Lockdown

Internet, interruzioni mondiali cresciute del 77% in un mese. Nelle ultime due settimane +69% in UK

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La rete comincia a mostrare segni di affaticamento. Miliardi di persone stanno vivendo in quarantena totale o parziale, con un aumento straordinario degli accessi a internet e i suoi servizi. Europa e India le aree maggiormente interessate dalle interruzioni.

L’epidemia costringe a casa circa 4 miliardi di persone in tutto il mondo, secondo dati ufficiali rilasciati dalla Johns Hopkins University. Questo ha significato, nelle ultime settimane, un aumento straordinario degli accessi a internet, provocando a sua volta un sovraccarico notevole delle infrastrutture.

In base ai dati diffusi da ThousandEyes, a livello mondiale il numero di interruzioni di servizio di internet a livello globale sono aumentate dell’11% nelle ultime due settimane di aprile. Se estendiamo il confronto all’inizio del mese, tale aumento è del 77%.

Colpisce il dato del Regno Unito, dove dal 13 aprile ad oggi il totale dei casi di disservizio di internet si è impennato del +69%.

I disservizi di rete, comunque, hanno riguardato un po’ tutta Europa e l’India, secondo Tata Communications, in particolare Gran Bretagna, Francia e Germania, con più di 80 interruzioni di altrettanti network di rete, mediamente di 20 minuti l’uno, che hanno interessato città e intere regioni.

Generalmente, le reti di tutto il mondo stanno registrando carichi di lavoro anche del +40% rispetto al periodo pre-Coronavirus.

Ovviamente anche in Italia la rete ha subito un forte stress a partire da marzo. Nonostante l’elevato numero di accessi e diversi picchi in più fasce orarie, ci ha spiegato Joy Marino, Presidente del Milan Internet eXchange (MIX), IXP italiano, “la Rete regge perché è fatta bene”.

Un’infrastruttura che quindi “è in grado di adattarsi istantaneamente ai diversi flussi di traffico che nascono dai nuovi usi massicci per smart working, didattica online”.

Oggi, ci ha confermato Marino, un IXP, un Internet Exchange Point, “può reggere carichi aggregati anche 10 volte maggiori di quelli attuali”.