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Interferenze, il Governo promette aumento degli indennizzi alle tv locali ‘sfrattate’

Maria Elena Boschi

Sarà aumentato il fondo da 20 milioni di euro predisposto per indennizzare le tv locali che entro il 31 dicembre dovranno liberare le frequenze oggetto di interferenze con i Paesi confinanti. Presto ci sarà da parte del governo un intervento normativo per incrementarlo.

Lo ha assicurato ieri al Question Time il Ministro per le Riforme costituzionali e Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, rispondendo a un’interrogazione dell’on. Davide Caparini (Lega Nord) rivolta al Ministero dello Sviluppo economico.

“La legge – ha ricordato Boschi – prevede che l’Agcom escluda dalla pianificazione delle frequenze per il digitale terrestre quelle già assegnate ad altri Paesi, pur utilizzate da operatori italiani, per evitare i rischi di procedure di infrazione da parte dell’Europa”.

Sappiamo – ha detto la Boschi – che questo accade in Italia nelle zone di confine: Francia, Slovenia, Croazia e Malta hanno segnalato il problema”.

Per porvi rimedio, ha precisato il Ministro, “è prevista la liberazione delle frequenze in base a criteri concordati con gli operatori del settore: dal 6 novembre sul sito del ministero dello Sviluppo economico è stata attivata una consultazione pubblica per individuare le modalità, a fronte di un indennizzo economico per gli operatori, per il quale è già stato predisposto un fondo ed è previsto un intervento normativo proprio per aumentare il fondo a disposizione per la compensazione di questi operatori, che dovranno liberare le frequenze e, quindi, evitare i rischi di infrazione al livello europeo”.

Nella sua interrogazione Caparini ha chiesto al MiSE quali iniziative intendesse intraprendere per tutelare la posizione del settore televisivo locale.

“Le frequenze per chi fa televisione – ha sottolineato Caparini – sono come l’acqua e la farina per i panettieri, sono l’essenza stessa del lavoro. Con la modifica del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale il governo chiede ai possessori di una frequenza televisiva di restituirla dopo che l’hanno utilizzata vent’anni per fare impresa”.

Per il parlamentare della Lega, “parlare di un indennizzo è una presa in giro che equivale a dire di chiudere l’impresa”.

Caparini conclude domandando: “Che ne sarà delle migliaia di lavoratori? Che ne sarà del pluralismo dell’informazione? Queste decisioni del governo, che continua a contraddirsi, scavalcano qualsiasi logica imprenditoriale, di sviluppo e di innovazione in un settore che è unico nel panorama europeo e che questo esecutivo, invece di affossarlo, dovrebbe tutelare”.

Il 6 novembre sul sito del MiSE è stato pubblicato il provvedimento sulla dismissione delle frequenze televisive che creano interferenze e avviata la consultazione pubblica fino al 10 dicembre per dar modo alle emittenti locali di formulare le loro osservazioni.

“La consultazione delle tv locali – ha dichiarato il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelliè un altro passo in direzione dell’obiettivo che ci siamo dati fin dall’inizio, di superare l’eccessiva saturazione dello spettro e risolvere il problema delle interferenze con i paesi confinanti: il punto di arrivo finale è registrare tutte le frequenze, nazionali e locali, a Ginevra”.

Sono 76 le frequenze televisive, già individuate dalla delibera Agcom del settembre scorso, che provocano interferenze e che saranno disattivate entro la data del 31 dicembre secondo quanto prevede la legge 9 del 2014.

Il decreto del MiSE era atteso da tempo ormai. Considerati i tempi tecnici che passeranno tra la consultazione e l’approvazione, facile dedurre che possa esserci una proroga della deadline.

Nodo cruciale restano appunto gli indennizzi, che le tv locali considerano insufficienti a compensare i danni subiti dagli operatori di rete colpiti dal provvedimento di sfratto.

A questo si aggiunga che parliamo di frequenze, come ha osservato Caparini nell’interrogazione, che erano state assegnate per venti anni a seguito di gare svoltesi negli anni 2011 e 2012.

Aeranti-Corallo, l’associazione nazionale di categoria delle imprese radiotelevisive locali, ha chiesto al Sottosegretario Giacomelli i seguenti interventi:

  1. a) l’avvio di tavoli tecnici, con il coinvolgimento anche delle amministrazioni estere, per esaminare le problematiche interferenziali lamentate e individuare le soluzioni di compatibilizzazione;
  2. b) la pianificazione per le emittenti locali dei canali liberi tra quelli esclusi dall’ex beauty contest e tra quelli non assegnati in sede di beauty contest. Tali canali potrebbero essere assegnati in sostituzione di eventuali canali da dismettere;
  3. c) l’aumento dello stanziamento per le misure compensative destinate alla dismissione volontaria dei canali interferenti e l’esclusione di tali misure dalle entrate soggette ad imposizione fiscale;
  4. d) il differimento di almeno sei mesi della data del 31 dicembre 2014 prevista per le dismissioni degli impianti.

Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo, ha spiegato che “è necessario un incremento dello stanziamento delle misure compensative destinato alle imprese che intendano dismettere volontariamente i propri canali”.

“In mancanza di soluzioni concrete – ha concluso Rossignoli – molte imprese televisive locali non potranno più svolgere l’attività di operatori di rete e avranno, quindi, grandi difficoltà per diffondere i propri programmi; tutto ciò avrà inevitabili conseguenze sulla continuità aziendale delle emittenti interessate e sul relativo quadro occupazionale.”

 

E in merito alla questione delle tv locali, oggi è scesa in campo anche la Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana) per lanciare un appello al Governo.

“Allarme rosso per il sistema delle Tv locali, che paga la crisi dei mercati pubblicitari, per i gravi ritardi nell’erogazione dei contributi pubblici, per l’esplosione del problema delle frequenze di confine e delle interferenze estere che possono portare a breve allo spegnimento di decine di emittenti”, scrive in una nota la Fnsi che precisa “la crisi sta diventando ancora più grave per i comportamenti irresponsabili di alcuni imprenditori del sistema televisivo locale che tendono a scaricare con leggerezza assoluta e intollerabile tutto sui lavoratori con piani di tagli generalizzati e licenziamenti fuori da ogni criterio di correttezza e responsabilità sociale”.

“Nessun contributo – continua la Fnsi – deve essere dato – e se concesso revocato – a chi non faccia veramente l’editore con organizzazione e produzione propria di informazione nel rispetto di tutti gli obblighi di legge “.

La Fnsi ha pertanto indirizzato una segnalazione al Governo, chiedendo “l’intervento del Sottosegretario alle Comunicazioni perché sia sgombrato il terreno da qualsiasi alibi sui contributi e perché si dia una scossa di certezze e di chiarezza definitiva rispetto alle questioni oggettive che sono aperte”.

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