Pirateria

IPTV illegali, le pubblicità sui social e il caso Boom Media negli USA

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Media Boom ha un suo canale YouTube con più di 23 mila iscritti. Quasi tutti i contenuti pubblicati sono pubblicità di IPTV pirata e tutorial che spiegano in che modo si attivano i servizi. Dish Network l’ha portata in tribunale. Bagnoli Rossi (FAPAV): “Un fenomeno internazionale che genera un giro d’affari importante: il sommerso di questo business illecito deve destare preoccupazione".

Il mercato delle IPTV illegali, con i tanti pacchetti e abbonamenti in vendita a qualsiasi prezzo (di solito basso), è in forte crescita un po’ ovunque nel mondo. Questo nonostante l’azione di contrasto continuamente portata avanti da autorità regolatorie, tribunali, forze dell’ordine e il lavoro costante delle associazioni che si battono per la tutela dei diritti d’autore.

Gli abbonamenti illegali a questi servizi sono pubblicizzati e rivenduti ormai anche sui social media più celebri, addirittura sui canali YouTube, dove promuovono le attività pirata di fronte ad un pubblico vastissimo.

Media Boom ha un suo canale YouTube con più di 23 mila iscritti. Quasi tutti i contenuti pubblicati sono pubblicità relative alle IPTV pirata e veri e propri tutorial che spiegano in che modo si attivano i servizi acquistati o come si scaricano le app.

Ovviamente, prima o poi, questo tipo di attività attira le attenzioni anche della magistratura, oltre che dei titolari dei diritti violati, come nel caso di Boom Media negli Stati Uniti, noto rivenditore di pacchetti e abbonamenti ad IPTV pirata attivo nel North Carolina.

La società è stata infatti citata in giudizio da Dish Network e NagraStar proprio per aver offerto al pubblico senza licenza contenuti protetti da ccopyright.

Il caso, che è stato portato davanti ad un tribunale distrettuale di New York, vede come unico imputato colui che materialmente, da casa propria, con l’aiuto della madre, ha venduto i codici di accesso pirata per vedere in maniera illegale i programmi ed i contenuti di Dish Network.

Quando parliamo di IPTV pirata i numeri sono impressionanti”, ci ha spiegato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV, la Federazione italiana per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali.
Un fenomeno internazionale che genera un giro d’affari importante: il sommerso di questo business illecito deve destare preoccupazione. Non solo danni per le aziende ma anche evasione fiscale, perdita di PIL e posti di lavoro. Introiti illeciti che vanno ad alimentare ed arricchire una vera e propria filiera illecita che opera parallelamente a quella legale. Fortunatamente la sensibilità su questo tema è molto cresciuta in questi ultimi mesi e ci sono state importanti operazioni condotte dalle Autorità competenti per contrastare questo fenomeno. La problematica è purtroppo ancora molto radicata e c’è ancora tanto da fare”.

Nella denuncia portata avanti negli StatiUniti, è riportato da un articolo pubblicato su torrentfreak.com, è stato scritto che “i codici sono stati venduti ai clienti di MFG TV, Beast TV, Nitro TV, Murica Streams, Epic IPTV, Vader Streams e OK2 services, per abilitare illecitamente i loro set-top-box o dispositivi internet con il fine di accedere, ma senza licenza, ai programmi della piattaforma Dish”.

Come prova schiacciante, i legali di Dish hanno affermato di essere perfettamente in grado di dimostrare che i canali provenivano dal servizio pirata di Boom Media grazie a delle” filigrane” incorporate nei contenuti trasmessi.
Contenuti che i clienti pagavano a pacchetti di canali e programmi per 10 o 20 dollari al mese, fino a 150 dollari in caso di set-top-box precaricati.

Il Network Dish richiederà certamente i danni economici, che al momento non sono stati quantificati, ma saranno nell’ordine di centinaia di migliaia di dollari o milioni di dollari. Il procedimento di ingiunzione, inoltre, ha l’obiettivo di impedire a Boom Media di continuare a piratare pacchetti di canali e codici, e allo stesso tempo di arrivare al sequestro di tutte le apparecchiature utilizzate per le violazioni, compreso il nome di dominio.