Finestra sul mondo

Inizia oggi la visita di Alfano in Colombia, Lo spagnolo De Guindos sara’ il nuovo vicepresidente della Bce, Brexit

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Colombia, inizia la visita del ministro italiano degli Esteri

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – Il ministro italiano degli affari Esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha iniziato oggi la sua visita ufficiale in Colombia durante la quale incontrera’ il presidente della Repubblica colombiana, Juan Manuel Santos, il ministro degli Esteri Maria Angela Holguin e l’Alto consigliere per il post-conflitto Rafael Pardo. Lo riferisce il quotidiano “El Colombiano” secondo il quale, dopo l’incontro tra Alfano e Holguin, e’ prevista la firma di un memorandum d’Intesa tra il ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana e il ministero delle Miniere e dell’Energia della Colombia, il cui obiettivo e’ promuovere uno sviluppo sostenibile e responsabile delle risorse energetiche e incoraggiare gli investimenti in questo settore, con particolare attenzione alle fonti rinnovabili. Il rapporto bilaterale tra Colombia e Italia e’ basato sul sostegno alla pace, dal momento che il paese europeo ha sostenuto il post-conflitto, in particolare con programmi di sminamento, tra cui la recente donazione di attrezzature e materiali dall’Italia al Centro nazionale contro gli esplosivi e le mine (Cenam) dell’esercito colombiano. “I due paesi collaborano anche su questioni come la lotta alla criminalita’ organizzata transnazionale, le infrastrutture, l’agricoltura, le energie rinnovabili, il commercio e il turismo. Per la Colombia e’ prioritario attirare gli investimenti italiani nel settore rurale”, ha affermato il ministero degli Esteri Holguin.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Usa, presidente Trump sostiene progetto per migliorare il sistema di controllo sulle armi

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – Il presidente Donald Trump sostiene gli sforzi per migliorare il sistema di controllo federale sulle armi da fuoco. Lo riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, aggiungendo che Trump ne avrebbe parlato con un senatore del Partito repubblicano dopo la sparatoria della settimana scorsa in una scuola della Florida, dove sono state uccise 17 persone. Non e’ ancora chiaro che tipo di disegno di legge Trump intenda sostenere. Sarah Huckabee Sanders, portavoce della Casa Bianca ha precisato che il presidente discutera’, in una serie di incontri questa settimana, di sicurezza nelle scuole statunitensi con studenti e insegnanti sopravvissuti alla strage della scuola Douglas. Nikolas Cruz, il ragazzo di 19 anni autore della carneficina, ha ammesso giovedi’ scorso di essere il responsabile e di aver utilizzato un fucile semiautomatico AR-15. Il disegno di legge che potrebbe convincere Trump e’ quello dei senatori John Cornyn e Chris Murphy e prevede incentivi per gli Stati disponibili a caricare i casellari giudiziali locali nel sistema federale per i controlli. L’operazione sarebbe gia’ obbligatoria, ma spesso sfugge alle procedure. Il provvedimento disporrebbe anche che le agenzie federali siano chiamate a rispondere su mancati trasferimenti di dati rilevanti ai fini dei controlli, penalizzando anche i dirigenti per negligenti. I tentativi fatti in passato di agire sul controllo delle armi nel paese non hanno avuto fortuna. L’ex presidente Barack Obama non riusci’ a persuadere il Congresso ad inasprire la legge dopo la strage della scuola elementare Sandy Hook in Connecticut, dove, cinque anni fa, un ragazzo di 20 anni uccise 20 bambini e sette adulti.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Gran Bretagna, i gruppi anti-Brexit lanciano un blitz pubblicitario

