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Israele e Gaza, come i droni cambiano la guerra

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Migliaia di droni commerciali armati con bombe hanno superato l’efficace Iron Dome, lo scudo antimissile israeliano, e pongono seri interrogativi sul come si condurranno i conflitti nei prossimi anni, in Palestina e altrove, e su come la tecnologia si inserisce nella narrativa bellica.

Dopo l’Ucraina, i droni da combattimento entrano in scena anche nel conflitto arabo-israeliano

Dopo un anno e mezzo di guerra in Ucraina, ora anche questa nuova drammatica fase della crisi israeliano-palestinese vede incrementare l’impiego di droni da combattimento sui campi di battaglia.

Secondo esperti ed analisti, i miliziani di Hamas hanno lanciato contro Israele uno sciame di droni da combattimento sia via mare, sia via terra. L’obiettivo era cogliere di sorpresa il nemico e purtroppo gli è riuscito, causando centinaia di vittime soprattutto tra i civili.

Su chi sia il fornitore (o siano i fornitori) di questa flotta di droni militari ancora non si è certi al 100%, ma gli stessi analisti hanno puntato il dito sull’Iran e in particolare sulla società tecnologica cinese DJI, specializzata nella produzione di velivoli senza pilota.

L’Iron Dome non è bastato

Con questi mezzi aerei, secondo un articolo di approfondimento pubblicato da flyingmag.com, Hamas è riuscita a colpire diversi obiettivi strategici, dalle torrette difensive del muro di confine (come si vede nel video) alla centrale operativa nazionale per le operazioni anti-droni.

Israele ha un sofisticato sistema di difesa anti missili, utilizzabile anche per difendersi dai droni, ma la mattina del 7 ottobre ne sono stati lanciati a migliaia e la risposta difensiva dell’Iron Dome non è stata sufficiente.

Droni commerciali che si armano con bombe

In realtà si tratterebbe di droni “commerciali” a quattro rotori, poi armati con bombe in un secondo momento per le operazioni militari su territorio israeliano.

Basti pensare che un piccolo drone ben armato è in grado di mettere fuori uso un qualsiasi mezzo corazzato e non è solo una questione tattica, ma anche economica.

Un carro armato israeliano Merkava Mark IV costa circa 3,5 milioni di dollari, un drone commerciale cinese costa meno di 10 mila dollari.

Come cambia la guerra

Una forma di attacco inedita nella lunga storia del conflitto israeliano-palestinese, che pone nuovi interrogativi sull’evoluzione delle guerre asimmetriche (le più diffuse ormai e replicabili in altri scenari di guerra) su scala mondiale.

Conviene armare droni da combattimento, piuttosto economici in media e soprattutto sacrificabili (al posto delle vite umane e di altri mezzi molto più costosi), con cui invadere un territorio nemico in tempi rapidi e/o difendere l’avanzata delle proprie truppe ad esempio.

L’esercito ucraina è forse il primo al mondo ad aver attivato un’unità completamente equipaggiata con droni da combattimento, sia aerei, sia subacquei.

Con i droni il fronte diventa variabile, ubiquo quasi, perchè mentre due eserciti si fronteggiano in un luogo, possono essere colpiti molti altri obiettivi strategici, sia militari, sia civili (aeroporti, infrastrutture energetiche ed idriche, reti di telecomunicazione e logistica).

Sebbene Hamas non possa sulla carta competere con l’esercito israeliano, l’impiego strategico dei droni armati può rivelarsi una risorsa inaspettata nelle mani dei miliziani palestinesi e in prospettiva di qualsiasi gruppo armato.