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IoT: mille miliardi di PIL in più per la Ue in 10 anni

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Stando a un recente report AT Kearney, ogni euro investito nell’Internet delle cose ne genera 12 e la tecnologia potrebbe permettere all’Europa di guadagnare 7 punti di PIL da qui al 2015.

Con oltre 8 milioni di dispositivi connessi, l’Italia è uno dei maggiori mercati M2M d’Europa e con un forte potenziale di crescita nei prossimi anni.

L’Internet delle cose, insieme ad altre tecnologie come il cloud e i big data, è quella tecnologia che rende intelligenti gli oggetti della nostra vita quotidiana.

Stando a un recente report AT Kearney, ogni euro investito nell’Internet delle cose ne genera 12 e la tecnologia potrebbe permettere all’Europa di guadagnare 7 punti di PIL da qui al 2015, con ricavi stimati a 80 miliardi di euro. In Italia, gli investimenti nel settore si sono attestati a 1,95 miliardi di euro nel 2015, in crescita del 28% rispetto al 2014.

I prodotti e i servizi legati all’IoT offrono quindi ghiotte possibilità in diversi settori chiave, tra cui i trasporti e la logistica, la sanità, la domotica, il retail e l’energia. Un’opportunità che non solo sta attraendo società come EI Towers – che ha recentemente firmato un accordo con Sigfox per la realizzazione di una rete mobile esclusivamente dedicata all’Internet of Things – ma sta anche supportando la nascita di un numero crescente anche di startup specializzate.

Le occasioni di business spaziano oltre l’IT in senso stretto, come testimonia, ad esempio, l’accordo tra Trenitalia e SAP volto alla “manutenzione dinamica” dei treni, basata sull’applicazione dei software di Predictive Analysis sui Big Data. Grazie a centinaia di microsensori posizionati nei treni e che forniscono informazioni sui componenti di bordo, l’approccio alla manutenzione, da preventivo diventa predittivo e si avvantaggia dell’enorme mole di dati rielaborati con modelli di ricerca operativa. Una volta a regime, entro il 2019, il sistema consentirà di ridurre i costi di manutenzione dei quasi 9mila treni del 5-8% per un risparmio di circa 70 mila euro l’anno.

Secondo una ricerca condotta da Vodafone, il retail si conferma tra i settori dalle maggiori potenzialità, con una crescita dell’88% anno su anno a livello mondiale, mentre il 38% delle aziende italiane ha già adottato soluzioni Iot, riconoscendole come un importante driver di crescita.

Anche l’accostamento con la smart home offre notevoli opportunità, come testimonia – un esempio fra gli altri – la linea Eliot (ELectricity e Internet Of Things) di BiTicino che tra gli altri prodotti offre un videocitofono che permette di rispondere anche quando ci si trova fuori casa direttamente dallo smartphone e un salvavita che avvisa con una notifica sullo smartphone se salta la corrente e, in caso, di essere riattivato da remoto tramite un’apposita app.

Grazie ai prodotti IoT, nel 2014, il gruppo ha generato un fatturato di 200 milioni di euro e prevede che entro il 2020 il tasso di crescita sia superiore al 10%.

L’IoT italiano è quindi in gran fermento, ma è tutta l’Europa che ha da guadagnare da questo trend: AT Kearney ha calcolato che da qui al 2025 il valore creato dall’internet degli oggetti potrebbe aggirarsi sui 1.000 miliardi di euro. Un valore che andrà a beneficio non solo delle aziende ma anche degli utenti, in termini, ad esempio, di risparmi sui consumi energetici legati a un uso ottimizzato degli apparecchi domestici (circa 300 miliardi di euro) o di tempo risparmiato (AT Kerney ha monetizzato in 210 miliardi di euro il tempo non passato imbottigliati nel traffico grazie alle vetture intelligenti o in buona salute grazie ai progressi medici). Per le imprese si calcola un aumento di produttività equivalente a 430 miliardi di euro.