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – Esattamente due anni fa l’allora primo ministro britannico David Cameron ritorno’ da un ciclo di trattative a Bruxelles per lanciare la sua campagna a favore della permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea, in vista del referendum del giugno 2016 poi vinto dai fautori della Brexit: oggi sono invece alcuni gruppi di opinione privati a sperare di riuscire dove Cameron ha fallito. Lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, rivelando che i militanti anti-Brexit stanno intensificando l’attivita’ di propaganda nelle sei settimane che mancano al voto del parlamento britannico che decidera’ se, nonostante il divorzio, il paese debba oppure no restare nel mercato comune e nell’unione doganale europea; un’eventuale vittoria dei pro-Ue sarebbe un duro colpo per la premier Theresa May, aprendo una voragine nella sua strategia per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. In particolare, riferisce il “Financial Times”, il gruppo d’opinione Best for Britain finanziato dalla Fondazione Open Society del miliardario George Soros lancera’ un blitz pubblicitario soprattutto nella regione delle Midlands e nel nord dell’Inghilterra per propagandare tra gli elettori i vantaggi degli stretti legami con l’Europa: “Metteremo enormi manifesti nelle strade e spenderemo anche un bel po’ di soldi negli spot online”, ha preannunciato la direttrice di Best for Britain, Eloise Todd; la quale ha spiegato che la campagna pubblicitaria dei pro-Ue “si ispirera’ direttamente” ai metodi utilizzati dai pro-Brexit per vincere il referendum di due anni fa. Il “Financial Times” ricorda che il gruppo di opinione Best for Britain finora ha dichiarato di aver ricevuto finanziamenti per quasi 1,2 milioni di sterline (oltre 1,35 milioni di euro, ndr): per la maggior parte, 500 mila sterline (564 mila euro, ndr), dalla Fondazione Open Society; ma dopo gli attacchi sferrati dai quotidiani di destra contro Soros sono arrivate anche 172 mila sterline (oltre 194 mila euro, ndr) da donazioni raccolte via internet.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Francia, il partito del presidente Macron cerca di rafforzare la sua presenza sul territorio

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – La Re’publique en marche, il partito del presidente francese, Emmanuel Macron, sta cercando di rafforzare la sua presenza sul territorio per le prossime elezioni municipali, previste tra due anni. E’ quanto afferma “Libe’ration”, sottolineando che il partito presidenziale e’ alla ricerca di “candidati credibili”. L’idea e’ quella di dare ampio spazio ai “partenariati” con le squadre municipali ben radicate sul territorio. Per studiare le varie realta’ locali il partito ha creato una serie di comitati ad hoc in ogni dipartimento, che avranno il compito di prendere contatti con i rappresentanti del luogo. Laurent Naime, referente dell’Indre (centro), afferma che “la maggior parte dei sindaci del dipartimento e’ senza etichetta” e per questo bisognera’ andare “comune per comune” cercando i rappresentanti disponibili a collaborare. In questo lavoro saranno fondamentali anche i parlamentari, che dovranno tastare il polso dei sindaci per capire i loro orientamenti. “La nostra strategia per le municipali consiste nel costruire un progetto intelligente in collaborazione con i cittadini” afferma Pierre Karlskind, referente nel Finiste’re, in Bretagna. Nelle citta’ del Grande ovest come Rennes, Brest e Nantes i macroniani dovranno sfidare le municipalita’ socialiste, mentre in altre grandi metropoli come Lille, Parigi o Marsiglia il partito punta a una forte mobilitazione da parte dei militanti.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Francia, il governo incontra alcuni rifugiati a tre giorni dalla presentazione della riforma sull’immigrazione

