Infrastrutture e upgrade tecnologico, ‘Non fare’ costerà all’Italia 640 miliardi di euro

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Il 2,1% del Pil all’anno per i prossimi 16 anni è il costo della mancata realizzazione delle opere strategiche nei settori energia e ambiente, viabilità e ferrovie, logistica e telecomunicazioni.

Molto importanti le grandi opere ma anche gli upgrade tecnologici e ammodernamenti delle infrastrutture esistenti come. Non farli costa al paese fino a 32 miliardi di € nei prossimi 16 anni.

L’85% delle opere strategiche è in ritardo, con tempi più che raddoppiati (+110% in media). Il 67% ha subito un incremento di costo anche fino all’80%.

La Metro C di Roma, la Brebemi, l’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, la Pedemontana Lombarda sono esempi emblematici di opere con tempi e costi dilatati.

Questi sono i principali risultati dello Studio 2015 dell’Osservatorio CNF, coordinato dal Prof. Andrea Gilardoni e dal Dott. Stefano Clerici, presentati nel corso del X Workshop “I Costi del Non Fare” dal titolo “Come selezionare le priorità infrastrutturali. Il caso del Centro-Nord Italia” che si è svolto oggi, a Milano, presso la Sala Conferenze di palazzo Turati.

Sono intervenuti i vertici delle istituzioni, delle imprese e della finanza; in particolare gli assessori Franco D’Alfonso, del Comune di Milano, Edoardo Rixi della Regione Liguria, Alessandro Sorte della Regione Lombardia, Francesco Balocco della Regione Piemonte e il direttore generale Paolo Ferrecchi della Regione Emilia-Romagna; Giorgio Botti di RFI, Ugo Dibennardo di ANAS, Andrea Bossola di Acea, Gianluigi Fioriti di Enel, Roberto Barilli di Hera, Adel Motawi di Terna, Michelangelo Suigo di Vodafone, Federico Merola di Arpinge e Andrea Tinagli della BEI.

Nel corso dell’evento è stato consegnato il Premio Sviluppo Infrastrutture 2015, organizzato dalla Rivista Management delle Utilities e delle Infrastrutture. Il premio è stato assegnato all’Area Metropolitana di Milano per l’imponente piano di riqualificazione urbana e di sviluppo infrastrutturale degli ultimi 15 anni. Hanno ritirato il premio Pierfrancesco Maran, Assessore alla Mobilità, Ambiente, Metropolitane, Acqua pubblica, Energia del Comune di Milano, e Raffaele Cattaneo, Presidente del Consiglio Regionale Lombardo.

Il 2015 è un anno particolarmente importante per il settore delle infrastrutture – afferma Stefano Clerici, Direttore dell’Osservatorio – molte opere strategiche sono state completate (ad es. la TEEM, la Metro 5 di Milano, la Brebemi, tratte della Salerno-Reggio Calabria e della Variante di Valico), ed è in atto un processo di ripianificazione e di razionalizzazione delle priorità infrastrutturali (il MIT ha ridotto da 400 a 30 le grandi opere, sono stati pubblicati diversi piani di sviluppo Porti e Logistica, Banda Ultra Larga, Rifiuti;  ed è in corso la riforma del codice degli appalti). Tuttavia, emergono ancora i gravi limiti del sistema: il blocco del cantiere della Metro C di Roma, la crisi idrica a Messina, i dissesti idrogeologici in Liguria, in Campania e in Calabria e il crollo dei ponti in Sicilia sono alcuni degli esempi”.

Lo Studio 2015 dell’Osservatorio CNF stima che il Paese potrebbe sostenere, nel periodo 2015-2030, oltre 600 miliardi di € di costi per la mancata realizzazione delle infrastrutture. 99 miliardi nei settori ambiente ed energia, 152 miliardi nei trasporti e logistica e 389 miliardi nelle telecomunicazioni.

Molto importanti non solo le grandi opere ma anche gli interventi di miglioramento delle infrastrutture esistenti come upgrade tecnologici e ammodernamenti. Non farli (alcuni) costerebbe al Paese tra 8 e 14 miliardi di € nei prossimi 16 anni.

L’85% delle opere prioritarie è in ritardo. L’incremento medio dei tempi è del 110%, cioè più che raddoppiano. Aumentano anche i costi di realizzazione: il 67% delle opere analizzate ha subito un incremento, in media del 37%. Per le opere di importo superiore al miliardo di € l’incremento supera l’80%.

Per evitare i ritardi nella realizzazione delle opere e i conseguenti costi a carico della collettività, e per usare al meglio le risorse finanziarie che abbiamo occorrono almeno tre cose – dice il Prof. Andrea Gilardoni della Bocconi, Presidente dell’Osservatorio: 1) Definire delle Linee-Guida per progettare con qualità, utili ad aiutare la PA a gestire i progetti nel loro complesso e i principali fattori di rischio; 2) Sviluppare un Rating sociale che possa incidere sul commitment della PA, sulle scelte di molti investitori interessati al ritorno sociale e sulla valutazione del progetto da parte di stakeholder e popolazioni; 3) Creare un Fondo da 50 milioni di euro – che con cofinanziamenti può arrivare a 150 milioni – per realizzare 100 studi di pre-fattibilità per altrettanti progetti strategici per il futuro del Paese”.