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Sotto indagine la moglie di Bernie Sanders, Il NYT attacca il figlio di Trump, Referendum Catalogna, Brexit

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Usa, grane per il socialista Sanders: accelerano le indagini a carico della moglie

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – La moglie e consulente politica del senatore socialista statunitense Bernie Sanders, Jane, e’ al centro di una indagine federale per prestito da 6,7 milioni di dollari ottenuto nel 2010, mentre era presidente del Burlington College. I fondi del prestito vennero utilizzati per per espandere le strutture dell’istituto privato sito in Vermont, bacino elettorale del leader progressista; il sospetto e’ che l’influenza del senatore Sanders sia stato determinante per sbloccare il prestito. La vicenda e’ nota da mesi, ma la stampa statunitense vi ha dedicato pochissimo spazio sino agli ultimi giorni, quando fonti vicine alle indagini hanno reso noto di una decisa accelerazione delle attivita’ degli investigatori: l’Fbi avrebbe sequestrato piu’ di una decina di scatole di documenti del college che Jane Sanders aveva diretto, e interrogato sei persone. Stando alle ultime indiscrezioni, ai tempi della vicenda Jane Sanders sottopose agli amministratori del Burlington College e alle banche documenti che attestavano una serie di donazioni milionarie promesse al college; piu’ tardi, l’amministrazione del college scopri’ che i donatori non avevano affatto promesso quelle cifre. La vicenda porto’ alle dimissioni di Jane Sanders nel 2011 e al dissesto finanziario del college, che ha chiuso definitivamente i battenti lo scorso anno. Per il momento, l’unico capo di imputazione pendente sarebbe quello per frode bancaria a carico della moglie di Bernie Sanders; una eventuale condanna, pero’, costituirebbe un durissimo colpo politico per il senatore socialista, che lo scorso anno ha fronteggiato Hillary Clinton alle primarie del Partito democratico ed e’ ritenuto il leader di riferimento dell’elettorato progressista di quel partito.

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Usa, “Russiagate”: prosegue l’attacco del “New York Times” al figlio di Trump

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Il “New York Times” prosegue la pubblicazione di indiscrezioni in merito all’incontro avvenuto il 9 giugno dello scorso anno tra il figlio del presidente Usa Donald Trump, Donald Trump Jr., e un’avvocato russo. All’incontro, che stando alle dichiarazioni ufficiali della campagna di Trump avrebbe riguardato questioni come le adozioni di bambini russi negli Usa, il figlio del presidente si sarebbe approcciato in realta’ dietro la promessa di informazioni compromettenti sull’allora candidata democratica alla presidenza, Hillary Clinton. Trump Jr. ha risposto alle indiscrezioni del “New York Times” confermando l’incontro, cui parteciparono anche il genero del presidente, Jared Kushner, e quello che allora era il manager della sua campagna presidenziale, Paul Manafort; Trump Jr. ha ammesso anche che l’avvocato aveva effettivamente sostenuto di disporre di informazioni su Clinton che avrebbero potuto aiutare la campagna elettorale di Trump; queste informazioni, ha aggiunto pero’ il figlio del presidente, si sono dimostrate del tutto inconsistenti, e alla fine la discussione ha riguardato proprio temi dell’agenda bilaterale trai due paesi, come le summenzionate adozioni e la lista del governo Usa dei cittadini russi accusati di violazioni dei diritti umani. Ieri, pero’, il “New York Times” ha pubblicato nuove indiscrezioni che rischiano di complicare la posizione del figlio del presidente, e che hanno immediatamente riacceso la polemica che imperversa da mesi sulla presunta “collusione” tra il presidente Usa e quello russo, Vladimir Putin. Stando a fonti anonime citate dal quotidiano, infatti, l’incontro tra Trump Jr. e l’avvocato russo sarebbe stato mediato da Rob Goldstone, ex reporter di un tabloid britannico; in una mail al figlio del preside Usa, Goldstone lo avrebbe spronato a incontrare l’avvocato russo affermando che le presunte informazioni sulla Clinton erano materiale raccolto dal governo russo nel tentativo di sostenere la candidatura di Trump. Le “fonti anonime” del “New York Times” non rivelano se l’avvocato fosse o meno un emissario del Cremlino, ammette il quotidiano, ne’ esiste alcuna prova che queste informazioni fossero legate in qualche modo all’hackeraggio imputato dall’intelligence Usa alla Russia; ma le indiscrezioni bastano ad accusare il figlio del presidente di essersi prestato a questo incontro sapendo cosi’ di esporre il fianco a una influenza russa sulle elezioni presidenziali statunitensi. Ieri il figlio del presidente Usa ha reagito alle nuove indiscrezioni annunciando la nomina di un legale, il penalista Alan Futerfas, e dichiarandosi pronto a fornire qualunque chiarimento necessario al Congresso, che indaga da un anno sulle presunte interferenze russe nel processo elettorale statunitense. Il figlio del presidente Usa ha anche commentato sarcasticamente lo scandalo sollevato dai media e dai politici avversari del presidente:”Scommetto di essere la prima persona in una campagna elettorale ad aver mai partecipato a un incontro per valutare informazioni su un avversario. Quell’incontro non ha rivelato nulla, ma ho voluto nondimeno accertarmene”, ha scritto il figlio di Trump. Il senatore Mark Warner, democratico membro della commissione Intelligence del Senato, ha gia’ chiesto che Trump Jr. ed altri siano chiamati a deporre. Frattanto, la Casa Bianca minimizza: “Ho preso parte personalmente a diverse campagne elettorali; incontri di questo genere sono del tutto ordinari”, ha dichiarato la portavoce del presidente, Sarah Huckabee Sanders. Trump Jr., ha aggiunto, “non ha colluso con nessuno per influenzare” l’esito delle elezioni.