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – Tre giorni prima della presentazione al Consiglio dei ministri del progetto di legge sull’asilo e sull’immigrazione, il premier francese, Edouard Philippe, e il ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb, hanno fatto visita all’Ufficio francese dell’immigrazione e dell’integrazione (Ofii) di Lione per incontrare alcuni rifugiati. Ne parla la stampa francese. “Le Figaro” afferma che si e’ trattato di “un’operazione di comunicazione” volta a “calmare le preoccupazioni” e a “mostrare il carattere equilibrato della riforma”. Nello stesso giorno il deputato della Re’publique en marche, Aurelien Tache’, ha presentato un rapporto parlamentare sull’immigrazione contenente 72 proposte. Tra queste, figura il raddoppio delle ore per l’insegnamento del francese ai richiedenti asilo e un dispositivo volto a migliorare l’inserimento professionale. Il ministro dell’Interno ha gia’ fatto sapere che il progetto richiede un budget di 600 milioni di euro all’anno per 100mila stranieri e attualmente non puo’ essere finanziato. “La diversita’ e’ una fortuna per la nostra Repubblica” ha affermato il primo ministro, sottolineando che bisogna dare a coloro che lo vogliono e a coloro che ne hanno il diritto tutte le opportunita’ per inserirsi”.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Germania, le Forze armate non sono in grado di far fronte agli impegni prospettati dal ministro della Difesa

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – Il ministro della Difesa tedesco, la cristiano democratica Ursula von der Leyen (Cdu), ha incontrato diversi colleghi, incluso lo statunitense Jim Mattis, in occasione della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Il ministro tedesco, scrive il settimanale “Der Spiegel”, ha ripetuto uno slogan che recita da almeno quattro edizioni annuali dell’evento: la Germania assumera’ maggiori responsabilita’ nel contesto internazionale. Stavolta von der Leyen si e’ riferita in particolare all’addestramento delle forze di sicurezza irachene, e alla partecipazione delle Forze armate tedesche ad una possibile missione di interposizione dei “caschi blu” delle Nazioni Unite nell’Ucraina orientale. Le risorse tecniche e umane a disposizione delle forze tedesche, sottolinea pero’ il settimanale, sono a malapena sufficienti a far fronte agli attuali impegni, che includono missioni in Afghanistan, Mali, nel Mediterraneo e, soprattutto, la forza della Nato a protezione dei partner orientali contro eventuali aggressioni russe. L’Esercito, avverte un rapporto al vice-ispettore generale, attualmente non dispone di mezzi corazzati funzionati, giubbotti antiproiettile ed equipaggiamenti invernali sufficienti ad equipaggiare la forza di reazione rapida di circa 10.000 uomini per la Nato, come Berlino si e’ impegnata a fare per il prossimo anno. Il reparto dell’Esercito tedesco piu’ pronto al combattimento lo sarebbe al 70 per cento. Il ministro von der Leyen, scrive lo “Spiegel”, e’ solito puntare l’indice contro gli anni di austerita’ e gli oneri comportati dalla tensione con la Russia. Cio’ che von der Leyen dimentica, secondo il settimanale, e’ che non e’ piu’ una novizia, e che da anni e’ responsabile dell’approvvigionamento delle forze armate, specie per impegni internazionali promossi dallo stesso ministro. Il ministro von der Leyen dovrebbe essere confermato alla Difesa nella prossima legislatura, ricorda lo “Spiegel”, secondo ci d’ora in poi al ministro non bastera’ piu’ annunciare un’inversione di tendenza entro la fumosa scadenza del 2030.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Jens Weidmann e’ un candidato scomodo per il posto di capo della Bce

