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Intelligenza artificiale, quest’anno le imprese hanno speso 50 miliardi di dollari nel mondo. Ma funziona davvero?

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Le aziende di tutto il mondo, soprattutto le più grandi, ma non solo, hanno iniziato seriamente ad investire in nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale (IA).

La pandemia di Covid-19 ha solo accelerato un trend che da anni era atteso e che oggi si sta dispiegando in maniera evidente.

Intelligenza artificiale, le aziende spendono sempre di più

Quest’anno sono stati spesi delle imprese 50,1 miliardi di dollari in soluzioni di intelligenza artificiale a livello globale, contro i 37 miliardi circa del 2019.

Un traguardo significativo, frutto come detto di un trend solido, che è visto crescere ulteriormente nei prossimi anni.

Secondo uno studio IDC, gli investimenti complessivi in IA fino al 2024 potrebbero raggiungere i 110 miliardi di dollari da parte delle aziende, con un tasso di crescita medio annuo del +20,1% (Cagr 2019-2024).

Soprattutto in software e servizi IT, ma anche server, necessari all’automazione industriale e IT, ai settori della customer experience, alla stessa sicurezza.

Ma la domanda che si pongono tutti è: funziona? Questa tecnologia così avanzata ripaga davvero gli ingenti investimenti che le organizzazioni stanno effettuando?

Ma l’IA migliora davvero il business di un’impresa?

Qualche risposta a questa difficile domanda è arrivata dallo studio condotto dalla MIT Sloan Management Review e da Boston Consulting Group, secondo cui solo il 10% delle imprese (su 3.000 che hanno partecipato all’indagine) hanno confermato benefici reali dagli investimenti in soluzioni IA.

Sostanzialmente, il Rapporto non ha trovato una correlazione positiva tra maggiore adozione di questa tecnologia e più alti ritorni economici, e questo perché oltre a dotarsi di soluzioni IA le aziende devono iniziare a preoccuparsi del come integrarle all’interno delle loro attività, di come “addestrare” gli algoritmi ad imparare, di quali strategie sia meglio adottare per sfruttare tali tecnologie e i loro vantaggi.

Strategie aziendali da costruire attorno a tre pilastri: le giuste tecnologie per la dimensione e gli obiettivi dell’organizzazione, le competenze necessarie per utilizzarle, una grande quantità di dati.

Il 57% delle imprese ha sviluppato progetti IA in proprio quest’anno, contro il 44% del 2018, secondo l’analisi MIT/BCG. Un risultato che spiega il perché le organizzazioni continuino a spendere senza riflettere poi sul come tali soluzioni innovative saranno impiegate.

L’Intelligenza artificiale in Europa

Secondo un’indagine della Commissione europea condotta quest’anno, il 42% delle imprese ha adottato almeno una tecnologia IA. Di queste, circa un quarto ne ha già adottate due diverse.

Il problema è che nel 40% dei casi le imprese europee non sanno come impiegare queste soluzioni e non le stanno ancora utilizzando, anzi, non prevedono di farlo in un prossimo futuro.

Questo accade per due motivi: l’adattamento dell’IA ai processi interni ed operativi dell’azienda rappresenta un costo eccessivo per il 49% degli intervistati e poi perchè non possono contare sulle competenze necessarie.

I big data e le miniere d’oro

I dati sono miniere d’oro a cui tutti ambiscono e l’IA è vista come la talpa che ci consentirà di accedere a tali ricchezze nascoste un po’ ovunque.

Il mercato mondiale dei big data dovrebbe arrivare a valere 139 miliardi di dollari entro la fine di quest’anno, secondo un recente Rapporto di Markets and Markets, con una stima per il 2025 di 229,4 miliardi di dollari.

Questo perché tali soluzioni consentono alle aziende di aumentare l’efficienza operativa e ridurre i costi, senza perdere di vista efficienza, flessibilità, qualità e sicurezza, trasformando dati strutturati e non relativi alle operazioni IT in informazioni rilevanti per il business aziendale.

Investire in soluzioni IA consente in teoria di guidare le organizzazioni verso le scelte più giuste. L’obiettivo è far parlare i dati. Per arrivare a prendere decisioni vantaggiose in breve tempo bisogna fare in modo che i processi decisionali siano data-driven.

L’IA in mezzo a noi

Elaborare un linguaggio naturale che sia in grado di estrarre significato da una moltitudine di conversazioni online, essere in grado di esaminare nel dettaglio il customer sentiment verso un determinato brand o prodotto, individuare trend di mercato, prevenire avvenimenti critici e predisporre soluzioni in anticipo, sono tutti esempi di applicazioni IA a partire dai big data.

L’IA, in realtà, è in mezzo a noi più di quanto crediamo e oggi ci suggerisce quale film vedere, quale brano musicale ascoltare, quale vestito o accessorio comprare. Ci aiuta anche a fare le fotografie dal nostro smartphone e, secondo molti, una di quelle miniere d’oro è nascosta proprio dentro di noi.

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