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Brasile, la settimana terribile del presidente Temer: alleati di governo pronti a lasciarlo

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Superare la prima vera sfida contro la giustizia non bastera’. La tenuta politica del presidente brasiliano Michel Temer, testimoniano i media locali, e’ sempre piu’ a rischio. Il governo potrebbe perdere a breve l’appoggio fondamentale del Partito della socialdemocrazia brasiliana (Pdsb), scrive il quotidiano “Estado de Sao Paulo”. I nomi forti del partito hanno fatto capire che una volta chiuso il dibattito su due importanti provvedimenti in agenda nei prossimi giorni- la riforma delle pensioni e misure per la riduzione del deficit -, verranno meno i motivi per continuare a partecipare al governo. Oggi il reggente del Psdb, il senatore tasso Jereissati, ne prende atto: il partito, ha detto, sta abbandonando il capo di Stato, “indipendentemente dal mio controllo e dalla mia volonta’”. Intanto la commissione Affari costituzionali e giustizia della Camera ha iniziato ieri a discutere della richiesta di rinvio a giudizio per Temer presentata dalla procura generale per un caso di corruzione passiva. Non si tratta di un’accusa “di fantasia”, spiega il relatore del provvedimento Sergio Zveiter chiedendo alla commissione di mandare avanti la pratica. Serviranno 34 voti a favore, su 66 componenti la commissione, perche’ la richiesta di processo sia trasmessa all’Aula. Con il secondo eventuale via libera li’, ci si spostera’ al Tribunal supremo federal, la corte incaricata di giudicare di casi che coinvolgono le piu’ alte autorita’ dello Stato. Il quotidiano “O Globo” si incarica aggiorna di continuo i dati con i possibili voti dei deputati: ad oggi, in commissione i favorevoli al processo sono 21, 16 i contrari e 29 i parlamentari indecisi o che non rispondono. In Aula, dove la maggioranza richiesta e’ di 342 deputati, i favorevoli sono ora 174, 72 i contrari e ancora 266 i pareri ancora da esprimere o riservati. Il presidente della Camera Rodrigo Maia – al netto di eccezioni la figura istituzionale deputata alla reggenza nel caso di caduta di Temer -, ha riunito diversi nomi della maggioranza parlamentare attorno a un tavolo in cui si serviva il discusso piatto ibrido “pizza con zuppa”. Agli interlocutori ha tracciato “uno scenario nel quale la cessazione del capo di Stato e’ risulta inevitabile”, scrive il quotidiano “Folha de Sao Paulo”. Chi era presente all’incontro spiega che lo stesso discorso e’ stato fatto a Temer in persona. I deputati che appoggiano il presidente potranno spendersi contro una richiesta di processo una volta, ma non due. e’ la tesi di Maia. Se, come pare certo, la procura tornera’ alla carica, l’argine a difesa del presidente si sgretolera’ dinanzi a una piazza che si presenta sempre meno disposta a perdonare.

