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Innovazione digitale, Stefano Pileri (Italtel) ‘La crescita in Italia passa per l’azione congiunta di pubblico e privato’

Il 5G è alle porte. Il nuovo standard per le telecomunicazioni mobili trasformerà un po’ tutto il nostro scenario economico e culturale di riferimento, perché abiliterà molte delle tecnologie della digital transformation (DX) e attraverso applicativi e servizi di nuova generazione lancerà anche innovativi modelli di business e nuovi modelli sociali.

È una grande occasione per rilanciare l’intero mercato unico europeo e ovviamente anche le economie dei singoli Stati membri dell’Unione.

Per non perderla, però, serve una maggiore attenzione alle esigenze dei territori, dei comparti produttivi e del tessuto imprenditoriale, a cui si deve accompagnare una ritrovata azione del Governo con politiche a sostegno dei settori economici più competitivi.

Nei giorni scorsi, Italtel e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) hanno siglato un accordo per la ricerca e l’innovazione che nasce dalla partecipazione congiunta a bandi di finanziamento dedicati.

Sull’intesa e sul lavoro comune che sarà portato avanti nel tempo è intervenuto Stefano Pileri, amministratore delegato di Italtel, che ha illustrato sulle pagine del sito ufficiale dell’azienda, i termini dell’accordo e le prospettive future: “Da diverse settimane lavoriamo assieme sulle quantum technologies, che sono la prossima frontiera tecnologica non solo per i computer, ma anche per le telecomunicazioni”.

In particolare, portiamo avanti ricerche con il CNR nell’ambito delle applicazioni per la security delle reti, con la tecnologia Quantum Key Distribution. Questa permette di generare chiavi segrete con la sicurezza garantita dalle leggi della fisica quantistica. Tecnologia che ad oggi risulta inviolabile. In Italia abbiamo quindi il CNR, vari istituti di ricerca sui fotoni, ma anche altri partner come il Politecnico di Milano, tutti interessati a questa tecnologia”.

Italtel contribuisce al lavoro congiunto con il Cnr offrendo le proprie competenze su tre fronti: “Il primo – ha precisato Pileri – è quello sulla struttura topologica delle reti ottiche, necessaria per applicare la QKD. Siamo infatti diventati progettisti molto specializzati sulle reti Open Fiber e offriamo di conseguenza le nostre competenze maturate finora sul mercato”.

Il secondo contributo è relativo alle chiavi crittografiche e si concentra sull’integrazione tra lo strato ottico e quello di networking, perché le chiavi oltre a essere scambiate sul portante ottico (fibra), devono agire anche sugli strati superiori (IP) dei servizi”.

Il terzo, infine – ha sottolineato l’ad di Italtel – è un contributo sull’analisi dei dati che derivano dalla ricerca fatta su alcune reti ottiche, in particolare quelle di Napoli, di Prato e quella nazionale che gestisce la sincronizzazione degli orologi marche di tempo in Italia (Inmir). L’ultima è la rete Gaar (la rete italiana a banda ultralarga dedicata alla comunità dell’istruzione, della ricerca e della cultura), mentre le prime due sono gestite dal CNR e dai rispettivi Comuni”.

Pileri traccia anche quello che potrebbe essere il percorso di ricerca futuro, anche alla luce della nuova realtà Exprivia-Italtel, e i settori di maggiore investimento e lavoro sono proprio quelli della DX economy e soprattutto del 5G: industria 4.0, telemedicina e smart cities.

Telemedicina per noi vuol dire portare a casa del paziente la corsia dell’ospedale”, ha affermato Pileri. “Grazie soprattutto ai nuovi sensori e alla video comunicazione immersiva abilitata dal 5G, con cui il paziente può avere, a distanza, una interazione completa, quasi un contatto, con il medico. Proprio come se fosse in ospedale”.

Un grandissimo ospedale italiano, noto per il reparto di oncologia, mi ha detto: risolveremmo problemi di intasamento e ritardi se – per i follow up che dobbiamo fare ogni sei mesi con i pazienti – riuscissimo a seguire le persone a distanza”.

Un’idea è rendere gli ospedali più remoti – ha proseguito il CEO – quelli che oggi l’Italia vorrebbe cancellare, “punti di raccolta” di dati da inviare poi a ospedali più attrezzati e più specializzati. In periferia possiamo tenere le macchine radiografiche, senza bisogno di avere in loco medici super specializzati. Questi ultimi possono lavorare meglio analizzando i dati, centralizzati, che provengono dai centri di raccolta”.

 

A rendere tutto questo possibile è ovviamente il 5G, per due motivi, ha precisato Pileri: “La video comunicazione immersiva ha bisogno di una rete gigabit al secondo. Ma non solo. La tecnologia network slicing, possibile con il 5G, permette di profilare la rete assegnando una parte della rete (appunto uno slice) ad un particolare servizio. Quello di telemedicina, per esempio. Con un fattore di affidabilità del 99,999”.

In conclusione, l’ad ha voluto guardare avanti con maggiore ottimismo. I problemi non mancano e sono numerosi e di diversa natura, ma c’è sempre un modo per superarli: “sappiamo quanto il nostro Paese sia in ritardo nell’investimento in ricerca e sviluppo (vi spende lo 1,3 per cento del PIL, in particolare appena lo 0,6 per cento in ricerca pubblica di base). Significa che l’Italia non ha più la forza di guardare al futuro. Noi vogliamo così dare un piccolo contributo perché tutti noi – cittadini, aziende e istituzioni – possiamo tornare ad affacciarci con coraggio sul domani”.

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