una cena collettiva nel proprio condominio, all’insegna dell’utilizzo delle proprie risorse in modo “sociale”, come gesto concreto anti spreco.

La mobilitazione generale ha avuto quest’anno un nuovo protagonista, perché come accennato per la prima volta, dopo 13 anni, anche il Ministero per i Beni e le attività culturali ha aderito alla campagna, partecipando all’opera di sensibilizzazione al risparmio energetico con oltre 60 tra musei, monumenti e parchi archeologici statali. Oltre ai citati Scavi di Pompei e alla Reggia di Caserta, le luci sono state spente per 15 minuti anche al Colosseo, al Castello Svevo barese, alla Pinacoteca Nazionale di Cagliari e al Palazzo Ducale di Mantova.

Non hanno fatto mancare il consueto supporto le Istituzioni più “fedeli”, come Quirinale, Montecitorio e Palazzo Madama, a cui poi si sono aggiunte piazze, monumenti e chiese in varie città dello Stivale, da Bolzano a Catania, così come le scuole delle Marche, che hanno spento le luci nelle aule per un minuto. Un atto simbolico che però ha l’importante obiettivo di ricordare a tutti che il Pianeta ha bisogno di essere difeso.

Sullo sfondo resta il tema del consumo sostenibile e del risparmio energetico, che come ricorda il sito di informazione ambientalista www.ideegreen.it necessita di ulteriori passi in avanti; su scala continentale, si avvicina infatti la scadenza del “20-20-20”, ovvero l’anno 2020 in cui l’Unione Europea si era imposta di raggiungere il traguardo di ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica (rispetto al 1990), incrementare del 20% la produzione di energia da fonti rinnovabili e migliorare del 20% l’efficienza energetica.

Complessivamente, l’Ue sembra comunque aver imboccato una buona strada, visto che ha già raggiunto il 17,9% medio in questi tre aspetti previsti dal “Pacchetto per il clima e l’energia 2020”, ma le azioni a supporto dell’ambiente devono sicuramente diventare più incisive. Anche per questo, nel nostro Paese è stato avviato l’iter burocratico per istituire ufficialmente una “Giornata nazionale del Risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili”, supportando il messaggio e la filosofia della campagna M’illumino di meno.

Qualche altro aspetto positivo però sembra esserci, nel nostro Paese: la Banca Mondiale ha infatti pubblicato il report sul Rise (gli indicatori normativi per l’energia sostenibile), che  valuta 111 nazioni in tre aree, ovvero accesso all’elettricità, efficienza energetica e fonti rinnovabili, inserendo l’Italia e le sue azioni in materia nella top ten mondiale. Il Belpaese ottiene infatti un punteggio massimo nella sezione dell’accesso all’elettricità (come tutti i Paesi sviluppati), mentre si ferma a 85 su 100 per la diffusione di rinnovabili e a 72 su 100 per quanto attiene all’efficienza energetica.

A livello generale, il primo posto della classifica va al Canada, che supera Stati Uniti e Paesi Bassi; ai piedi del podio si trovano Germania e Regno Unito, mentre l’Italia, preceduta dalla Romania, è a pari merito con Repubblica Ceca e Francia. La zona più critica a livello mondiale è invece quella dell’Africa subsahariana, che risulta la regione meno elettrificata della Terra, con 600 milioni di persone che vivono ancora senza elettricità; inoltre, secondo la Banca Mondiale, in quest’area il 40% dei Paesi non ha neppure adottato misure politiche per accelerare l’accesso all’elettricità.