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – I politici tedeschi che lamentano i bassi tassi di interesse della Banca centrale europea (Bce) hanno una soluzione a portata di mano: il prossimo presidente della Bce, quando scadra’ il mandato di Mario Draghi, deve essere un tedesco. I bassi tassi di interesse non sono l’unico problema che i tedeschi hanno con Draghi. Nel complesso, le sue politiche pragmatiche incontrano scetticismo in un paese in cui gli standard normativi chiari sono in cima all’agenda. Sotto la guida di Draghi, la Bce e’ intervenuta durante la crisi, quando i politici non sapevano cosa fare. L’Eurotower ha abbassato i tassi di interesse e ha acquistato titoli di debito per oltre 2mila miliardi di euro. Nel piu’ grande paese dell’area dell’euro, la Bce ha quindi subito una drammatica perdita di fiducia dopo la crisi finanziaria, che alla fine mette anche in pericolo la sua capacita’ di agire. Ma se Jens Weidmann diventasse presidente della Bce, scrive il quotidiano tedesco “Handelsblatt”, non tutti i problemi sarebbero risolti, anzi. Il banchiere centrale tedesco ha un’ottima reputazione e molti anni di esperienza con la Bundesbank. Nessun altro sarebbe piu’ adatto a migliorare la fiducia nella Bce in Germania, ma e’ pur vero che in caso d una nuova crisi finanziaria, le mosse della Bce sarebbero limitate, e almeno in parte obbligate. I tassi di interesse non possono praticamente piu’ essere abbassati. Come ultima risorsa, per spingere la crescita e l’inflazione, rimanevano solo gli acquisti di obbligazioni, che Weidmann ha rifiutato in passato. L’economia nell’area dell’euro e’ attualmente in buone condizioni, ma sarebbe ingenuo pensare che l’attuale congiuntura possa proseguire per sempre. Il mandato del prossimo presidente della Bce terminera’ nel 2027. Gli Stati Uniti sono gia’ in una fase avanzata del ciclo economico e la zona euro sara’ al suo apice in pochi anni. Per salvare l’euro Mario Draghi ha avuto il sostegno di Angela Merkel e dell’allora ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Come presidente della Bundesbank, Weidmann ha costantemente sollecitato la disciplina nella politica fiscale e ha messo in guardia contro il finanziamento indiretto dello Stato. E’ stato l’unico membro del Consiglio direttivo a votare contro la decisione della Banca centrale nel 2012 di acquistare obbligazioni illimitate da singoli paesi dell’euro in caso di emergenza. Inoltre la resistenza a Weidmann e’ particolarmente forte nell’Europa meridionale, dove e’ considerato un rappresentante dei risparmiatori tedeschi. Proprio come in Germania oggi Draghi e’ spesso accusato di recitare nell’interesse dell’Italia, in paesi come l’Italia, Weidmann potrebbe essere rapidamente accusato di perseguire interessi tedeschi.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Bce, lo spagnolo De Guindos sara’ il nuovo vicepresidente

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – L’attuale ministro dell’Economia spagnolo Luis de Guindos sara’ il nuovo vicepresidente della Banca centrale europea (Bce), la piu’ potente istituzione economica dell’Unione Europea, in seguito al passo indietro del principale rivale, il governatore della Banca d’Irlanda Philip Lane. La notizia e’ stata riferita oggi da tutti i principali quotidiani spagnoli, che riferiscono come l’Irlanda abbia deciso di ritirare la candidatura di Lane poco prima della riunione dell’Eurogruppo che ha avuto luogo ieri. “Il ritiro dell’Irlanda lascia Guindos come unico candidato”, ha dichiarato il capo dell’Eurogruppo, il socialista portoghese Mario Centeno. De Guindos sara’ il numero due di Mario Draghi, attuale presidente della Bce, a partire da giugno, e aprira’ la strada per una Bce piu’ ortodossa e meno espansiva. La Spagna con questa mossa recupera parte del peso perso nelle istituzioni europee durante la crisi, nonostante il voto non troppo favorevole del Parlamento europeo e lo scarso appoggio di Francoforte. De Guindos ha annunciato le dimissioni da ministro dell’Economia “nel giro di pochi giorni”.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Italia, il rischio politico aumenta mentre i ribelli anti-euro flirtano con il vero potere

