Intel ha annunciato una drastica riduzione del personale e un ridimensionamento strategico della propria presenza globale, con il licenziamento di circa 24.000 dipendenti entro la fine del 2025.
Questa decisione rappresenta circa un quarto della sua forza lavoro ‘core’, che passerà da 99.500 a 75.000 unità. Il piano prevede l’abbandono di progetti multimiliardari in Germania e Polonia, dove erano previste mega-fabbriche e centri di assemblaggio.
Le operazioni in Costa Rica verranno invece accorpate agli impianti più grandi in Vietnam, lasciando comunque attivi oltre 2.000 lavoratori nei reparti ingegneristici e aziendali. Il CEO Lip-Bu Tan ha dichiarato che Intel ha ecceduto negli investimenti in nuovi impianti prima di aver assicurato un’adeguata domanda di mercato, portando a una frammentazione eccessiva della capacità produttiva.
Con la nuova linea guida ‘costruire solo ciò che serve e quando serve’, l’azienda punta ora a una crescita più mirata e sostenibile. Anche negli Stati Uniti, il ritmo dei lavori in Ohio sarà rallentato per adeguarsi alla domanda reale. Nel frattempo, Intel ha riportato una perdita trimestrale di 2,9 miliardi di dollari, nonostante entrate stabili di 12,9 miliardi.
La divisione data center cresce appena del 4% e quella dei chip per PC subisce un calo del 3%. L’azienda si impegna comunque a ridurre le spese per 17 miliardi quest’anno e conferma il lancio dei chip Panther Lake e Nova Lake tra fine 2025 e il 2026.
È previsto anche un cambio alla guida del settore data center e un aggiornamento della strategia AI nei prossimi mesi.
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TCS taglierà il 2% della forza lavoro: colpiti 12.000 dipendenti per il divario di competenze e il cambiamento tecnologico
La multinazionale indiana Tata Consultancy Services (TCS), tra le principali aziende globali del settore IT, prevede di ridurre il proprio organico del 2%, coinvolgendo circa 12.000 dipendenti.
Questa decisione è direttamente collegata a un crescente ‘divario di competenze’ che sta emergendo tra le competenze attuali della forza lavoro e le esigenze dettate dalla rapida trasformazione tecnologica, in particolare con l’adozione accelerata dell’AI e delle piattaforme digitali avanzate.
La ristrutturazione rappresenta un chiaro segnale dell’urgenza con cui le grandi imprese stanno cercando di riallineare le proprie capacità interne alle nuove richieste del mercato globale, puntando su figure altamente qualificate in ambiti come automazione, cloud computing e linguaggi di programmazione legati all’AI.
Il taglio non riguarda solo la riduzione numerica, ma si configura come parte di una strategia più ampia incentrata sulla ‘riqualificazione selettiva’, ovvero l’intenzione di investire nella formazione di parte del personale esistente, ma senza estendere questo approccio a tutta la forza lavoro.
Tale scenario sta sollevando preoccupazioni sociali e sindacali in merito alla sostenibilità dell’occupazione nel settore, soprattutto per chi non riesce a colmare tempestivamente il gap formativo.
Inoltre, la decisione di TCS potrebbe fungere da esempio per altre aziende del comparto che si trovano ad affrontare sfide simili legate all’evoluzione delle competenze richieste dall’AI.
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