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Internet inquina: servirebbe una foresta grande mezza Italia per catturare la CO2 emessa dalla rete globale

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Il nostro utilizzo di internet è aumentato in maniera consistente nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19 e delle restrizioni adottate per contenere i contagi, tra cui l’esser rinchiusi a casa.

A fine dicembre 2020, gli utenti di internet sono arrivati a superare i 5 miliardi a livello mondiale. Secondo un nuovo Report di Telegeography, tra il 2019 ed il 2020 il traffico dati aumentato del +35% da 450 a 600 terabit per secondo o Tbps.

Internet inquina e anche tanto

In termini di impatto ambientale, le emissioni di diossido di carbonio (CO2) legate all’utilizzo di internet sono anch’esse andate crescendo, tanto che secondo una ricerca dell’Università di Purdue, dall’Università di Yale e dal MIT (Massachusetts Institute of Technology), per compensare/stoccare tutte le emissioni inquinanti provenienti dalla rete servirebbe per il 2021 una nuova foresta di dimensioni pari a oltre la metà dell’Italia.

Secondo i ricercatori, infatti, servirebbero 181 mila km quadrati di area alberata per stoccare la CO2 emessa dall’uso di internet per l’anno in corso.

Per fare un altro esempio, stiamo parlando di una foresta grande due volte lo Stato americano dell’Indiana. E cosi via ogni anno che passa.

Ma l’utilizzo di internet considera anche il consumo di risorse naturali, come l’acqua (che serve ad esempio a raffreddare le immense data farm) e il suolo (dove crescono le grandi infrastrutture di rete), perché l’impronta ambientale di internet (come di qualsiasi altro strumento tecnologico a nostra disposizione) si articola sotto più voci.

Consumo di acqua e terra

Ad esempio, l’aumento di traffico sopra menzionato comporterà un aumento di utilizzo di acqua, tale da riempire circa 300.000 piscine olimpioniche, mentre a livello di consumo di suolo siamo ad un’impronta ambientale delle dimensioni della città di Los Angeles negli Stati Uniti.

Una piscina olimpionica si riempie con circa 2,4 milioni di litri di acqua.

Anche le video chiamate o le video conferenze hanno un fortissimo impatto ambientale. Secondo lo studio, ogni ora di video streaming che passa emettiamo fino a 1 kg di CO2, che a sua volta richiede un consumo idrico fino a 12 litri di acqua e di suolo pari a circa la grandezza di un iPad Mini.

Come abbattere l’impronta ambientale di internet

Cosa fare quindi? Per quanto riguarda le piattaforme di video streaming, dalle chiamate alle lezioni scolastiche e le conferenze di lavoro online, lasciando spenta la fotocamera e mantenendo attivo solo l’audio si può ridurre tale impronta ambientale del 96%.

Guardare film e serie tv su piattaforme celebri come Netflix o Hulu in versione standard, senza accedere all’HD o a una definizione ancora più alta (come il 4K), favorirebbe una riduzione dell’impatto ambientale dell’86%.

Internet fino al 2019 contava per il 4% circa delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Se prendiamo come Paese di riferimento gli Stati Uniti qui il dato è più alto, oltre il +9% sulla media globale, ma molto più basso del 45% e del 58% se parliamo rispettivamente di consumo idrico e di suolo.

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