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Spagna, occhi puntati su Barcellona: il comune aiutera’ il referendum vietato da Madrid?

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Non e’ una situazione facile quella che deve affrontare il sindaco di Barcellona Ada Colau. Da tempo si chiedeva come si sarebbe comportata l’amministrazione cittadina in vista del referendum sull’indipendenza della Catalogna proclamato dalle autorita’ locali ma non riconosciuto da governo centrale e diffidato nei fatti dalla giustizia spagnola. L’appuntamento che ha dato il governo della Catalogna e’ per il primo ottobre, ma l’esecutivo di Mariano Rajoy ha gia’ avvertito amministratori e prestatori di vari servizi che collaborare con un referendum non previsto dalla Costituzione significa porsi immediatamente fuori dalla legge. Colau, alla guida della capitale catalana grazie a una coalizione forte soprattutto dell’apporto di Podemos, ha deciso di mantenersi su una linea di equilibrio, peraltro non risparmiata da critiche: nessuno puo’ negare che Barcellona sia una citta’ aperta al dialogo e impegnata a rispettare il diritto di decidere, e per questo “offrira’ tutte le agevolazioni perche’ la mobilitazione si possa tenere con il massimo successo possibile”. Nessun riferimento esplicito, sottolinea “El Pais”, ai punti piu’ scottanti del problema: la sindaco ha evitato le parole “urne”, “collegi elettorali” e ogni puntualizzazione su “legalita’-illegalita’” della convocazione. Cosa sara’ l’appuntamento dal punto di vista formale, non e’ questione della giunta barcellonese. La citta’, ha spiegato Colau, aiutera’ sia nel caso si tratti di “una mobilitazione per il diritto a decidere”, sia nel caso diventi un referendum a tutti gli effetti. D’altro canto, ha avvertito Colau, l’amministrazione non ha ancora ricevuto dalla “Generalitat” – la giunta di governo catalana – alcuna convocazione o richiesta formale per celebrare il referendum e i dubbi sulla legittimita’ dell’appuntamento ci sono tutti: “collaboreremo perche’ occorre dare risposte democratiche, am esprimiamo dubbi sul fatto che sara’ un referendum vero e proprio”. La linea e’ quella gia’ fissata sabato dalla sua coalizione – Catalunya en comu’ – che invita i sostenitori a partecipare, come una espressione in piu’ del diritto a decidere, ma ritene che l’esito non sia vincolante, al contrario di quanto sostenuto dagli indipendentisti: il governo catalano ha gia’ messo agli atti una road map per il giorno dopo il voto, preparando – in caso di vittoria dei si’ – la nascita della Repubblica della Catalogna.

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Regno Unito, il governo rischia la rivolta dei conservatori ribelli sull’Euratom