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – Le principali banche internazionali ed i grandi fondi di investimento stanno discretamente consigliando ai propri clienti di prepararsi al peggio in vista delle elezioni del 4 marzo prossimo in Italia, avvertendoli che un’avanzata negli ultimi giorni dei partiti populisti anti-Ue potrebbe scuotere il breve periodo di calma politica di cui l’Europa sta godendo: lo scrive il quotidiano conservatore britannico “The Telegraph”. Secondo l’articolo firmato da Ambrose Evans-Pritchard, uno dei suoi piu’ autorevoli editorialisti economici, infatti gli ultimi sondaggi d’opinione diffusi nello scorso fine settimana hanno mostrato un’ulteriore liquefazione dei partiti italiani di centro: le rilevazioni fanno aumentare la possibilita’ che dal voto emerga una situazione politica bloccata e fanno persino intravvedere lo “scenario da incubo” di una coalizione di governo di partiti estremisti apertamente contrari alle regole dei trattati dell’Unione Europea. L’analista del “Telegraph” ammette che nel recente passato i mercati sono diventati in qualche modo immuni dalle ondate di panico, dopo la serie di “falsi allarmi” che erano stati lanciati sui rischi politici in vari paesi: l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, il timore dell’avanzata dei partiti populisti in Olanda ed in Francia ed il referendum sulla Brexit non hanno affatto provocato quello shock finanziario globale che ogni volta molti avevano temuto. Quei timori insomma si sono poi rivelati assurdi; ma questa volta, scrive sul “Telegraph” Ambrose Evans-Pritchard, la situazione italiana e’ molto preoccupante: non solo infatti l’Italia e’ uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea e la sua economia e’ la terza per grandezza dell’eurozona; il fatto e’ che il debito dello Stato italiano e’ il piu’ vasto d’Europa ed l’incombente pericolo che arrivino al potere i partiti populisti, con le loro politiche contrarie alle regole Ue in materia di bilanci pubblici, rischia di far precipitare il precario equilibrio si cui si regge l’intera impalcatura europea.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Italia, dagli Usa nuovo allarme sui “finti account” che promuovono le formazioni populiste

20 feb 11:06 – (Agenzia Nova) – Finti account sui social network Facebook e Twitter inattivi dalla campagna referendaria del 2016 sarebbero tornati attivi in vista delle elezioni politiche del prossimo quattro marzo, a sostegno delle formazioni politiche “populiste” come la Lega di Matteo Salvini. A rilanciare l’accusa, gia’ mossa dagli Stati Uniti nelle scorse settimane, e’ il think tank di Washington Atlanti Council, secondo cui la campagna elettorale italiana e’ “vulnerabile” alla manipolazione da parte di finti account automatizzati sui social network. L’utilizzo di questi strumenti, anche laddove comprovato, non e’ illegale, sottolinea “Bloomberg”, che riporta l’allarme del think tank Usa; tuttavia, secondo la stampa statunitense l’indagine del procuratore speciale statunitense Robert Mueller sull’influenza russa nelle elezioni presidenziali Usa sottolinea la pericolosita’ di questi strumenti per la tenuta dell’ordine democratico. L’Atlantic Cuncil inviera’ una squadra di ricercatori in Italia la prossima settimana per “monitorare l’attivita’ Internet” sino al giorno del voto. Uno dei membri della squadra, Maks Czuperski, punta gia’ l’indice contro presunte influenze indebite: “Rileviamo un tentativo di popolarizzare i partiti piu’ estremisti, sia a destra che a sinistra”, afferma il ricercatore. Il think tank ha mobilitato anche programmatori e informatici in Italia, come David Puente, che ha individuato una serie di account automatici promozionali della Lega. Il mese scorso il Senato Usa ha definito l’Italia “un “potenziale bersaglio” delle influenze politiche del Cremlino; secondo Michael Carpenter, ex viceassistente segretario della Difesa Usa, “le elezioni italiane sono cruciali per la Russia”. Fyodor Lukyanov, del Council on Foreign and Defense Policy, think tank che presta consulenza anche al governo Russo, respinge pero’ le accuse provenienti da Washington sottolineando come siano piuttosto queste ultime a costituire una influenza indebita ed evidente ai processi elettorali e democratici non solo dell’Italia, ma degli altri paesi europei che si sono recati alle urne nei mesi scorsi. “Ovunque ci sia un’elezione, veniamo accusati di intervenire, anche dove non ha alcun senso, come in questo caso: in Italia le forze politiche hanno una posizione tradizionalmente positiva nei confronti della Russia”.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata