L'indagine

Industria elettronica: danni severi per il 66% delle aziende italiane. Smart working per il 42% dei dipendenti

di |

L’impatto negativo dell’epidemia e del lockdown sul settore tecnologico aumenta e le imprese in difficoltà passano dal 37% di febbraio al 42% di marzo 2020. La maggioranza degli addetti lavora da remoto, ma il fatturato crolla del 22%. Anie: “Ci attendiamo ad aprile dati ancora più negativi”.

Il 66% delle aziende italiane segnala danni severi o significativi” nel mese di marzo 2020, secondo una nuova indagine pubblicata oggi dall’Anie, la Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche. Nella precedente rilevazione di fine febbraio, il dato era pari al 37%.

Contare i danni e pensare alla ripartenza

Il 73% delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, si legge nella sintesi del documento, ha dichiarato di fare ricorso o di avere intenzione di ricorrere alla Cig, cioè agli ammortizzatori sociali. Tale quota risulta superiore alla media del campione di Confindustria, che nel suo complesso è pari al 53%.

Questi dati fotografano la situazione per il solo mese di marzo e riflettono con particolare evidenza l’esplosione della crisi sanitaria. Ci attendiamo che i dati di aprile siano ancora più negativi”, ha dichiarato Giuliano Busetto, Presidente Anie.

Per la riapertura chiediamo di considerare il criterio della sicurezza e l’importanza dell’intera filiera di chi opera per il sostegno e l’efficacia del settore. Inoltre – ha aggiunto Busetto – evidenziamo l’importanza del contenuto tecnologico delle imprese che possono favorire decisamente, grazie alla tecnologia innovativa che contraddistingue i propri comparti, la trasformazione digitale dell’Industria e delle Infrastrutture”.

A conferma del trend negativo, c’è un calo dal fatturato stimato attorno al -22,5%.

Maggiori criticità

Alla riapertura, il 72% delle imprese lamenta criticità nell’attività aziendale. Il 52% indica criticità per la mancata ricezione delle forniture per i processi produttivi e il 31% per la riduzione della liquidità necessaria a garantire l’ordinaria gestione aziendale.

Il 42% degli addetti diretti opera in smart working, il 33% è presente in sede e il 25% non è attualmente in attività.

Fra le principali strategie ideate per la ripartenza, prevista dalla “Fase 2” annunciata dal Governo, il 35% delle imprese prevede di ricalibrare/cambiare i paesi di destinazione dell’export, il 33% pianifica modifiche nell’offerta e l’implementazione di tecnologie digitali nei propri processi produttivi, come nelle modalità di approccio ai mercati ed alla clientela.

Il 2% delle aziende potrebbe chiudere direttamente e non ripartire più.

L’indagine ha coinvolto 174 aziende associate, fornitrici di sistemi e soluzioni tecnologiche avanzate, per un fatturato complessivo di 15 miliardi di euro, tra grandi e piccole e medie imprese, prevalentemente concentrate al Nord Italia (60% Nord Ovest).