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Internet in Italia nel 2019, 7 italiani su 10 hanno competenze basse

Chissà se i pionieri di Internet pensavano che, alla fine, tutto – o quasi tutto – si sarebbe ridotto all’invio di messaggi.

L’ansia di comunicazione: è questo il grimaldello che, ben più della ricerca di informazioni (o traguardi in Italia ancora lontanissimi, come il telelavoro) ha permesso a Internet di abbandonare lo status di “diavoleria per le generazioni più giovani” ad abitudine quotidiana, anche per chi è solito guardare le nuove tecnologie con un sopracciglio alzato.

Internet e italiani

Nel tracciare il profilo del nostro rapporto con la Rete, il rapporto Istat Cittadini e ICT per il 2019 aiuta a comprendere una società italiana più abituata a usare Internet – e non solo i nativi digitali, ma anche la difficile fascia che va dai 65 ai 74 ani, con una quota di internauti che raggiunge un sorprendente 41,9% (la media dai 6 anni in su è del 67,9%).

Sempre secondo i dati Istat, il 74,7% delle famiglie italiane dispone della banda larga in casa, che si tratti di ADSL o di fibra ottica (su SosTariffe.it è sempre possibile confrontare tra di loro le offerte più convenienti degli operatori); superiore, ma in fondo non di molto, il dato per le aree metropolitane, al 78,1%. Le differenze permangono a livello regionale: davanti come al solito c’è il Nord, in particolare con Trentino Alto Adige e Veneto, ma si comporta bene anche il Lazio.

Ok, boomer: per i sessantenni laureati Internet è di casa

Assai prevedibile che siano le famiglie con membri che hanno un titolo di studio elevato quelle dove Internet è più diffuso: si accede alla rete nel 46,1% delle famiglie che come titolo più elevato hanno al massimo la licenza media, con il diploma si sale invece all’87,8% e con la laurea (o più) al 94,1%.

Percentuali che ricalcano quelle sull’età media: i nuclei familiari dove ci sono solo anziani di 65 anni o più sono connessi per il 34% (come dire che un anziano che vive da solo su tre non rinuncia a WhatsApp e Facebook), quelli che non hanno minori ma dove non ci sono solo anziani arrivano all’85,6% e infine quelli con almeno un minore arrivano al 95,1%.

E c’è da rilevare che l’espressione “ok, boomer” non sarà sfuggita ai diretti interessati, che hanno quindi ogni possibilità di offendersi: l’88% dei laureati fra i 54 e i 73 anni (quelli, appunto, della generazione del baby boom nel dopoguerra) naviga in Rete, più o meno lo stesso dato dei vispi millennial tra i 25 e i 34 anni.

Tante chiacchiere, ancora pochi acquisti

È, appunto, la messaggeria l’attività più diffusa sul web: 4 internauti su 5 negli ultimi tre mesi hanno usato un servizio di comunicazione istantanea, mentre le chiamate via Internet (comprenderanno anche i temuti vocali?) si attestano al 64,5%.

Dietro ci sono la consultazione di giornali e la ricerca di notizie, fake o meno (57,0%), il download di immagini, film, musica e/o giochi (compreso il gioco, appunto, per un totale del 47,3%) e i servizi bancari (46,4%).

Meno di un italiano su tre (il 29,3%) utilizza Internet per relazionarsi con la Pubblica Amministrazione, e qui davvero è difficile dare la colpa soltanto alla pigrizia dei cittadini, tenendo conto delle interfacce farraginose e complesse che piagano diverse istituzioni, o dei metodi complicatissimi, per ragioni di sicurezza, per ricevere una password d’accesso.

Qualche differenza a livello locale, infine, anche per gli usi di Internet: un po’ tutti, da Nord a Sud, lo usano per i messaggi, mentre al Sud è più diffusa l’abitudine di ricorrere alla Rete anche per le telefonate e al Nord sono in vantaggio l’e-banking e la lettura di informazioni e notizie.

Capitolo acquisti online: il 57,2% di chi naviga e ha più di 14 anni ha comprato qualcosa in rete, di cui il 36,1% negli ultimi 3 mesi, il 12,1% nel corso dell’anno e il 9% più di un anno fa. Gli acquirenti più assidui sono gli uomini, soprattutto se tra i 20 e i 34 anni e del Nord. I “compulsivi”, con un numero di acquisti negli ultimi 3 mesi superiori a 10, sono il 6,1% del totale, mentre il 10% ha fatto da 5 a 10 acquisti, il 28,8% tra i 3 e i 5 e il 48,3% si è limitato da uno a due ordini. In testa, tra le transazioni, quelle per gli abiti e gli articoli sportivi, seguiti dagli articoli per la casa e ai servizi per viaggi e trasporti.

7 italiani su 10 hanno competenze basse, o peggio

Un aspetto importante è infine quello delle competenze digitali, considerate tra le 8 più importanti per l’apprendimento permanente, finalizzate all’acquisizione di conoscenze che permangono nel tempo e necessarie a ogni cittadino per riuscire a inserirsi all’interno dell’ambito sociale e lavorativo.

Insomma: se sempre più persone accedono alla Rete, quante lo sanno fare in modo consapevole e maturo? Il 29,1% degli utenti tra i 16-74, nel 2019, ha dimostrato competenze digitali elevate, il 41,6% basse e il 25,8% solo di base, oltre a un 3,4% di persone che usa Internet ma non ha alcuna competenza digitale (e quindi, con tutta probabilità, il suo uso della Rete sarà limitato a una o due applicazioni con meccanismi imparati a memoria e semplici operazioni ripetitive.

Il dominio della comunicazione

In particolare, sono distinti quattro diversi domini: information skill (ovvero la capacità di identificare, localizzare, recuperare, archiviare, organizzare e analizzare le informazioni digitali, e giudicare se sono rilevanti rispetto al proprio scopo), communication skill (comunicare in ambienti digitali, condividere le risorse attraverso strumenti on line, collaborare attraverso strumenti digitali, interagire e partecipare alla comunità in Rete), problem solving skill (risolvere problemi tecnici, aggiornare le proprie e le altrui competenze) e software skills for content manipulation (creare contenuti attraverso l’elaborazione di testi, immagini e video; integrare e rielaborare i contenuti già pubblicati; produrre forme espressive creative, essere a conoscenza e applicare i diritti di proprietà intellettuale).

I risultati migliori? Quelli legati al dominio della comunicazione, dove sono più profondi i divari legati al genere e al territorio (72,3%), seguiti dall’informazione (61,8%), dalla capacità di risolvere i problemi (il 49,8%) e infine l’utilizzo del software per trattare o veicolare contenuti digitali (42,6%).

Fonti:

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