L'analisi

Internet Governance e Net Neutrality: le sfide della Rete Globale

di Boris Giannetto, ICT Regulatory Specialist |

Internet Governance e Net Neutrality terranno banco nei prossimi anni. Si tratta di temi separati, che presentano degli aspetti di contiguità, che potrebbero assumere un rilievo importante

Il 2015 potrebbe essere un anno importante per l’Internet globale. Gli anni a venire saranno di sicuro cruciali.

A tenere banco, per i mesi e anni, saranno ancora Internet Governance e Net Neutrality. I temi sono separati, ma presentano degli aspetti di contiguità, che potrebbero assumere, nel prossimo futuro, un certo rilievo.

Un’incidenza decisiva sul lato della Governance globale della Rete l’avranno, comme d’habitude, gli Stati Uniti d’America. L’influenza statunitense sarà innanzitutto diretta e si esplicherà sul piano tecnico-economico: rivestirà primaria importanza la decisione sul rinnovo (o meno) dei contratti con l’ICANN, in scadenza a settembre 2015.

Qui, avranno un peso determinante dinamiche di domestic affairs, che vedono contrapporsi, in materia di Internet globale, fazioni inclini al mantenimento del controllo, e forze più favorevoli ad un disimpegno. In questi tempi, l’intesa sul mantenimento di controllo diretto va aumentando, è trasversale ed unisce personalità appartenenti a diverse forze politiche: questo dà una qualche misura della percezione di interesse strategico nazionale, che il tema desta al di là dell’Atlantico.

Sempre in questo ambito, gli States potrebbero dover far fronte alle possibili implicazioni derivanti dalle scelte sulla Neutralità della Rete, adottate sul piano interno. Come detto in apertura, i due temi sono separati, ma potrebbero concatenarsi. A questo proposito, l’Open Internet Order dell’FCC (pubblicato ieri 12 marzo 2015 e relativo alle Rules stabilite il 26 febbraio u.s.), riconducendo il Broadband Internet Access Service sotto il Title II del Communications Act, nonché sotto la Section 706 del Telecommunications Act del 1996, non soltanto lo configura come public utility, ma lo definisce “telecom service“.

Questo elemento, prima facie secondario, pone luce su una annosa questione definitoria d’oltreoceano. Tale definizione potrebbe avere ripercussioni deflagranti su scala internazionale, in merito alla possibile inclusione dell’Internet (et alia, e.g. Interconnessione), nell’alveo del sistema Nazioni Unite, e segnatamente in quello dell’ITU.

Su questo potrebbero riaprirsi e riacuirsi vecchie contrapposizioni, con sviluppi forse diversi dal passato (in merito, potrebbero risaltare meglio le incoerenze giuridiche di alcuni Stati europei, rispetto alle definizioni normative del Pacchetto Telco in materia di interconnessione, palesate in ambito ITU). Di qui, la possibile liaison con il tema della Governance.

Al di là delle implicazioni possibili sulla Governance, in materia di Net Neutrality, la dicotomia tra USA ed Europa va intanto, con qualche sussulto, prendendo forma. Quanto alla visione FCC, l’Order prevede 3 divieti per i broadband providers, in sostanza “3 No”: “No Blocking”, “No Throttling”, “No Paid Prioritization”. E ribadisce il già utilizzato e discrezionale concetto di “reasonable network management”. Di fronte a questo scenario, le Telco USA hanno alzato barricate, stigmatizzando l’approccio FCC, e guardando alle nuove regole come anacronistico retaggio di un’epoca remota. Gli OTT, dal canto loro, hanno dimostrato finora un atteggiamento variegato, che si è distinto case by case, e che si discosta talvolta da granitiche posizioni sostenute in passato.

L’approccio statunitense è molto lontano quindi (salvo futuri sviluppi diversi, seguenti alla feroce opposizione di alcuni players e di blocchi politici), dal paventato schema QoS (Quality of Service) e Tiered Internet Model, in discussione in Europa. La concezione che si va trattando nel Vecchio Continente, sembra maggiormente attenta alla tematica degli investimenti (con possibili ritorni positivi in tema di NGAN) ed alle dinamiche del mercato (nonostante il richiamo in questo senso, sia presente anche nell’insieme di regole della Commissione statunitense.)

Il recente piano lettone sembra andare in questa direzione. L’impostazione europea sembra, almeno per il momento, privilegiare il piano tecnologico ed economico, evitando un approccio ideologico al sistema (anche le Istituzioni europee dovranno tuttavia confrontarsi con movimenti d’opinione, molto sensibili ad uno schema di neutralità rigida). Sui due fronti dell’Atlantico, il dibattito interno è, ed è destinato a rimanere, vivace. La situazione è fluida.

La Governance coinvolge diversi aspetti: politico, tecnico, economico. Sul piano tecnico-economico, la deadline sembra rappresentata dalla scadenza dei citati contratti ICANN, a settembre 2015, e dal possibile step-back degli States. A questo riguardo, molto si discute sulla possibile marcia indietro degli Stati Uniti dal controllo diretto, in favore di un sistema di controllo multistakeholder, senza Governi e fuori dal sistema UN/ITU.

Su questo, molto incideranno le contrapposizioni in ambito nazionale sulla vision legata alla Rete, con posizioni diversificate, a seconda che si tratti del fronte interno o internazionale (es. vi è chi sostiene un laissez-faire interno pro mercato, con allentamento delle regole sulla Net Neutrality, e nello stesso tempo un mantenimento del controllo esterno).

Sul tema Governance, l’Europa, dopo le incertezze del passato, sembra aver optato per l’approccio multistakeholder. Tuttavia, nonostante questo tentativo univoco, qui l’Europa (Unione più monetaria che economica, più economica che politica) manifesta la sua scarsa coesione e debolezza, frammentata dagli interessi dei singoli Stati Membri. Destinata tuttavia, per dinamiche globali, a stare unita, essa potrebbe giocare comunque, un primario ed unitario ruolo di mediazione, in tale frangente.

In questo scenario, si stagliano inoltre il fronte che mira a condurre l’Internet nelle UN (con le varie declinazioni degli Stati Arabi), e le peculiari posizioni di Russia e Cina. Quest’ultima con la sua Cyber/Internet Sovereignty.

Al di là delle diverse posizioni, l’elemento inconfutabile per gli anni a venire è che Infrastrutture ed Internet costituiranno un continuum strategico, per tutti gli Stati.

Nella Zettabyte Era dell’ubiquitous Internet e dell’IoT (Internet of Things), prevarrà dunque uno scenario con arbitro super partes o una balcanizzazione della Rete?