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Italia fino a 1 Giga, il piano del Governo. 3,8 miliardi per la banda ultra-larga a 6,2 milioni di case, uffici, aziende e Pa

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Lo Stato finanzierà il 70% della realizzazione delle reti a banda ultra-larga. Le nuove infrastrutture resteranno di proprietà degli operatori che le hanno realizzate, a patto che venga garantito l'accesso in wholesale a tutti gli altri operatori.

È possibile partecipare, fino al 15 settembre prossimo, alla consultazione pubblica del Piano “Italia a 1 Giga”. Il piano d’intervento pubblico con cui il Governo punta a garantire, nelle aree grigie e nere, la connettività ad almeno 1Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload a 6,2 milioni di “indirizzi civici” coperti, attualmente e fino al 2026, da reti con velocità di connessione stabile inferiore a 300 Mbit/s in download. L’obiettivo è delineato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed è in anticipo di 4 anni rispetto agli obiettivi europei fissati al 2030.

Italia a 1 Giga, i punti chiave del piano

Perché il piano è denominato “Italia a 1 Giga”, ma la scelta della soglia prestazionale di intervento è pari a 300 Mbit/s stabile in download?

La soglia di intervento a 300 Mbit/s stabile in download è necessaria, si legge nel piano, per raggiungere, entro il 2026, l’obiettivo di connettività ad almeno 1 Gbit/s definito nel Digital Compass. 

Perché la soglia di intervento a 300 Mbit/s?

La soglia indicata, si legge nel Piano, appare, l’unica idonea a garantire che lo sviluppo delle reti da parte dei privati, in assenza di finanziamenti pubblici, evolva rapidamente verso gli obiettivi del Digital Compass, secondo il principio di scalabilità evidenziato dalla stessa Commissione europea. Tale soglia è necessaria per sviluppare reti “future proof”, ossia prontamente aggiornabili e in grado di soddisfare nel tempo il crescente fabbisogno di connettività per la fruizione di servizi sempre più avanzati, tra cui video streaming lineare 4K/8K, realtà virtuale e aumentata, collaborazione immersiva, smart working e formazione a distanza, cloud computing, online gaming, domotica avanzata, telemedicina, ecc…

Come il target dei 6,2 milioni di indirizzi civici con connessioni inferiori a 300 Mbit/s?

Il target dei 6,2 milioni di “indirizzi civici”, case, uffici, aziende e Pubbliche amministrazioni, non coperti oggi e fino al 2026 da reti con velocità di connessione stabile inferiore a 300 Mbit/s in download, è frutto della mappatura effettuata da Infratel. Sono stati sottoposti a consultazione circa 21,3 milioni di indirizzi civici attraverso la compilazione di un modulo da parte 47 operatori, mentre 9 operatori non hanno partecipato.

Lo Stato finanzierà il 70% della realizzazione delle reti a banda ultra-larga. Le nuove infrastrutture resteranno di proprietà degli operatori che le hanno realizzate, a patto che venga garantito l’accesso in wholesale a tutti gli altri operatori.

Rispetto al passato, con il nuovo piano, approvato dal Comitato interministeriale per la transizione digitale presieduto dal ministro per l’Innovazione Vittorio Colao, il governo intende cambiare le modalità di finanziamento: dalle reti assegnate in concessione, come è avvenuto sino ad ora per le aree bianche dove nessuno aveva interesse a investire, si passerà agli incentivi. Lo Stato finanzierà il 70% della realizzazione delle reti di accesso fino a 1 Gigabyte/secondo nelle aree grigie e nere più profittevoli, ma con finanziamenti che diventeranno disponibili solo quando l’operatore avrà realizzato anche le tratte verticali, rendendo quindi effettivamente attivabili le connessioni per gli utenti senza ulteriori lavori. Le nuove infrastrutture resteranno di proprietà degli operatori che le hanno realizzate, a patto che venga garantito l’accesso in wholesale a tutti gli altri operatori.

Neutralità tecnologica

È garantita la possibilità di presentare progetti secondo il principio della neutralità tecnologica (fibra, FWA e 5G) per raggiungere gli obiettivi di copertura con tecnologie Vhcn (Very high capacity network). Quindi fibra ottica ma anche sistema misto fibra-wireless.

FWA, verifica tecnica-finanziaria per la possibilità di offrire connessioni a 300 Mbit/s in download

Dalla consultazione pubblica dovrà emergere anche le informazioni relative ai piani tecnico-finanziari degli operatori FWA per “verificare la sostenibilità della realizzazione di una rete Fixed Wireless Access in grado di servire effettivamente, entro il 2026, la totalità dei civici “passed” (servibili) con la velocità stabile di 300 Mbit/s in download”, è scritto nel piano.

È anomala questa richiesta. Perché in tutti questi anni neanche l’allora incumbent Telecom Italia è riuscito a connettere tutti i civici del Paese e tutt’ora esiste, con tanti operatori sul mercato, il digital divide, che questo Piano punta a colmare entro il 2026. Per cui, la richiesta agli operatori FWA sembra strumentale. Sarebbe, quindi, mirata ad escluderli? Così, verrebbe meno la piena realizzazione del principio della neutralità tecnologica, giustamente inserito nel PNRR.

La consultazione pubblica

Il Piano “Italia a 1 Giga”, unitamente alla ”Relazione della mappatura reti fisse 2021” e agli esiti, sono in consultazione pubblica dal 6 agosto al 15 settembre 2021. 

I soggetti interessati potranno presentare eventuali osservazioni entro le ore 13 del 15 settembre, all’indirizzo e-mail: Italia1Giga_consultazione@governo.it.

Copia delle comunicazioni sarà automaticamente inoltrata al Ministero dello Sviluppo Economico.

All’esito della consultazione pubblica, il piano di intervento in esame sarà notificato alla Commissione europea secondo le norme (articolo 108, paragrafo 3) che regolano il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.

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