Digital economy

Internet si spacca? Entro 10 anni una rete a guida cinese e un’altra a guida americana

di |

È quanto previsto da Eric Schmidt: presto leadership cinese di internet, con il rischio di un regime digitale basato su controlli e censura. L’altro asso nella manica di Pechino è la grande “Belt and road initiative”.

Entro pochi anni ci potremmo ritrovare con una rete internet molto diversa da quella attuale, dominata da nuove tecnologie e servizi, ma soprattutto frammentata e probabilmente fortemente orientata dalle grandi multinazionali dell’ecosistema digitale nascente.

Secondo Eric Schmidt, storico ex CEO di Google e ex presidente esecutivo del Gruppo Alphabet, entro pochissimi anni ci ritroveremo con due grandi spezzoni di internet, uno a guida americana e l’altro a guida cinese.

La dichiarazione è stata fatta in occasione di un evento privato, tenutosi a San Francisco la scorsa settimana, organizzato dalla società di investimento Village Global. Secondo quanto riportato dalla CNBC, in uno scambio di battute con l’economista Tyler Cowen, che chiedeva un commento sulla possibilità entro 10-15 anni di una frammentazione crescente della rete in tutto il mondo, l’ex CEO di Google avrebbe affermato che “lo scenario più probabile non è tanto una frammentazione generalizzata, quanto una biforcazione in due rami: un’internet a guida cinese e una a guida americana”.

Se guardiamo con attenzione a quanto sta accadendo in Cina, e io ero lì di persona, alla crescente dimensione delle imprese, ai servizi di nuova generazione che si stanno sviluppando e all’incremento di ricchezza maturato in pochi anni – ha spiegato Schmidt – si nota chiaramente il progressivo crescente apporto di internet al PIL cinese, in proporzione maggiore di quello americano”.

Oggi nelle principali metropoli cinesi si può ordinare una colazione direttamente dal proprio smartphone e pagarla o in anticipo in modalità mpayment o in loco in modalità contactless sempre con il telefono quando si passa alla cassa della caffetteria.

In effetti, secondo quanto riportato in un articolo pubblicato su Forbes nel 2017, l’economia digitale cinese vale ormai più del 30%, del PIL nazionale, per un valore approssimativo di 3.350 miliardi di dollari (22.600 miliardi di yuan).

L’anno scorso Boston Consulting Group ha calcolato che nel 2035 il valore della digital economy cinese potrebbe raggiungere e superare i 16.000 miliardi di dollari.

D’altronde, gli utenti di internet sono più di 800 milioni in Cina e il 90% accedere alla rete tramite smartphone. Tutti assieme hanno speso online quasi 1.300 miliardi di dollari nel 2017.

La Cina non è quindi solo un mercato da conquistare da parte delle imprese occidentali, ma un soggetto che sta già cominciando a dettar regole e guardarsi attorno alla ricerca di nuovi sbocchi: “La globalizzazione offre sempre nuove opportunità di crescita e anche la Cina è un attore sul campo in grado di esercitare una vera e proprio leadership sul mercato dei servizi e dei prodotti dell’economia digitale globale”, ha precisato Schmidt.

Il pericolo è che assieme a questa leadership si affermi anche un diverso regime in internet, con più controlli e maggiore censura”.

La Cina punta molto sull’economia legata alla trasformazione digitale, ma certo il suo vero asso nella manica è la “Belt and road initiative” (Bri), cioè la nuova via della seta che dovrebbe coinvolgere circa 60 Paesi in cui vivono 4,4 miliardi di persone (il 62% dell’intera popolazione terrestre), per un PIL aggregato di circa 23.000 miliardi di dollari, secondo quanto diffuso dal Center for Strategic & International Studies (CSIS) di Washington.

Prendendo in considerazione il grande progetto della Belt and road initiative – ha detto l’ex CEO di Google – è inevitabile l’affermarsi in quella parte di mondo di una leadership cinese nella digital economy dei Paesi convolti e certamente nello sviluppo dell’infrastruttura internet made in China”.