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Is it art?

di James Hansen |

Secondo lo storico dell’arte britannico Glyn Thompson, Duchamp avrebbe rubato l'idea della "fontana" da una sconosciuta artista ‘dadaista’ tedesca.

James Hansen

Il pittore, scultore e scacchista francese Henri-Robert-Marcel Duchamp (1887-1968) è stato tra i più influenti artisti dell’epoca moderna. Nel corso della sua lunga carriera, si occupò un po’ di tutte le tendenze artistiche della prima metà del secolo scorso, attraversando il fauvismo, il cubismo, il dadaismo e il surrealismo per poi dare il suo contributo più importante all’arte concettuale, ideando il ready-made e l’assemblaggio. La sua ‘opera’ – almeno concettualmente è un’opera – più famosa è “Fontana”, l’orinatoio che appare qui sopra, comprato nel 1917 da un fornitore di materiali idraulici di New York. Duchamp si limitò a ‘firmarlo’, così legittimandolo per l’appunto come un ‘oggetto d’arte’ anziché un semplice sanitario…

Fontana, come oggetto fisico, ebbe una vita solo effimera. Non fu mai messo in mostra e andò quasi subito perso, finendo non si sa dove, forse impiegato da qualche parte per lo scopo ‘originale’. La versione che appare qui in alto è una riproduzione.

La spiegazione forse più lucida della missione artistica di Duchamp è quella offerta dal poeta messicano Octavio Paz, premio Nobel per la letteratura nel 1990: “Duchamp… abbandonò la pittura propriamente detta quando aveva appena venticinque anni. Certo, continuò ‘a dipingere’, ma tutto quello che fece a partire dal 1913 si inserisce nel suo tentativo di sostituire la ‘pittura-pittura’ con la ‘pittura-idea’…”.

È interessante che l’opera continui in qualche modo a dare i suoi frutti, ora sotto forma di una piccola controversia che rispecchia molto l’epoca ‘revisionista’ che stiamo vivendo. Un noto storico d’arte britannico, Glyn Thompson, ha recentemente asserito che Duchamp avrebbe ‘rubato’ l’opera da una sconosciuta artista ‘dadaista’ tedesca, Elsa von Freytag-Loringhoven, morta in miseria a Parigi nel 1927. Le prove portate da Thompson sono modeste – vertono soprattutto sulle possibili variazioni del ’nome d’arte’, di fantasia, con cui l’orinatoio fu firmato. Non è detto che la nuova ipotesi di attribuzione ‘attecchisca’, ma comunque vada, a Duchamp sarebbe piaciuta l’ulteriore ironia. Non solo fece diventare ‘arte’ un orinatoio, ma se ne parla ancora dopo oltre un secolo…