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Internet for all, ancora fuori rete 4 miliardi di persone. Il Report del World Economic Forum

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Per connettere altre 1,5 miliardi di persone occorrono 450 miliardi di investimenti. Quattro le aree di intervento: infrastrutture, inclusione sociale/accessibilità, competenze e produzione contenuti.

Attualmente le persone non connesse a internet (unconnected) sono circa 4,05 miliardi in tutto il mondo. La quasi totalità (3,7 miliardi) si trova nei Paesi in via di sviluppo (developing countries). Secondo le stime presentate dal World Economic Forum, entro il 2020 le persone ancora fuori rete saranno 3,1 miliardi, di cui 2,9 miliardi nei Paesi in via di sviluppo.

Un anno fa, a maggio, durante il workshop “Internet for all”, svoltosi in Rwanda, a Kigali, e promosso sempre dal World Economic Forum, si è cercato di capire cosa si potesse fare per rendere internet una tecnologia per l’inclusione sociale e la riduzione delle disuguaglianze.

Dopo 12 mesi di lavoro e confronto è stato pubblicato il white paper di quell’esperienza: “Internet for all: an investment framework for digital adoption”.

Nel 2015 il tasso di penetrazione di internet, a livello globale, era ancora molto basso, appena il 44%. Seguendo i dati white paper, ci sono voluti quasi 10 anni per raddoppiare il tesso (tra il 2007 ed il 2008 era al 22%). Seguendo questo trend, per raggiungere una penetrazione universale al 100%, ci vorranno 20 anni almeno.

Numeri che l’ultimo “global state of the internet 2017 ha ritoccato in meglio, con un numero di persone escluse da internet sceso di circa il 10% a 3,68 miliardi e una penetrazione della rete salita al 51%.

Durante il 2016, la Broadband Commission for Sustainable Development calcolò che per connettere in rete altre 1,5 miliardi di persone servirebbero investimenti per circa 450 miliardi di dollari.

All’interno del Rapporto sono presentati diversi scenari e sono suggeriti strumenti validi per provare a sconfiggere il digital divide su scala globale, con best practice ed modelli replicabili. Quattro le aree su cui lo studio suggerisce di intervenire in maniera massiccia e determinata: infrastrutture di rete, accessibilità e inclusione sociale, competenze digitali e ICT, industria e mercato dei contenuti digitali.