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Il governo del Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, sta studiando il modo per mantenere i vantaggi dell’appartenenza all’Euratom, la Comunita’ europea dell’energia atomica, che regola i movimenti di materiali radioattivi in Europa, dopo l’uscita dall’Unione Europea. Tra le opzioni all’esame ci sono un’adesione “associata”, simile a quella della Svizzera, e l’incarico a un’agenzia internazionale per stabilire un assetto indipendente. Nove conservatori ribelli potrebbero schierarsi col Labour e coi liberaldemocratici, rendendo difficile all’esecutivo trovare una maggioranza sulla questione alla Camera dei Comuni. Diversi deputati Tory sono convinti che la permanenza nella Ceea sia vitale per tutelare l’industria nucleare nazionale. Inoltre, un allarme “Brexatom” e’ stato lanciato dal Royal College of Radiologists, la societa’ di radiologia, che teme ripercussioni sull’offerta di isotopi radioattivi ad uso diagnostico e terapeutico. La notifica di uscita dall’Euratom e’ stata inclusa dalla premier, Theresa May, nella lettera di invocazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona inviata al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ed e’ collegata alla volonta’ di uscire dalla giurisdizione della Corte europea di giustizia. Il Labour, principale partito di opposizione, ha esortato Downing Street a tenere il paese nell’Euratom; il segretario ombra per la Brexit, Keir Starmer, ha dichiarato che collaborera’ con parlamentari di tutto lo spettro politico, compresi i conservatori ribelli, per difendere l’appartenenza alla Ceea.

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Regno Unito, il governo concede un ruolo provvisorio alla Corte europea di giustizia dopo la Brexit

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – La Corte di giustizia dell’Unione Europea, riferisce il “Financial Times”, potrebbe continuare a esercitare una giurisdizione sul Regno Unito per un periodo “limitato” dopo l’uscita del paese dall’Ue, uno sviluppo che aprirebbe la strada a una Brexit piu’ morbida e al mantenimento di legami piu’ stretti con gli ex partner. La premier, Theresa May, indicando le sue “linee rosse” negoziali, aveva dichiarato che la Gran Bretagna non lascera’ l’Ue per tornare sotto la giurisdizione della Cgue, vista da molti conservatori antieuropeisti come un affronto alla sovranita’ nazionale. Tuttavia, un portavoce della leader di Downing Street ha ammesso l’ipotesi: “Le norme transitorie potrebbero coinvolgere la Cgue per un periodo limitato. E’ oggetto di negoziati”. Il tribunale, che ha sede a Lussemburgo, e’ competente sulle dispute riguardanti il mercato unico e punto di approdo per decine di organismi di regolamentazione che coprono un’ampia gamma di settori: dall’energia nucleare ai farmaci, dall’aviazione alla cooperazione in materia di sicurezza e giustizia. Sottrarsi al suo giudizio a marzo 2019, data prevista per la Brexit, implicherebbe un regime normativo completamente nuovo, con possibili problemi burocratici e ripercussioni negative sulle attivita’ di impresa. Il primo segretario di Stato, Damian Green, di fatto il vice di Theresa May, ha confermato la nuova posizione del governo ammettendo la probabilita’ di una fase di transizione, anche se ha sottolineato che per definizione le regole di quel periodo non varranno anche successivamente. Per il quotidiano si tratta, comunque, di una delle concessioni potenzialmente piu’ rilevanti del dopo referendum; un accordo di transizione potrebbe far cadere anche altre “linee rosse” di May, come quelle sulla liberta’ di circolazione delle persone e sul pagamento di un contributo al bilancio comunitario. Bruxelles ha escluso una transizione “su misura” per Londra: nelle sue linee guida negoziali un eventuale “prolungamento per un periodo limitato” sarebbe soggetto agli “strumenti di regolamentazione, di bilancio, di vigilanza, di giurisdizione e di applicazione esistenti”.

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Francia, la destra in via di decostruzione

