Invenzioni inutili. La monoruota o motoruota che fa impazzire tutti da oltre cento anni

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Motoruota o monoruota a motore 1933

Potete chiamarla Motoruota o anche Monoruota a motore, in ogni caso altro non è che un motoveicolo con una sola ruota, generalmente adibito al trasporto del solo conducente.

Il termine “motoruota” deriva dalla denominazione della “monoruota a motore” creata da Davide Cislaghi.

La prima motoruota della quale si abbia notizia è del 1903 e fu addirittura presentata al Salone dell’automobile di Torino del 1904, dall’azienda milanese Garavaglia.

Si trattava di una motoruota del diametro esterno di 200cm, con dentatura interna del tipo a cremagliera e intelaiatura per reggere il sedile, il volante e il motore a 4 tempi che trasmetteva il moto, con cinghia e puleggia, a un pignone inserito nella cremagliera. Alcuni storici del motorismo, tuttavia, ipotizzano che la “Monoruota Garavaglia” fosse mossa da un propulsore a vapore.

Venti anni dopo, l’eredità di Garavaglia fu raccolta dall’elettricista ed agente di polizia Davide Cislaghi, un inventore milanese che, il 26 novembre 1922, depositò in Italia il brevetto per la “Motoruota e veicoli a più ruote senza perno. L’anno successivo, il 1923, veniva costruito un prototipo e nel 1924 il brevetto veniva depositato in Francia.

Cislaghi presentò la sua motoruota alla Fiera Campionaria di Milano, il 12 aprile 1923, con l’intento di trovare un finanziatore per proseguire lo sviluppo del veicolo e procede alla sua commercializzazione.

La Motoruota esposta era del diametro di 145 cm ed era mossa da un motore a due tempi di 175 cm3 e cambio a tre velocità, dotata di sedile e di manubrio con sole funzioni d’appoggio, dato che le curve venivano eseguite inclinando il motoveicolo.

Affascinato dall’idea, entrò in società con Cislaghi tale Giuseppe Govetosa, un agrimensore friulano appassionato di meccanica che fornì i capitali necessari per affinare le soluzioni e promuovere le vendite, e i due nomi apparivano nella pubblicità del veicolo.

Dopo aver realizzato una Motoruota migliorata del diametro di 170 cm, dotata di motore a due tempi Garelli da 350 cm cubici con cilindro sdoppiato, i due soci depositano un nuovo brevetto il 29 giugno 1923 e iniziarono una serie di esibizioni dimostrative in Italia e all’estero.

Probabilmente a causa della sua originalità, il motoveicolo di Cislaghi e Govetosa ebbe grande rilievo sulla stampa nazionale e internazionale, conquistando le copertine dei periodici illustrati e divenendo talmente popolare da figurare in una strip del Signor Bonaventura di Sergio Tofano.

Il successo commerciale, tuttavia è deludente

L’ultima esibizione fu negli Stati Uniti, dove il pilota (un nipote emigrato di Cislaghi) dopo aver superato la velocità di 120 km/h, distrusse la Motoruota uscendo di strada in una curva.

In seguito al clamore internazionale sollevato dalla Motoruota, molti furono i tecnici che si dedicarono a questa soluzione, tra la fine degli anni venti e l’inizio degli anni trenta, producendo numerosi modelli sperimentali, come la Dynasphere di Archibald Purves o la One-Wheel di Walter Nilsson (che vedete nella foto) che, addirittura, ne progettò una versione corazzata per l’esercito, nel 1933.

Nonostante la molteplicità dei prototipi, i problemi di maneggevolezza, stabilità e, soprattutto, di frenata della Motoruota non vennero risolti e le sperimentazioni su quella tipologia di motoveicolo furono abbandonate. In tempi più recenti, sono stati realizzati diversi modelli di Motoruota, generalmente destinati all’uso nel campo dello spettacolo, del divertimento e della pubblicità

Nel 2011 l’azienda Ryno Motors ha iniziato a pubblicizzare un modello di Motoruota di nuova concezione che dovrebbe entrare in produzione a breve.

Rivedremo presto sulle nostre strade la Motoruota?