I 733 milioni di euro che la Manovra ha destinato al Fondo di Connettività per il completamento del Piano Italia 1 Giga sono un’ottima notizia per la diffusione della banda ultralarga nel Paese. Una copertura a macchia di leopardo va assolutamente evitata, per scongiurare la presenza di buchi di connessione che escluderebbero intere zone del Paese dai nuovi servizi digitali del futuro, accessibili soltanto in presenza di reti ultraboradband.
Ma a questo punto, dopo il mantenimento in corner dei fondi ad hoc per completare il piano Italia 1 Giga con quattro anni di tempo in più, resta da capire in che modo saranno distribuiti.
La decisione del Governo
Il Governo ha deciso di usare una “facility” (Invitalia) per non restituirli all’Europa e promettere che si farà tutto in un anno e mezzo. Ma visto come è andata finora sembra alquanto difficile.
Si farà una nuova gara per la copertura dei 580mila civici rimasti scoperti dai lotti assegnati a Open Fiber?
Si farà un mega bando unico, oppure si possono pensare mini bandi regionali, per coinvolgere anche i piccoli player dopo il forfait di Open Fiber?
Quale ruolo sarà riservato al satellite di Starlink e ad altre tecnologie come l’FWA?
Ancora la classica mega gara?
La richiesta di alcuni player di mercato, fra cui l’AIIP, è di non fare la classica mega gara, anche se a quanto pare non ci sarà una nuova consultazione. Sarà direttamente il Dipartimento della Transizione Digitale con Invitalia e a decidere come procedere.
Quale ruolo per Open Fiber e Fibercop?
Alcuni punti, però, sembrano assodati. In primo luogo, dopo le difficoltà mostrate in due bandi passati (Italia 1 Giga e Piano BUL) il ruolo di Open Fiber sarà valutato, al netto dei problemi di manodopera e dell’aumento dei costi emersi in corso d’opera.
Tutto a Fibercop?
L’altro punto da capire è se dovremo dare tutto a Fibercop, l’altro player wholesale only della fibra, che però utilizzerebbe le solite imprese sistemiche che sono già in overload (per loro stessa ammissione). Oppure si potrà tentare di aprire il bando a operatori che hanno dei loro dipendenti e delle loro imprese fuori dal solito contesto “grandi imprese appaltatrici” (Sirti, Valtellina ecc) e che sarebbero quindi delle forze parallele aggiuntive?
Tra l’altro, pesa non poco la conflittualità fra i due player che in prospettiva nei desiderata della politica si dovrebbero unire in un unico soggetto, nonostante la presenza fra i rispettivi azionisti di soggetti pubblici (MEF da un lato e CDP dall’altro) che rappresentano la stessa parrocchia. Un paradosso che stride con il difficile avanzamento della banda ultralarga nel Paese ma anche sul lavoro di Infratel, il soggetto controllato da Invitalia che fa da arbitro e controllore nella partita Italia 1 Giga.
Italia 1 Giga, Zorzoni (AIIP): “Aprire la stagione dei bandi aperti su base provinciale”
“Dopo aver assistito al fallimento dell’approccio centralistico del bando BUL e dopo che il Piano Italia a 1 Giga è stato improntato a un’impostazione escludente, che ha ignorato il valore degli operatori ad alta vocazione territoriale, è ormai evidente che serve un cambio di paradigma. Ora che Invitalia è stata designata come facility per l’attuazione del Fondo Nazionale per la Connettività, si apra finalmente la stagione dei bandi aperti, su base provinciale, capaci di attivare tutte le energie produttive del Paese — a partire da quelle reti locali che, fuori dai riflettori, continuano a costruire connessioni reali con mezzi propri e personale interno”. Così il vicepresidente dell’AIIP Giovanni Zorzoni, che aggiunge: “A sostegno di questa transizione necessaria, il Centro Studi della Società Italiana Internet Provider metterà a disposizione di tutte le istituzioni uno studio indipendente, basato su dati verificabili, relativo ai civici esclusi dai precedenti piani: si tratta degli ultimi tra gli ultimi, i più complessi e onerosi da raggiungere, ma anche i più emblematici per comprendere dove lo Stato deve esserci. Solo partendo da questa fotografia reale, la politica potrà costruire un’azione coerente con la geografia della disconnessione, individuando non solo gli importi realmente necessari per completare la rete, ma anche il modello operativo più efficace per farlo”.
Secondo l’Associazione, per raggiungere finalmente l’obiettivo di copertura, appare necessario un frazionamento dei lotti su base provinciale, incrementando la contendibilità degli stessi e permettendo di raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati impiegando parallelamente tutta la manodopera a disposizione. Questo processo deve avvenire con regole di accesso trasparenti, che prevedano criteri semplici e aperti anche per i fornitori di dimensioni medio-piccole, evitando filtri, certificazioni o lungaggini che favoriscono solo i grandi attori.
Non operare in questa direzione contribuirebbe a ripercorrere gli errori precedenti per la terza volta.
In merito ai progetti di incentivo per la connettività annunciati in abbinamento alla tecnologia banda larga satellitare, è assolutamente necessario tenere in considerazione la neutralità tecnologica come previsto dal Regolamento Europeo per gli Aiuti di Stato (i.e. GBER), pena la procedura di infrazione che potenzialmente ne scaturirebbe. Sarebbe altresì opportuno prevedere dei meccanismi premianti per la connettività VHCN, in modo da rendere l’investimento quanto più efficace e longevo possibile. Non ultimo porre come condizione il rispetto di tutte le normative di settore, inclusa l’aderenza al Piracy Shield ed agli altri filtri di legge.
