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IoT, i produttori di elettronica contro il Cyber Resilience Act. “Si rischia il blocco nelle catene di approvvigionamento”

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In una lettera inviata all'Europa i CEO di Siemens, Ericsson, Bosch, Schneider Electric, Nokia ed ESET, in collaborazione con DigitalEurope, hanno espresso preoccupazioni riguardo al Cyber Resilience Act.

I produttori di elettronica Siemens, Ericsson, Bosch, Schneider Electric, Nokia ed ESET, insieme al gruppo industriale DigitalEurope, hanno annunciato che le nuove regole proposte dall’UE all’interno del Cyber Resilience Act, che riguardano i rischi di cybersicurezza dei dispositivi intelligenti, potrebbero interrompere le catene di approvvigionamento su una scala simile a quella della pandemia.

Proposto dalla Commissione Europea lo scorso anno, il Cyber Resilience Act richiede ai produttori di valutare i rischi di cybersecurity dei loro prodotti e di adottare misure per risolvere i problemi per un periodo di cinque anni o per tutta la durata di vita prevista dei prodotti.

Le regole proposte si applicherebbero anche agli importatori e ai distributori di dispositivi connessi a Internet. Le preoccupazioni per la sicurezza informatica sono aumentate a seguito di una serie di episodi di alto profilo di hacker che hanno danneggiato aziende e chiesto enormi riscatti.

Le aziende nella lettera hanno annunciato che le interruzioni potrebbero colpire milioni di prodotti, dalle lavatrici ai giocattoli, ai prodotti di cybersecurity, così come i componenti vitali per le pompe di calore, le macchine di raffreddamento e la produzione high-tech. I ritardi potrebbero essere dovuti alla carenza di esperti indipendenti per condurre le valutazioni e alla burocrazia.

“Rischiamo di creare un blocco in stile Covid nelle catene di approvvigionamento europee, interrompendo il mercato unico e danneggiando la nostra competitività”, hanno affermato le aziende.

Per le aziende l’elenco dei prodotti ad alto rischio soggetti alla regola dovrebbe essere notevolmente ridimensionato e che i produttori dovrebbero essere autorizzati a correggere i rischi di vulnerabilità noti, anziché effettuare prima delle valutazioni e chiedono inoltre una maggiore flessibilità per l’autovalutazione dei rischi di cybersecurity.

La lettera precede i negoziati dell’8 novembre tra i Paesi dell’UE e i legislatori europei per definire i dettagli del progetto di legge prima che possa essere adottato.

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