Innovation Scoreboard 2017

Innovazione tecnologica, Italia in coda alla classifica UE

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Bene il Nord Europa, ma il nostro Paese scivola indietro a periferia dell’innovazione, tra i ‘moderati’, con un punteggio di 75,1, molto distante dalla media UE (102) dell’Innovation Scoreboard 2017.

Non solo tecnologia, ma anche competenze ICT e preparazione digitale, internazionalizzazione, capacità imprenditoriale e promozione dei partenariati pubblico-privato in ambiti innovativi, ecco su cosa si basa l’edizione 2017 dello European Innovation Scoreboard: il quadro europeo di valutazione dell’innovazione annuale comparativa” dei rendimenti nel campo della ricerca e dell’innovazione dei paesi dell’Unione europea (Ue).

In linea di massima, si legge nella nota che accompagna l’indagine, il rendimento innovativo dei Paesi Ue ha continuato a crescere nell’anno passato, ma non in maniera omogenea. La Svezia continua a essere leader dell’innovazione, mentre Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria e Regno Unito, sono i paesi in cui l’innovazione registra l’espansione più celere. Da un punto di vista globale l’UE sta recuperando terreno rispetto a Canada e Stati Uniti, ma Corea del Sud e Giappone si sono portati in testa. A livello internazionale la Cina mostra i progressi più rapidi.

Molto si può ancora fare per ottimizzare il rendimento dell’innovazione e della ricerca. In quest’ottica ci stiamo preparando a sostenere gli innovatori di punta, grazie al nuovo consiglio europeo per l’innovazione nell’ambito del programma quadro di ricerca e innovazione – Orizzonte 2020“, ha dichiarato Carlos Moedas, Commissario Ue per la Ricerca, la scienza e l’innovazione.

In tempi di globalizzazione e rapidi mutamenti tecnologici, l’innovazione è essenziale per la prosperità dell’economia europea e dei nostri cittadini. L’iniziativa start-up e scale-up e la nuova agenda per le competenze della Commissione contribuiranno a migliorare ulteriormente un ecosistema in cui l’innovazione prosperi“, ha invece precisato Elżbieta Bieńkowska, Commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI.

In base ai dati riportati, gli ambiti in cui il rendimento innovativo è progredito maggiormente sono le co-pubblicazioni internazionali, la diffusione della banda larga, il numero di laureati e dottorati di ricerca e la formazione nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic).

Nel corso dei prossimi due anni il rendimento innovativo, secondo le previsioni, dovrebbe aumentare del 2%.

La voce “Condizioni quadro” individua i principali volani dell’innovazione all’esterno delle aziende e comprende tre dimensioni dell’innovazione: Risorse umane, Sistemi di ricerca attraenti e Ambiente favorevole all’innovazione. La voce “Investimenti” individua gli investimenti pubblici e privati nella ricerca e nell’innovazione e si articola in due dimensioni: Finanziamenti e aiuti e Investimenti delle aziende. La voce “Attività di innovazione” concerne le attività innovative a livello di azienda e si articola in tre dimensioni dell’innovazione: Innovatori, Collaborazioni e Attivi intellettuali. La voce “Effetti” descrive gli effetti delle attività di innovazione delle aziende articolati in due dimensioni dell’innovazione: Effetti sull’occupazione e Effetti sulle vendite.

Come detto, la Svezia resta il leader dell’innovazione nell’UE, seguita da Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Regno Unito (leader dell’innovazione per la prima volta) e Germania. Tutti Paesi che in classifica sono considerati “leader” dell’innovazione e “forti” innovatori.

Poi ci sono quelli presentati come Paesi innovatori “moderati”, un gruppo consistente (dopo di cui ci sono solo quelli considerati “modesti”), dove, dopo Repubblica Ceca, Portogallo, Lituania, Spagna e Malta, troviamo finalmente l’Italia. In una posizione che potremmo considerare di bassa classifica, il nostro Paese mostra tutti i suoi limiti in tema di ricerca e innovazione, ma anche di preparazione.

L’Italia, con un punteggio di 75,1 (contro una media UE di 102) si trova a galleggiare tra gli innovatori moderati, come fa dal 2009 almeno, e questo per i risultati negativi in termini di connessioni, di mercato finanziario, di supporto all’imprenditorialità e di investimenti aziendali. Meglio da un punto di vista dell’attrattività del sistema della ricerca nazionale, degli innovatori e del patrimonio intellettuale.