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Mentre l’Assemblea Nazionale e’ gia’ occupata nell’esame delle piu’ importanti riforme messe in cantiere dal governo del presidente Emmanuel Macron, il partito I Repubblicani (Lr, destra ex Ump) e’ lontanissimo dall’attualita’ che interessa i francesi ed e’ tutto preso dalle questioni interne: e’ questo il severo giudizio del quotidiano conservatore “Le Figaro” sulla cruciale riunione che l’ufficio politico Lr terra’ stasera martedi’ 11 luglio. All’ordine del giorno c’e’ infatti la possibile espulsione ufficiale dal partito dei quattro esponenti Repubblicani che sono entrati al governo (il primo ministro Edouard Philippe, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, il ministro del Bilancio Ge’rald Darmanin ed il sottosegretario all’Ecologia ed Energia Se’bastien Lecornu), nonche’ il folto gruppo di deputati che all’Assemblea Nazionale hanno dato vita ad un gruppo parlamentare separato con l’intenzione di avere un atteggiamento piu’ “costruttivo” nei confronti dell’esecutivo. Secondo l’attuale “numero 2” dei repubblicani, il presidente della Regione Avernia-Rodano-Alpi Laurent Wauquiez, quelli che sono passati alla maggioranza presidenziale si sono gia’ messi fuori dal partito da soli: “I nostri militanti ed i nostri elettori”, sostiene, “semplicemente non capiscono come si possa tenere il piede in due staffe”. Ma il suo drastico giudizio non e’ affatto condiviso da tutta la dirigenza Lr, soprattutto in vista delle elezioni del Senato che per loro natura (i senatori non sono eletti a suffragio universale ma sono scelti da “grandi elettori”, cioe’ i consiglieri comunali, provinciali e regionali espressioni della “vecchia” stagione politica) potrebbero confermare la prevalenza della destra sulla Camera alta del Parlamento. Molti chiedono che una qualsiasi decisione in merito alla possibile radiazione di ministri e deputati “costruttivi” sia rimandata a dopo la tenuta di un congresso che chiarisca la linea politica del partito e ridefinisca l’identita’ e le prospettive dei Repubblicani. Con questo obbiettivo c’e’ chi ha lanciato nuove correnti, come il movimento “Libres!” (“Liberi!”, ndr) della presidente dell’Ile-de-France Vale’rie Pe’cresse, senza scartare l’idea che in mancanza di un tale ampio dibattito strategico potrebbero prendere altre strade. E in gioco c’e’ anche la presidenza dei Repubblicani per cui i militati voteranno il 10 ed il 17 dicembre prossimi: insomma, conclude il “Figaro”, l’iniziativa dei “costruttivi” sembra proprio aver avviato una “decostruzione” della della destra erede del gollismo.

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Germania, violenze G20: la Polizia istituisce una commissione speciale

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – La Polizia federale tedesca ha istituito una commissione speciale (Soko) chiamata a indagare sulle gravi violenze verificatesi ad Amburgo durante il vertice del G20. Il ministro dell’Interno della Bassa sassonia, Andy Grote (Spd), ha contestato le richieste di dimissioni mosse dall’opposizione di centrodestra del land al sindaco Olaf Scholz (Spd), accusato di aver sottovalutato il rischio di manifestazioni violente. “Occorre capire da dove sono venuti e chi ha aiutato i responsabili per assicurarli alla giustizia”, ha sottolineato il ministro. L’escalation di violenza e’ iniziata giovedi’, un giorno prima dell’inizio del vertice. La polizia ha fermato la marcia di protesta “Welcome to Hell” dopo pochi minuti perche’ i membri dei black bloc hanno rifiutato di togliersi le maschere. A quel punto sono volati pietre, bottiglie e petardi. Manifestanti violenti si sono riversati a piccoli gruppi nel quartiere di Altona, e il giorno dopo bande mascherate hanno saccheggiato negozi e dato fuoco alle auto per le strade. Diversi momenti di caos ci sono stati anche nel centro citta’. Venerdi’ sera criminali violenti hanno devastato lo Schanzenviertel e solo le forze speciali sono state in grado di risolvere la situazione, ma molti criminali sono fuggiti. Molti lamentano la passivita’ e l’apparente impreparazione delle forze dell’ordine a contenere i disordini. Jan Reinecke, capo della polizia federale tedesca ad Amburgo, e’ stato accusato di aver dato esclusiva priorita’ alla sicurezza degli ospiti del vertice, mentre quella dei cittadini e’ passata in secondo piano. 20 mila poliziotti, dunque, non sono bastati a evitare incidenti. Grote ha messo in evidenza come gli estremisti di sinistra nel quartiere di Atona siano stati un “fattore importante”. Il bilancio delle violenze e’ stato particolarmente duro proprio per le forze dell’ordine: 500 agenti sono rimasti feriti negli scontri. I residenti che hanno subito danni saranno risarciti dallo Stato, come ribadito dal commissario Martin Meyer. Resta accesa nel frattempo la polemica politica in merito all’orientamento ideologico dei manifestanti: il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizi’ere (Cdu) ha rifiutato di attribuire agli autori delle violenze del G20, appartenenti a collettivi di estrema sinistra, una qualunque ideologia politica, e li ha paragonati a neo-nazisti e terroristi islamici. “Quelli non erano i manifestanti. Erano solo anarchici criminali”, ha detto il ministro lunedi’ a Berlino. “Gli anarchici tedeschi ed europei non possono rivendicare alcuna appartenenza politica”, ha aggiunto il ministro, secondo cui gli attacchi alle forze dell’ordine durante le proteste violente si prefigurano a tutti gli effetti come tentativi di omicidio. De Maizie’re ha chiesto pene esemplari epr gli arrestati, ed ha ribadito che grandi vertici come quello del G20 debbono potersi tenere nelle grandi citta’, perche’ “qualsiasi altra cosa sarebbe una resa del diritto”.

