Internet e le nuove strade per la tutela della nostra identità

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Web reputation, diritto all’oblio, cyberbullismo, identità digitale. Questi i temi trattati nel corso del convegno “Internet e la tutela della persona” svoltosi oggi a Palazzo Pirelli, da importanti relatori come l’ex Ministro e Presidente della Fondazione Astrid Bassanini, l’ex Garante della privacy Pizzetti, la Presidente del Corecom Lombardia Zanella, il Presidente Agcom Cardani, la Vice Presidente del Consiglio regionale Valmaggi, l’Assessore lombardo Garavaglia, il professor Orofino e altri.

Tematiche diventate sempre più sensibili in un mondo in cui le persone devono curare la propria immagine sociale non solo nel mondo reale, ma anche in quello digitale che ne è divenuto propaggine paradossalmente sempre più “concreta”.

La tutela della propria reputazione digitale, si lega necessariamente a doppio filo al diritto all’oblio, inteso come possibilità di cancellare per sempre dalla rete i riferimenti che ci riguardano e che vorremmo non fossero più conoscibili. Un tema che ha assunto una rilevanza così determinante nella società di oggi, a causa dei motori di ricerca che consentono un facile accesso ai dati di ciascuno di noi rendendo ancora più incisiva la condanna alla memoria eterna della rete, e la discussione in merito al quale si è viepiù accesa in seguito alla famosa sentenza Google Spain.

Nel corso del convegno, e attraverso l’omonimo libro “Internet e la tutela della persona. Il caso del motore di ricerca” pubblicato da Astrid a Cura di Franco Pizzetti, presentato oggi in prima nazionale, si è trattato non solo delle tante problematiche legate alla web reputation, ma anche delle nuove strade che possano permettere di tutelare la propria immagine e identità in rete, cercando nel contempo di fornire suggerimenti a chi, legislatori italiani e internazionali, dovrà trovare soluzioni normative per regolamentare un mondo in continua evoluzione come quello di internet.

«Il volume raccoglie una serie di contributi che esaminano dai diversi punti di vista (giuridico, economico, comunicazionale, europeo) il tema della tutela della propria reputazione in rete» ha spiegato il curatore del volume, già Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Franco Pizzetti. «Scopo dichiarato è andare oltre il troppo limitato diritto all’oblio, che per sua natura difficilmente si applica alle persone pubbliche, e cioè proprio a quelle che più possono essere oggetto di notizie e informazioni gravemente incisive della loro immagine pubblica. Per questo si punta alla costruzione di un diritto di rettifica on line, che consenta a ogni interessato rendere nota con pari efficacia “la propria verità”. Uno sforzo orientato insomma a trovare modi efficaci di tutela della reputazione in rete che consenta anche a chi non può invocare il diritto all’oblio di avere un modo efficace di difesa della propria immagine».

«Quello della web reputation, declinato più specificamente sui minori che rappresentano la parte più indifesa della società, è un tema fortemente sentito dal Corecom Lombardia, che da anni se ne occupa e opera in direzione di una sempre maggior sensibilizzazione in merito», ha affermato per parte sua la Presidente del Corecom Lombardia Federica Zanella.

«Come noto siamo riusciti in Lombardia a trovare una soluzione concreta con l’attivazione di un progetto unico a livello europeo rappresentato da uno “Sportello help web reputation” al quale i cittadini possono rivolgersi per avere assistenza per la tutela della propria reputazione digitale. Grazie a questo servizio unico – ha precisato Zanella – abbiamo già risolto con successo decine di casi segnalatici, con interventi che hanno svolto una doppia funzione, risolutiva del problema e formativa. Sono onorata di aver potuto approfondire il tema in un intero capitolo dell’importante volume di Astrid, narrando la nostra esperienza e cercando, partendo da questa, di fornire nel nostro piccolo suggerimenti a coloro che sono deputati a normare. Per quanto ci concerne, in sintesi estrema, si potrebbe andare a definire con legge le ipotesi di lesione della web reputation non inquadrabili nelle fattispecie positive dell’ingiuria, della diffamazione e del furto di identità, magari attribuendo all’Agcom, e a cascata quindi ai Corecom, competenze specifiche in merito, che le consentano a sua volta di dettare una disciplina regolamentare per quanto riguarda modalità di intervento e di irrogazione delle sanzioni, come già avviene in altri campi come quello della vigilanza e monitoraggio nonchè del diritto di rettifica, declinati sui media tradizionali. Si potrebbe così passare dal livello della semplice moral suasion, tramite la quale interveniamo ora, ad uno decisamente più incisivo. Operando le problematiche di web reputation all’interno del campo dei diritti inviolabili, implicherebbero infatti forme di tutela particolarmente significative. Infine poiché è emerso dall’attività che abbiamo svolto che l’età minima richiesta per l’accesso ai social network e ad alcune applicazioni non viene quasi mai rispettata, sarebbe opportuno agire sotto il profilo normativo al fine di obbligare le piattaforme a richiedere documenti certi all’utente prima di concedergli tali accessi».