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Italia, la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” tratteggia un quadro a tinte fosche

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – Tra i partecipanti europei al vertice del G-20 Italia e’ il Paese con le peggiori prospettive di crescita. Il suo rapporto debito Pil e’ il piu’ alto dopo quello del Giappone. Tuttavia nel Paese non si vedono soluzioni concrete, neanche per la crisi dei rifugiati. I politici, scrive la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, “ne parlano solo per il favore delle telecamere”, come dimostrato secondo il quotidiano dalle accuse di oscuri accordi sullo sbarco dei migranti imputati all’ex premier Matteo Renzi da membri dell’opposizione. Il leader della Lega nord, Matteo Salvini, sostiene che l’Italia sia ormai “un enorme campo profughi”. L’Italia era abituata a far defluire i migranti verso Austria e Germania. Ora che e’ costretta a registrarli, e che i paesi limitrofi hanno inasprito i controlli ai confini, tale valvola di sfogo e’ stata chiusa; a questo quadro si aggiunge, secondo il quotidiano, il fatto che 5.300 degli 8.000 sindaci italiani non vogliano provvedere all’accoglienza, pertanto la maggior parte dei 4,5 miliardi di euro destinati a queste incombenze dallo Stato vanno ad alimentare “discutibili cooperative in cerca di denaro facile”. Si tratta di problemi noti, che secondo la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” le autorita’ italiane hanno voluto ignorare, preferendo criticare la scarsa solidarieta’ dei partner europei. Anche al di la’ della crisi migratoria, pero’, quotidiano tedesco traccia un ritratto disastroso dello stato della Penisola, tra sistema bancario debole e l’ondata di caldo straordinario che rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura. Gli impianti idrici cittadini sono vetusti e perdono dal 40 al 45 per cento dell’acqua e in alcuni casi ancor di piu’. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, si lamenta: “Non e’ possibile che ogni anno intere citta’ o quartieri siano afflitti dal problema del rifornimento idrico”. Poi ci sono gli incendi: molte Regioni sono senza impianti di spegnimento o veicoli di supporto antincendio. L’elenco delle emergenze e delle lamentele e’ infinito. A Roma e’ stata chiusa l’enorme discarica, ma la mancanza di un inceneritore costringe a trasportare la maggior parte dei rifiuti all’estero via treno, con costi non indifferenti. La Capitale e’ spesso paralizzata da scioperi dei mezzi pubblici e ci sono solo 2 linee e mezza di metropolitana per 44 chilometri di lunghezza. I mezzi pubblici sono obsoleti, ma senza questi il traffico collassa. Un terzo degli autobus romani e’ in deposito perche’ guasto. La societa’ dei trasporti cittadina e’ stata coinvolta in scandali di fondi neri. Se all’Italia risulta cosi’ difficile organizzare gli ordinari servizi quotidiani, accusa il quotidiano, come si puo’ pensare posa gestire emergenze come il terremoto dell’agosto e dell’ottobre del 2016. I cumuli di macerie sono ancora nei villaggi dell’Appennino. Il sindaco del comune di Visso ha detto che nulla e’ stato fatto. Ma come e’ possibile che ci siano tutte queste emergenze? La politica e le istituzioni in generale sono paralizzati da un sistema che consente l’incessante rimpallo delle responsabilita’, cui si aggiungono i conflitti di competenze tra molteplici livelli amministrativi e i ben noti problemi di corruzione e clientelismo. La politica si riduce cosi’ a “offerte spot di supporto economico alla popolazione, come il bonus scuola o quello cultura da 500 euro, oppure 400 euro per le famiglie piu’ povere”. I politici fanno promesse ben sapendo che difficilmente rimarranno in carica abbastanza a lungo da doversi confrontare con gli effetti di queste concessioni. Il quotidiano ne ha anche per l’ex premier Matteo Renzi, che secondo l’editoriale avrebbe abbandonato le promettenti posizioni riformatrici per un piu’ comodo populismo anti-tedesco. Lo sforzo riformatore avviato dal suo governo, conclude la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, si trova ad un punto morto, e il parlamento non e’ riuscito nemmeno a varare una riforma della legge elettorale. Questa incapacita’ della politica di decidere, avverte il quotidiano tedesco, puo’ rivelarsi disastrosa, e lo stato dei conti e delle finanze pubbliche non puo’ far escludere un collasso nel 2018, specie se la Banca centrale europea (Bce) cessera’ le politiche di acquisto dei debiti sovrani dell’eurozona.

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Italia, l’ex premier Matteo Renzi vuole abbandonare il Patto di stabilita’

11 lug 11:07 – (Agenzia Nova) – “Avanti!” e’ il titolo dell’ultimo libro di Matteo Renzi che sara’ pubblicato domani mercoledi’ 12 luglio: e’ una sorta di programma dell’ex presidente del Consiglio italiano per tornare il piu’ presto possibile a Palazzo Chigi; sul quotidiano economico francese “Les Echos”, il corrispondente da Roma Olivier Tosseri ne analizza e commenta le anticipazioni. Il titolo stesso, scrive Tosseri, e’ un grido di battaglia in vista della battaglia delle elezioni parlamentari che si terranno nella primavera prossima e che si giochera’, come quasi sempre in Italia, sulla questione del calo delle tasse: nel libro dunque Renzi propone una specie di “Maastricht 2”, per modificare il Patto di stabilita’ che lui giudica “imprudente”. “Offro un manifesto progressista all’Europa”, scrive Renzi: “Per cinque anni portiamo il deficit pubblico al 2,9 per cento del Pil (e quest’anno, sottolinea l’ex presidente del Consiglio, il deficit dell’Italia sara’ al 2,1 per cento, assai meno di quelli della Francia o della Spagna), questo permetterebbe di liberare 30 miliardi di euro da dedicare interamente alla diminuzione delle imposte ed al rilancio della crescita”; l’immenso debito statale italiano potrebbe cosi’ diminuire, secondo Renzi, grazie al rilancio dell’economia accompagnato dalla cessione e dalla valorizzazione di una parte del patrimonio pubblico. E’ l’eterna ricetta di tutte le destre del mondo ed e’ votata al fallimento, gli hanno gia’ risposto la minoranza del suo Partito democratico e gli ex frondisti che hanno dato vita ad una scissione: una sinistra che nel suo libro definisce “nostalgica di un passato mai esistito” e che “ignora la marcia della Storia”. E non sono soltanto gli oppositori interni a fare le spese della penna caustica di Renzi: nel libro se la prende anche con quegli “euroburocrati” pieni di pregiudizi nei confronti dell’Italia trattata “come uno scolaro da rimettere in riga”. “Non sai che calma regna a Bruxelles e nei vertici Ue senza di te”, gli avrebbe detto ridendo il primo ministro maltese: Renzi attende con impazienza le elezioni italiane, conclude l’articolo di “Les Echos”, proprio per provare a turbare ancora un volta quella “calma” europea.

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